SS67, si rientra in mattinata a Pontassieve lungo questa statale trafficata che porta lavoratori e turisti dentro e fuori Firenze, da questa cittadina, a pochi chilometri dal capoluogo tranquilla e circondata da campi coltivati a vigneti o uliveti, si imbocca la SR70 che a breve abbandoneremo per una piccola provinciale direzione Poppi.
Poppi e la battaglia di Campaldino
Pochi chilometri bastano per ritrovarsi circondati dal poetico paesaggio toscano, vigneti, uliveti e dolci e verdi colline ci accompagnano attraverso piccoli borghi come Pelago, incastonato negli Appennini abitato sin dalla preistoria, Paterno altro piccolo e grazioso centro urbano e poi via lungo la Vallombrosa tra splendide curve e divertenti tornanti che segnano le vie dell’Appennino toscano.

Con la SP85 inizia la salita e cambia il paesaggio che perde i dolci declivi e guadagna di tornanti stretti che si attorcigliano a foreste di abeti. Divertimento puro per un percorso perfetto per le due ruote. Saltino, Vallombrosa e poi ancora lungo le pendici del Pratomagno, Montemignaio costruito sui resti di un antico castello appartenuto ai Conti Guidi proprio sotto il passo della Consuma attraversato anticamente dalle legioni romane.
Proseguendo lungo la SP70 si raggiunge Poppi con la famosa spianata dove un Dante Alighieri armato cavaliere partecipò alla battaglia che vide la sua Firenze sbaragliare le truppe nemiche di Arezzo cambiando la storia.
1289: la Battaglia di Campaldino
…non può esistere Dante senza Campaldino e nemmeno Campaldino senza Dante
“I comandanti fiorentini selezionarono innanzitutto una forza di 150 ‘feditori’ destinati ad aprire lo scontro, fra i quali secondo la tradizione venne compreso anche Dante; i capitani di ogni sestiere scelsero i cavalieri migliori per questo compito, che era il più pericoloso …” (Alessandro Barbero, 1289. La battaglia di Campaldino, Laterza 2013).

Molto si è detto e scritto di questa memorabile battaglia dove Dante veste l’armatura da cavaliere e si getta nella mischia dando prova di coraggio in uno scontro cruento che si trasformò in macelleria. Oggi la battaglia viene ricordata una colonna commemorativa che si trova all’interno di una rotatoria della regionale 70 a poca distanza da un luogo epico e importante come il castello di Poppi che si erge, bellissimo, in cima ad una collina da cui domina la spianata.

Si sale verso il Castello di Poppi
Saliamo verso il castello che man a mano che ci avviciniamo mostra la sua elegante imponenza.
E’ una struttura decisamente suggestiva con le sue mura in pietra merlate e la sua torre e a parte un rifacimento avvenuto nell’ottocento che riguarda esclusivamente la torre possiamo dire che ancora oggi si staglia dominando il Casentino con una struttura che hai tempi di Dante doveva essere simile.
Da quassù la vista è fantastica e si allunga là verso il Casentino ricoperto da foreste e ritroveremo spettacolari passi appenninici. Il Casentino e i Conti Guidi, così come oltre al castello di Poppi, quelli di Romena e, poco oltre, Porciano che ospitarono il poeta che – dicono le cronache senza prova alcuna – tra queste stanze scrisse alcuni dei passaggi più straordinari della Commedia. All’esterno della cinta un busto in bronzo di Dante (fotografatissimo) ne ricorda la presenza e questo legame.


Verso il castello e la pieve di Romena
Si rientra lungo la SR70 direzione Pratovecchio, qui lungo questa divertente ma non impegnativa regionale che si fa largo tra campi fioriti potremo ammirare due luoghi frequentati dal poeta, luoghi di una bellezza commovente oggi come allora, ai quali fa da sfondo il poetico paesaggio toscano: la Pieve San Pietro di Romena ed il castello omonimo.
Una sosta sia alla pieve che al castello è d’obbligo non solo per la suggestiva bellezza delle strutture ma anche per il paesaggio che ispira pace e quiete, quello che ci serve per affrontare le curve e i tornanti del Casentino che ci porteranno dopo una salita fantastica ad attraversare il passo della Calla uno dei luoghi più amati dai bikers del luogo così come dai forestieri amanti delle salite e dei tornanti appenninici.
Il castello di Porciano
“quando i’ vero, ei vera”
Stiamo guidando lungo le strade del Casentino, questo splendido territorio ricco di splendidi e variegati paesaggi e storia. Un territorio su cui al tempo di Dante signori indiscussi erano i diversi rami della nobile famiglia dei Conti Guidi con le loro rocche, castelli e fortilizi che ospitarono il poeta. Uno di essi si trova poco più avanti, è il castello di Porciano a cui è legato il simpatico aneddoto che narra di un Dante che incontrati i soldati fiorentini inviati per catturarlo alla domanda se al se al castello vi fosse tal Alighieri, rispondesse: “quando i’ vero, ei vera”, per poi proseguire veloce.
Il passo della Calla
Imbocchiamo ora la SS310 per inoltrarci veloci tra le foreste selvagge e affascinanti del Casentino. Risalire verso la Calla è un’esperienza intensamente gratificante.

Le foreste casentinesi offrono una vera e propria immersione nella natura: abeti secolari, boschi di faggio che diventano quasi mura impenetrabili, cascate di acqua che scendono dalle montagne ed il profumo dei tronchi, dei rami, delle foglie che cadono al suolo, dei fiori, tutto questo a portata di moto che attraversa, quasi rompendo la simmetria dei luoghi, costeggiando i monti sino a raggiungere il passo e poi giù fino a Campigna nota meta turistica per amanti del trekking in estate e dello sci in inverno.
Quassù tutto sembra lontano tranne il rombo delle moto che rimbalza da abete a faggio per arrivare sino a noi. Siamo rientrati nelle terre della Romagna, anche se gran parte di questi territori ancora fino al secolo scorso erano amministrativamente denominati Romagna toscana.
In moto lungo le terre della Romagna
Inizia la discesa verso l’Adriatico su itinerari probabilmente cari al Sommo Poeta. La SS310 è una strada fantastica che si snoda lungo le terre romagnole tra rocce calcaree, faggete e piccoli paesi sino a raggiungere il cuore di questo territorio: Santa Sofia.
Il fiume Bidente procede tranquillo la sua corsa verso il mare mentre questo grande paese sembra in queste giornate immobile sotto la cappa di un caldo opprimente. Un tempo ricca di rocche, castelli, chiese e monasteri, ancora oggi Santa Sofia possiede un suo fascino.
Frequentata da motociclisti che arrivano in paese soprattutto attraverso il fantastico passo del Carnaio, questo paesone gode di una certa vitalità, tra l’altro nelle vicinanze potete trovare alcune splendide cascate e la spettacolare diga di Ridracoli.

SP4, si guida verso Galeata attraversando tutta una serie di paesi immersi nel verde di questa vallata. Presto gli Appennini lasceranno il passo alle colline della valle del Rabbi e la moto può così correre veloce verso Predappio per salire fino alla Rocca delle Caminate e riscendere, sempre tra curve e dolci tornanti, sino a Meldola.
Si rientra in pianura
Siamo ancora dentro il cammino che il nostro poeta percorse durante i vent’anni del suo esilio. Probabilmente i paesi sono cambiati ed anche molte delle strade che percorse oggi sono diverse ma i paesaggi appenninici e collinari di queste valli ancora riflettono luci e visioni che sono simili a quelle che lui incontrò.
Meldola con la sua rocca ci aspetta alla fine della discesa e ci osserva dall’alto con la sua struttura urbanistica che riflette le linee di un tempo. I monti hanno già da tempo lasciato spazio alle dolci colline romagnole dove le viti e la produzione del buon vino trovano spazi, professionalità e passione, le provinciali per raggiungere Polenta sono diverse e tutte divertenti alla guida.
Qui siamo sicuri che Dante soggiornò

Qui una sosta è d’obbligo per visitare uno dei pochissimi luoghi dove si hanno prove certe di un soggiorno da parte del poeta. Tra queste vallate infatti Dante trascorse gli ultimi anni della sua vita ospite presso la corte di Guido Novello da Polenta in quel momento signore di Ravenna.
Oggi tra la quiete di questo borgo che si affaccia verso la pianura possiamo ammirare la piccola Pieve di San Donato risalente al 911 d.C. – “Forse qui Dante inginocchiossi?”, scrisse in una ode Giosuè Carducci – prima di proseguire verso uno dei balconi più belli della Romagna: Bertinoro.
Bertinoro – Forlì – Cervia
O Brettinoro, ché non fuggi via, poi che gita se n’è la tua famiglia e molta gente per non esser ria?”
Uno sguardo verso il mare da questo balcone naturale da cui l’occhio può correre senza limiti, questa è Bertinoro le cui origini si perdono nella notte dei tempi, legata com’è, tra tradizione e leggenda, dall’essere luogo dell’ospitalità.

Non è un caso che antico simbolo sia proprio la Colonna dell’ospitalità, anche conosciuta come Colonna degli anelli. Un caffè magari seduti ai tavoli dei locali che si affacciano sulla piazza principale e poi via, in sella alla moto per scendere verso la pianura direzione Forlì per inseguire le ultime tappe del cammino e della vita del nostro protagonista.
Forlì
La terra che fé già la lunga prova e di Franceschi sanguinoso mucchio, sotto le branche verdi si ritrova.
Forlì è una città che sorprende e affascina. Sorprende perché per troppo tempo esclusa dagli itinerari turistici solo ad averne voglia la si scopre che ha tanto da regalare agli amanti della storia del nostro paese e della sua cultura, ricca com’è di palazzi e chiese che raccontano la storia delle grandi famiglie che dominarono i territori romagnoli, come quella degli Ordelaffi che accompagnò i destini della città per due secoli.
Forlì affascina e conquista ma la giusta fine per il nostro viaggio non è questa. Vogliamo scendere ancora verso l’Adriatico e passeggiare insieme all’anima del poeta in un luogo misterioso e suggestivo come la pineta che si affaccia sul mare e che circonda il comune di Cervia con le sue saline, i suoi aironi e i fantastici tramonti che solo questo mare regala.
La fine di un viaggio
Tal qual di ramo in ramo si raccoglie per la pineta in su ‘l lito di Chiassi, quand’Eolo scilocco fuor discioglie
E noi con lui, per chiudere qui, con le parole del poeta che in questi luoghi amava passeggiare e ispirarsi, un viaggio. Non è un addio ma un arrivederci, con un grazie infinito, avvolti come siamo dalla bellezza, dal verde e dal profumo degli alti pini del lido di Classe che come un tempo si gettano verso il mare e che, in questa serata di fine estate, il tramonto ci regala tinti di rosso.