Ravenna
Ravenna sta come stata è molt’anni: l’aguglia da Polenta la si cova
Ravenna è una città incredibile. Piacevole, con un centro storico vivace, ricco di attività commerciali e di locali.
Custodisce alcuni dei monumenti più belli, addirittura unici al mondo come la Basilica di San Vitale con i suoi magnifici mosaici di epoca bizantina, o il Mausoleo di Galla Placidia, che la tradizione vuole essere fatto erigere dalla stessa imperatrice, e poi ancora, fuori le mura, la Basilica di Sant’Apollinare in Classe, il Mausoleo di Teodorico ma anche, poco distante, a Classe, coi resti dell’antico porto che ospitava la flotta imperiale romana istituita da Augusto a guardia dei traffici dell’alto Adriatico.
Dante visse in questa splendida e fiorente città gli ultimi anni della sua vita, ospite dei Da Polenta, l’illustre famiglia che si apprestava a governare i destini del territorio ravennate in quei tempi.
E noi partiamo da qui, dalla sua tomba che si trova nei pressi della Basilica di San Francesco nel cuore della città, piccolo mausoleo dove Dante riposa in pace dopo che i suoi resti, contesi dai fiorentini sin dagli ultimi anni del trecento, nascosti dai frati francescani del convento, ritrovati e nascosti nuovamente all’arrivo delle truppe napoleoniche, trovarono finalmente pace
Il cammino di Dante – da Ravenna a Brisighella
E’ seguendo SP253 che ben presto ci immergiamo nel territorio subito fuori il perimetro di Ravenna.
Un piano ricco di colture che, coi diversi colori delle coltivazioni che si susseguono, ne disegnano il suolo. Si guida verso gli antichi borghi di Bagnacavallo e poi Lugo, immergendoci così nel cuore della Romagna più vera.
Bagnacavallo
Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia
Bagnacavallo, la Castrum Tiberiacum del periodo bizantino, segnava la linea di confine con il regno longobardo e proprio per questo era dotata di tutti i sistemi difensivi conosciuti a quel tempo, mentre oggi è un tranquillo borgo di provincia, adagiato nel cuore della pianura padana a una decina di km dalla Via Emilia.
Del suo passato conserva intatta l’antica struttura urbanistica ed è caratterizzata dalla presenza di Piazza Nuova, una piazza settecentesca porticata di forma elittica molto suggestiva, a suo tempo costruita per lo scambio delle merci, soprattutto di origine alimentare e che oggi, coi suoi ristorantini, continua ad essere un luogo d’incontro e mescita.
Lugo
Lugo, che incontriamo a pochi chilometri sempre proseguendo lungo la SP253, regala un altro splendido spaccato di storia e cultura di questa terra.
Adagiata su una rete di canali che qui ridisegnano il territorio, stretta tra il fiume Senio e Santerno, Lugo mostra le sue bellezze, dalla splendida rocca estense, spettacolare esempio di architettura fortificata al Pavaglione, un portico a pianta rettangolare di un centinaio di metri per lato che ospita ancor oggi fiere e mercati.
Spettacolare, invece, al centro della piazza la scultura realizzata da Domenico Rambelli nel 1930 che celebra la figura di Francesco Baracca che qui nacque, asso incontrastato dell’aviazione italiana nella prima guerra mondiale.
Sul lato di questa interminabile Ala che si protende verso il cielo, il bassorilievo del suo simbolo, quel Cavallino rampante che ispirò poi l’Ing. Ferrari tanto d’adottarlo sulle sue auto da corsa. Insomma Lugo è veramente una tappa obbligatoria del nostro itinerario che, proseguendo, torna a immergersi nelle suggestioni della pianura che ora, piano piano, inizia la sua salita verso gli infiniti vigneti delle colline imolesi.
Lungo la pianura verso Imola
Uno sguardo veloce a Bagnara di Romagna, che mostra orgogliosa la statua dedicata ad Andrea Costa, uno dei fondatori del socialismo italiano, e poi via, veloci verso uno dei luoghi del cuore di ogni motociclista romagnolo e non: il circuito di Imola.
L’autodromo di Imola e la passione per le moto
L’autodromo di Imola dedicato a Enzo e Dino Ferrari fa parte del vissuto di ogni romagnolo, intrinsecamente appassionato della velocità e delle corse, insomma della competizione.
Una passione che si vive e che si riverbera sui suoi figli se è vero che tanti dei piloti che hanno fatto grande la storia del motociclismo ieri e della MotoGp oggi sono figli di questa terra.
Superato il Santerno, quasi inglobato nella città si è presto assaliti dal ruggito assordante dei motori che rimbomba tra le recinzioni del circuito, una musica per le nostre orecchie che commuove come il tricolore della bandiera italiana e il cavallino rampante della Ferrari.
Verso declivi e colline
Ci allunghiamo dall’autodromo lungo il fiume Santerno direzione Borgo Tossignano.
Strada divertente, immersa nella natura che ci introduce verso una delle zone più belle del territorio romagnolo, il Parco Regionale della Vena del Gesso con le sue fantastiche colline dai colori pastello.
Curve morbide che tagliano il territorio, dal borghetto di Prugno la SP70 ci guida verso Casola Valsenio tappa obbligatoria per i motociclisti della zona. Terre dai rilievi morbidi che ancora oggi affascinano il viaggiatore per la loro disarmante bellezza così come probabilmente affascinarono il Sommo Poeta.
In moto verso Brisighella
Il borgo di Maghinardo che fu a fianco di Dante nell’epica Battaglia di Campaldino
SP23, ultimi fantastici chilometri prima di raggiungere il borgo di Brisighella.
Il parco regionale della vena del gesso spalanca le sue porte regalando una guida molto divertente. Carreggiata a due corsie ben tenuta dove la moto può piegare in sicurezza per predisporsi facilmente ad affrontare le curve e i tornanti che disegnano il profilo delle colline.
Stiamo guidando attraverso il più grande rilievo gessoso in Italia che con le sue doline, le sue numerose grotte e le sue valli emerge dal territorio circostante quasi come un soggetto a sé unico e suggestivo.
Raggiungiamo Brisighella nel tardo pomeriggio, giusto in tempo per godere di un bellissimo tramonto e della vista unica dei tre colli che sorgono a ridosso del borgo e che ospitano la Rocca manfrediana del XIV sec, il Santuario del Monticino leggermente più lontano del XVIII sec. e, decisamente suggestiva, la torre dell’orologio ricostruita nell’ottocento sui resti di una struttura difensiva fatta erigere da Maghinardo che qui quasi sicuramente ospitò Dante nei primi momenti dell’esilio essendo stato compagno d’arme di Dante nella Battaglia di Campaldino nel 1289.
Brisighella sprigiona fascino e bellezza oltre alle magnifiche visioni dei grandi appezzamenti dedicati alla coltura dell’olivo che qui raggiunge un tale livello da essersi conquistata il marchio D.O.P. col Brisighello.
Una passeggiata nell’antico borgo
Tra le vie dell’antico borgo non bisogna mancare una passeggiata lungo la Via degli asini, così chiamata perché adibita al passaggio degli animali che giungevano carichi dalle vicine cave di gesso.
Una strada sopraelevata che aveva anche il compito di riparare il passaggio delle persone durante gli assedi alla città e che oggi regala un magnifico spaccato del borgo.
Una cena a base di erbe, olio e piatti tipici sulla piazza sottostante non farà che confermare la magia di questo luogo animato da turisti e da tante attività culturali.
Per oggi ci fermiamo qui, domani si riparte nuovamente alla scoperta del protagonista di questa storia e della sua travagliata esistenza.