Cantiano ha una particolarità che la rende magica; ogni mattina al risveglio si può ammirare il massiccio di una montagna sacra: il Catria. Spettacolare, imponente, magico, il monte Catria vigila con la sua mole su questi territori segnati dalla storia e ridisegnati dalle vie di comunicazione che da questi luoghi portavano soldati, commercianti e viandanti provenienti dal nord e dal mare Adriatico verso Roma. Territori bellissimi che attendono solo di essere visitati e raccontati attraverso un itinerario che da Cantiano ci riporterà lemme lemme verso il mare.
Buon risveglio a Cantiano
Prima di partire vi consigliamo vivamente di concedervi una passeggiata tra le viuzze del borgo per poi salire in alto verso i resti dell’antica rocca da cui si gode la vista mozzafiato verso la valle e i massicci del Catria e del Nerone. Da lassù potrete respirare l’aria medievale che sprigiona dalle piccole vie dove case in pietra si addossano l’una alle altre o immaginare, dall’alto della rocca, lo spettacolo delle legioni romane in marcia lungo la via Flaminia. Solo dopo aver goduto di questi momenti di intensa quiete potrete accendere il motore e, rombando come ci si aspetta da voi, uscire dalla città, pronti per una nuova avventura.

Alla volta del monte Petrano
Appena fuori il perimetro cittadino, dopo aver inizialmente imboccato la Flaminia si svolta lungo la SP3 che sin da subito appare divertente con i suoi tornanti che salgono aggrappati al monte. Superiamo Palcano, incastrata in cima ad una rupe con le sue case ancora in pietra calcarea che sfoggiano gli antichi forni costruiti all’esterno e le viuzze selciate e, entusiasti della guida vivace che ci attende, diamo inizio alla scalata.
Il manto stradale non si presenta in ottime condizioni e si alternano tratti sterrati a tratti pieni di buche. Negli ultimi anni lo stato delle strade provinciali meno frequentate è peggiorato tantissimo tanto che abbiamo il timore che, se continuerà così, in futuro molti dei percorsi che noi oggi raccontiamo non saranno più percorribili se non in fuoristrada. Occorre urgentemente un’inversione di tendenza prima che si sprofondi nel baratro senza ritorno dell’inciviltà. Per il momento guidiamo lungo questo sentiero circondati dai bellissimi paesaggi marchigiani e questo ci riempie il cuore e la mente.

Il Monte Petrano come il monte Catria è composto da sedimenti rocciosi di origine marina molto particolari tanto da essere studiati con interesse dagli esperti. Sono questi sedimenti a regalare a questi luoghi quelle tinte dalle sfumature bellissime tendenti al rosso che potrete ammirare una volta raggiunta la cima che, come quella del suo vicino, il monte Catria, è brulla e quasi calva .
La discesa dal rifugio è adrenalinica e appassionante.
Curve e controcurve, stretti tornanti e una vista mozzafiato verso la valle. La SP51 ci accompagna sino alle porte di Cagli che ci accoglie adagiata su un altopiano tra i fiumi Bosso e Burano nella sua sonnecchiosa calma pomeridiana.

Alla scoperta di Cagli
Borgo medievale, ricostruito dopo un incendio e spostato dalla sua collocazione originale posta più in alto in cima ad una rupe, Cagli oggi è una bellissima cittadina che racconta, attraverso il suo antico impianto urbanistico la storia di un’ epoca, quella
medievale, che vide questa cittadina prosperare ed abbellirsi.
Ci concediamo, vista l’ora del desinare e le strade deserte, un tour attraverso le strette vie del centro storico, strette e anguste ma di immenso fascino, per riprendere poi la via Flaminia che, subito fuori le porte della città, ci guida verso il ponte Mallio. E’ un antico e possente ponte romano che attraversava il Burano già dai tempi della fine della Repubblica ed è rimasto transitabile sino all’ultimo conflitto mondiale per essere sostituito da un nuovo ponte non degno delle nostre attenzioni.
Le gole del Burano
Da ponte Mallio bisogna tornare per una decina di chilometri sui propri passi in direzione di Cantiano per godere dello spettacolo delle gole del Burano dove l’acqua ha inciso la roccia facendosi largo con forza. Qui, proprio lungo il corso dell’antica via Flaminia, quando il caldo si fa opprimente è una goduria il refrigerio dell’acqua e delle cascate che rumorose e tuonanti saltano di roccia in roccia.


L’antica via Flaminia
Torniamo ad imboccare il tracciato dell’antica via Flaminia che costeggia la più trafficata SP3 verso uno dei borghi più famosi d’Italia: Acqualagna, un borgo che ci rappresenta nel mondo con la sua Fiera del Tartufo Bianco che ogni anno, tra ottobre e novembre, richiama nel nostro paese estimatori e consumatori da tutto il mondo. Si prosegue verso Pianacce dove possiamo ammirare i resti in restauro di un antico viadotto romano e subito dopo la bellissima Abbazia di San Vincenzo, un luogo che nell’anno mille vantava la presenza di molti monaci capaci di regalare vivacità culturale ed economica alla zona. Anticamente formata da tre navate terminanti con un abside, oggi dopo varie manomissioni possiamo ammirare una sola navata, ma non perdete comunque l’occasione di visitarla, ne rimarrete conquistati.
Dentro la magia del Furlo
Eccoci arrivati ad uno dei luoghi cult per i motociclisti, quella spettacolare Gola del Furlo che anima i sogni dei riders della zona che qui guidano come fossero loro i padroni.
Curve appena accennate e brevi tornanti accompagnano la guida dentro la gola dove il fiume Candigliano riflette nelle sue acque verde smeraldo il colore bruno delle alte rocce che limitano lo stretto passaggio sino alla galleria costruita dai romani che qui attraversavano con le loro legioni diretti verso la costa adriatica. Se avrete l’accortezza di parcheggiare la moto e fermarvi potrete ammirare anche un tunnel più antico e adiacente realizzato dagli etruschi che ancor prima dei romani usavano il Furlo per il transito delle merci e gli scambi culturali con altre popolazioni.

Attraversare il passo in moto è puro godimento e la sensazione di essere oggi protagonisti in un luogo attraversato dai nostri antenati etruschi e poi romani e poi ancora soldati di ventura e condottieri per non trascurare commercianti, pellegrini, viaggiatori di ogni sorta, rende questa passeggiata un’esperienza quasi mistica. Qui la natura è silente, i pochi rumori sono attutiti dal muro impenetrabile di rocce che ti avvolge e il rombo dei motori risulta meno invasivo, quasi piacevole.
Uscendo dalle gole del Furlo ci attende un tratto di strada abbastanza noiosa, ma abbiate pazienza, vi stiamo portando sopra un piccolo ponte, nei pressi di Fossombrone ad ammirare per un attimo un altro spettacolo della natura e del fiume, quello delle Marmitte dei Giganti.
Uno sguardo veloce alle Marmitte dei Giganti e poi Fossombrone
In quel della frazione di Fossombrone chiamata San Lazzaro, dal ponte di Diocleziano possiamo ammirare le marmitte, questo

piccolo e stretto canyon dove le rocce affiorano formando sculture lisce, levigate dall’acqua e dal tempo e rotondeggianti da rendere unico questo luogo.
Il cielo azzurro e le ripide pareti del canyon regalano alle acque del Candigliano sfumature dai colori variabili che vanno dal blu intenso al verde smeraldo, così puro da non credere.
Alle nostre spalle, ad una manciata di chilometri, si alza la rocca, anzi le rocche di Fossombrone, borgo antico che ancora oggi sa emozionare e coinvolgere.
Questo centro di impronta medievale che si allunga sulle sponde del Metauro vanta una storia importante e antica. Municipio già nel I sec. a.C., devastata dalle orde dei Goti di Alarico in discesa verso Roma, trova pace nel medio evo sotto i Malatesta, signori della città che costruiscono l’imponente rocca i cui resti oggi ci osservano dall’alto della rupe che sovrasta il paese. Fossombrone è un centro molto vivo e vivace dove spesso arriviamo per partecipare ad una delle sue feste o eventi.
Saliamo verso la rocca e dopo un ultimo sguardo a valle si riparte lungo la SP51 “Cesane” per un tratto di gustoso fuoristrada.

Un po’ di off road non guasta mai
Proseguiamo sino al bivio per Urbino per poi mantenere la destra verso la chiesa di San Piero in Tambis. A chi non avesse le gomme adatte consigliamo vivamente di non farlo e allungarsi verso Urbino proseguendo lungo la SP 51. Noi, che della ricerca di nuovi percorsi facciamo il nostro credo, proseguiamo testardi lungo un sentiero che, una volta sorpassata la piccola e suggestiva chiesetta di san Piero in Tambis oggi chiusa per manutenzione, diventa ghiaioso prima e sassoso poi. Roba da 4 ruote motrici che ci costringe, per un tratto decisamente troppo lungo, a proseguire a passo d’uomo, orecchie dritte e gambe ben strette al serbatoio. Il paesaggio è bellissimo, la natura ci avvolge e l’incognita della strada rende tutto molto avventuroso.
La provinciale 48 ci riporta alla realtà. Dopo una discesa mozzafiato si rientra su una provinciale classica anche se molto bella per la guida su due ruote. Direzione Isola del Piano. Parte alla grande con una serie di curve strette il nostro viaggio verso la patria adottiva dei motociclisti italiani: Tavullia e il suo Sacro Gral, il Ranch di Valentino.

Benvenuti nel regno di Valentino “il magnifico”
E’ una passeggiata romantica tra le colline quella che ci accompagna sino a Tavullia, dove la moto scivola velocemente lungo la provinciale 49 sino al bellissimo borgo di Montefelcino per poi inserirsi nella SP 57 sino a Vicinato e ancora la SP 68 sino a Monteguiduccio. Zigzaghiamo lungo i tornanti di queste valli in scioltezza godendo delle visioni che un lungo tramonto estivo ci regala. Colori morbidi, linee di luce che si allungano a dismisura lungo valli ordinatamente coltivate a granoturco e boschi che si allargano scendendo sino a ricoprire le strade che stiamo percorrendo.
Scendiamo verso Petriano per poi inforcare di gran carriera la SP423 verso Tavullia. Vogliamo arrivare al ranch, la pista fatta costruire da Valentino Rossi che oggi ospita e allena i ragazzi della VR Accademy. Qui è la sede del think tank del motociclismo italiano capace di sfornare ottimi piloti e trasformarli in campioni.
Le terre di Valentino “il magnifico” Rossi ci attendono e ci salutano da lontano. Il Profilo di Tavullia si staglia ben riconoscibile da chi come noi vive queste terre mentre appena sotto è l’armonia del tracciato del ranch che si apre agli amanti di questo sport e ai curiosi.
Siamo arrivati a destinazione e mentre la luce muore dietro il campanile della chiesa di San Lorenzo non rimane altro che allungarci sino alla pizzeria giù in paese per gustare la “pizza del campione”, tutto targato naturalmente VR46.
Petrano – Petrano – Petrano – Petrano