Percorsi off road tra Marche e Romagna. Un itinerario per gli amanti delle strade sterrate ma anche per godere di una giornata nel cuore magnifico dell’entroterra tra le Marche e la romagna
Tra le Marche e la Romagna esistono percorsi meno conosciuti dei soliti passi appenninici oramai famosi in tutta Europa come il Muraglione o Bocca Trabaria, percorsi coinvolgenti, che sembrano costruiti apposta per le moto. Sono stradine o antichi percorsi che, come arterie di un territorio, attraversano il nostro entroterra collegando piccoli borghi a volte abbandonati, rocche imponenti, piccoli torrenti o importanti fiumi. Sono percorsi off road o più semplicemente le nostre strade bianche.
La valle del Conca
Dopo averne già descritte alcune nelle pagine del nostro blog (http://www.motoeviaggi.com/itinerari-off-road/), oggi, avvolti da un caldo opprimente decidiamo di risalire verso la cima di Montescudo e da lì partire alla volta della valle del Conca.
E’ bella la strada che ci porta, capace di entusiasmarti con la dolcezza potente delle sue curve già dopo Pian della Pieve. Meno poetica della valle del Marecchia ma unica e incantevole per colori e panorami, la valle del Conca si allarga tra Romagna e Marche regalando distese di dolci colline, strade che salgono tra pareti rocciose, stretti e ripidi tornanti o percorsi sterrati che si allungano disegnando curve sinuose.
Oggi, alla scoperta di nuovi percorsi, lasciando scivolare la moto, attraversiamo in scioltezza Montescudo, antico borgo che in epoca romana consentiva di effettuare soste in tutta sicurezza e il cambio dei cavalli a chi da Rimini scendeva verso Roma offrendo allora come oggi una spettacolare vista verso la costa Adriatico.
Superando il paese si scende verso Montefiore Conca. A noi piace farlo passando da Monte Colombo, entrando in paese e scendendo fino a Taverna dove troviamo la provinciale 18. Montefiore si staglia già da lontano, anzi la sua sagoma inconfondibile è visibile quasi da Rimini. E’ uno dei borghi più belli di tutto l’entroterra romagnolo con la sua rocca di forma così particolare e d’aspetto imponente che ospitò tra il ‘300 e il ‘400 la famiglia dei Malatesta signori di Rimini e con loro conobbe un lungo periodo di pace e prosperità sia nelle arti che nei commerci. Montefiore è un borgo veramente particolare e se avrete la pazienza di fermarvi oltre il caffè per visitare la rocca potrete godere dalla sua ampia terrazza posta sul tetto dell’edificio di una vista mozzafiato verso la costa ma anche lungo tutta la valle.
Di nuovo in strada, la moto accelera e rallenta lungo un percorso che sale verso la cima delle colline per poi riscendere come una nave tra morbide onde sino ad intravedere, se avrete girato a destra all’altezza di San Felice, la torre medievale di Tavoleto. Qui abitano i “bruciati”, gli eredi dei sopravvissuti alla completa distruzione del paese ad opera delle truppe francesi che, nel 1797, soffocarono nel sangue e nella distruzione la ribellione dei suoi abitanti a Napoleone.
La valle di Fuini
Direzione SP129 per godere di una strada di crinale che allunga lo sguardo dentro la Valle di Fuini. Qui il paesaggio si apre in dolci declivi dove, allungando lo sguardo possiamo scorgere il piccolo e antico borgo di Auditore.
Siamo entrati in territorio marchigiano e le tonalità del terreno mutano nuovamente, restano immutati solamente il giallo pallido dei terreni dove il grano è stato raccolto e le immense balle di fieno che disegnano a loro volta percorsi che ogni anno si rinnovano. Tutto il resto acquista tonalità più dure dove il colore della terra subisce continue trasformazioni creando giochi di luci e ombre di grande suggestione.
Imbocchiamo la SP70 che una volta doveva essere una strada mentre oggi è un percorso massacrato dalle buche, tanto massacrato che un bel cartello di divieto di transito scoraggerebbe chiunque. Abbandonata, dimenticata, dove la vegetazione cresce selvaggia chiudendo lo sguardo alle colline circostanti – peccato, bisognerebbe avere più cura delle nostre strade ma questo è quello che passa il convento e noi ci guidiamo sopra – si risale quindi con molta cautela verso la cima che si apre quasi all’improvviso su un’immensa valle. E’ la valle incantata che guarda verso Montealtovelio, uno dei posti che in senso assoluto più amiamo.
Strade a serpentina, colori caldi e lucenti, l’azzurro del cielo e in lontananza il profilo inconfondibile della rupe di San Marino. Questo è quello che si presenta scendendo lungo la Provinciale 70, sempre che questa strada, a tratti sterrata, a tratti piena di buche, possa ancora rientrare nella categoria delle provinciali.
I borghi sulle cime delle colline si stagliano inconfondibili al nostro passaggio, noi li riconosciamo tutti, da Mercatino Conca a Montegrimano mentre la terra ai lati della strada disegna forme geometriche dove i colori creano linee nette senza sfumature.
Ci immettiamo nuovamente sulla più confortevole SP 18 che dopo San Donato prosegue sulla SP2 ( attenti ci sono nascosti tra i cespugli di Pereto autovelox bastardi ) sino allo spettacolare borgo di Monte Cerignone che ci accoglie tra le mura della sua rocca feltresca. Il borgo, affascinante e urbanisticamente di struttura medievale, ha accolto anche personaggi famosi come Umberto Eco che qui aveva acquistato un antico convento da lui usato come buen ritiro. La località induce ad una sosta e ad una passeggiata tra le viuzze del paese. Qui tutti gli anni a luglio si svolgono le giornate medievali (http://www.comune.montecerignone.pu.it/id/3373/15444.aspx)
Verso la valle del Marecchia
Si sale verso Carpegna che da qui dista solo 15 chilometri attraverso la via Cuccagna. Eggià proprio così, molti dei nostri percorsi non sono segnalati come strade provinciali ed è per questo che li imbocchiamo, per la loro anonima bellezza.
Villagrande ci aspetta.
Si plana nuovamente in Romagna e con lenta noncuranza scendiamo la SP22, bellissima sino a San Leo. San Leo, uno dei borghi più belli d’Italia, al tramonto regala emozioni profonde e nulla eguaglia la vista della sua inconfondibile rocca appoggiata sulla rupe mentre la nostra moto corre decisa verso la pianura. Il fiume Marecchia ci accoglie nuovamente per accompagnarci, quasi ad occhi chiusi, fino al mare.