Nel “Nome della Rosa” 2a Tappa. Siamo arrivati qui di prima mattina partendo da Caramanico Terme e guidando lungo la SR487 sino a Roccamorige e poi affrontando le bellissime curve che si allungano dentro un canyon sino alla SP22 che ci abbandona (seguite le indicazioni) a pochi chilometri dall’Eremo.
Nel nome della Rosa – La magia di Roccamorige
Per un attimo torniamo indietro nel tempo, 1327, siamo in compagnia di Guglielmo da Baskerville e stiamo passeggiando tra le suggestive mura dell’eremo di Santo Spirito a Majella immerso nel verde di un grande canyon nei pressi di Roccamorige.
L’eremo è di origine benedettina, fondato nell’XI secolo trasuda spiritualità e il silenzio è totale. Presto arriveranno turisti e gruppi ma per il momento, grazie alla gentilezza di una delle guide che insieme alla cooperativa Ripa Rossa gestisce in maniera eccellente questo luogo magico siamo gli unici fruitori del luogo.
Una passeggiata solitaria dentro le mura di questo luogo incantato che gioca con un passato che all’interno di queste mura diventa reale e prende forma.
Oltre a questo luogo dello Spirito, che già di per sé varrebbe il viaggio, la guida ci avverte che esiste un altro luogo estremamente interessante dove sono state girate delle scene dello sceneggiato e così, rientrati sui nostri passi nuovamente lungo la SP22, proseguiamo sempre più incantati guidando lungo un piccolo altopiano dove strutture e muretti di pietra sono sparsi sugli immensi pascoli che sembra non debbano interrompersi mai.
A fare da sfondo il profilo della catena montuosa della Maiella che a breve saluteremo per immergerci anima corpo e moto dentro le suggestioni di uno dei luoghi più belli d’Italia: il Parco Nazionale del Gran Sasso chiamato per il suo fascino, sulla scorta degli scritti di Fosco Maraini, “il piccolo Tibet d’Italia”.
In moto verso il Parco Nazionale del Gran Sasso
Regionale 487 si torna a salire, la moto piega lungo i tornanti che salgono su fino ai borghi arroccati, quasi aggrappati, a volte sospesi, alle possenti rocce appenniniche.
La moto canta mentre imbocca le curve ad U che ci porteranno sino al suggestivo borgo di Scafa per poi riscendere, lungo la SR5, sino a Piano d’Orta e, ancora una volta andare alla ricerca di percorsi adrenalinici come la SP25 attraverso la quale raggiungiamo Pescosansonesco, spettacolare borgo medievale incastrato tra rocce a picco sulla valle e ancora Corvara, 242 abitanti e una posizione fantastica sulla valle.
Pescosansonesco e la magia del Gran Sasso
Borgo di antichissima ma sconosciuta fondazione, abbandonato nel 1933 a seguito del terremoto che colpì le zone della Maiella.
Oggi Pescosansonesco ci guarda dall’alto del monte Aquileio avvolto nel silenzio e nella pace. Solo alcuni abitanti continuano a mantenere vivo questo luogo che pare appartenere ad un altro mondo.
Ancora curve, ancora tornanti, strade piccole che costeggiano il monte, incrociamo la SS602 e proseguiamo sino a Ofena.
Una sosta per ammirare la bellissima torre di Forca di Penne che, anche se abbandonata a sé stessa su una collinetta, mostra tutta la sua armonia specialmente se ammirata con alle spalle le prime propagini del Gran Sasso.
Entriamo superando Ofena di fatto nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e subito il viaggio si fa divertente.
Unica nota negativa il tempo che minaccia pioggia, per il resto la strada sale e sale ancora verso cime sempre più elevate mentre il paesaggio si fa aspro. La roccia e la strada sono le protagoniste assolute anche se non mancano incontri di alto valore come Roccacalascio e il suo castello. Fantastico!!!
Il mondo incantato di Roccacalascio
Roccacalascio è un sogno e la sua rocca è forse un esemplare unico di un periodo di storia, quello descritto proprio nel Nome della Rosa così lontano e misterioso, per certi versi ancora tutto da scoprire, quello dell’alto Medio Evo.
Col suo maschio e le mura merlate, difeso da quattro magnifiche torri a base circolare, a 1460 metri d’altezza Roccacalascio, per la purezza del suo disegno architettonico, pare rappresentare l’emblema di un castello medioevale, tanto simbolico e forte da essere scenario ideale anche per un altro grande film come Ladyhawke dell’85 con protagonista indimenticabile una bellissima Michelle Pfeiffer assieme a un grande Rutger Hauer.
E non è certo un caso che venne anche scelto dal regista Jean-Jaques Annaud per girare alcune scene del film uscito quattro anni dopo l’enorme successo del libro proprio questi luoghi in cui ambientò la struggente scena finale, in cui lo straordinario Guglielmo da Baskerville fu interpretato da un grandissimo Sean Connery sullo sfondo del monastero ormai distrutto dall’incendio insieme ad Adso.
Un panorama fantastico
Piangete pure, così come noi, da quassù, rimaniamo allibiti davanti a un panorama che lascia senza fiato su cui lo sguardo può correre a 360°, dalla catena del Gran Sasso a nord, alla Majella alla cima del Sirente, mentre sotto già si vedono lontane le curve e i tornanti che salendo a serpentina ben presto ci porteranno in un’altro dei magnifici borghi abruzzesi come Castel del Monte, iscritto a ragione nella lista dei “borghi più belli d’Italia”.
In moto verso Castel del Monte
Castel del Monte è un’altra delle mete da non perdere per conoscere e comprendere l’Abruzzo, situato anch’esso all’interno del Parco nazionale del Gran Sasso e monti della Laga, la terza riserva naturale protetta più grande d’Italia, è un piccolo borgo con un interessante centro storico strutturato come un museo diffuso dove, all’interno di abitazioni o strutture ristrutturate, si possono cogliere le varie sfaccettature della vita quotidiana del borgo agli albori del Medio Evo quando il paese crebbe e conobbe anni di prosperità.
Niente di più romantico e suggestivo passare la notte in una delle strutture aperte in questa stagione per poi ripartire, di prima mattina, verso l’incanto degli altopiani che ci accompagneranno, salendo, sino a Campo Imperatore.
In moto verso Campo Imperatore
Entriamo dunque in mattinata in quello che viene definito il Piccolo Tibet. 1800 metri di altitudine ridisegnati e addolciti dallo scioglimento di antichi ghiacciai, 20 chilometri di altopiano (il più esteso d’Italia) destinati principalmente da tempi immemorabili al pascolo estivo di mandrie e greggi, strade che si srotolano e si allungano attraversando questi vasti spazi o risalgono attraverso tornanti gli alti picchi che guardano tutti verso il Gran Sasso e il Corno Grande, il “tetto degli Appennini” con le sue quattro vette.
E ancora non è finita, mancano i piccoli laghetti circolari, alcuni creati dall’uomo, altri di carattere meteoritico.
Eccoci così guidare verso Campo Imperatore, lungo la SS17Bis che da Castel del Monte, attraverso il valico di Capo la Serra, dispiega uno spettacolare itinerario abbellito anche dalle ultime nevi che in questo periodo disegnano lunghe linee e striature dalle mille varianti che dalla cima dei monti riscendono sino ad accumularsi ai margini della strada.
In moto è divertente
La guida si fa subito divertente e impegnativa e non è un caso che ci facciano compagnia gruppi più o meno nutriti di motociclisti.
Scopriamo anche alcuni luoghi mitici del nostro cinema che qui trovò l’ambientazione come la spianata e il muro di rocce che fecero da sfondo per una delle più popolari fagiolate del cinema italiano, quella tra la coppia Bud Spencer e Terence Hill con alcuni pistoleri nel famosissimo film “ continuavano a chiamarlo Trinità”. Da qui, imboccando SS176bis, per proseguire verso il rifugio Duca degli Abruzzi, oggi è particolarmente suggestivo immerso com’è nel biancore dell’ultima nevicata di stagione, è vera poesia.
In piega verso l’Aquila
Rientrando sulla SS17bis riprendiamo la discesa verso valle. Chiuderemo questo viaggio solo all’Aquila nella speranza di trovarla cambiata e migliorata dall’ultima visita, un paio di anni fa.
Recuperiamo la spettacolare discesa lungo la SS17bis, tornanti affrontati in piega, curve e panorami mozzafiato per concludere, giusto per non farci mancare nulla, con un gustoso panino ripieno di porchetta calda e peperoni negli stand aperti a Fonte Cerreto di fianco alle funivie che salgono verso il Gran Sasso.
La vita è anche questa, motociclisti assatanati e panini con la porchetta.
L’Aquila
L’Aquila ci attende, ancora troppo silenziosa per essere viva ma migliorata dall’ultima volta che siamo passati di qua.
Impossibile non fermarsi, impossibile dimenticare il grande terremoto che congelò questa città tra la vita e la morte e con essa il suo straordinario patrimonio storico e culturale.
Oggi la piazza principale risplende di bellezza, le chiese e i palazzi restaurati sfoggiano le loro facciate dipinte di fresco e i pochi bar aperti odorano di nuovo e sprigionano scintille di vita e di speranza. Intorno ancora impalcature e strade deserte ma l’aria non è più stantia come negli anni passati e, anche se ancora molto è da fare, l’Aquila oggi sembra guardare al futuro.
Una passeggiata, il rito del caffè e poi si riparte anche se un pezzo del nostro cuore resta seduto sulla panchina di piazza del Duomo piegato dagli eventi ma pulsante e vivo.
Arrivederci a presto
Lasciamo questa regione con nostalgia inseguendo le tracce lasciate da Guglielmo da Baskerville che ci porteranno nel Lazio sempre a caccia di luoghi e misteri che si intrecciano portando finalmente in ultimo all’intricata verità sui delitti avvenuti nel monastero. Resta la consapevolezza di aver attraversato un Abruzzo a molti sconosciuto ma ricco di strade e di luoghi che possono fare la felicità di un motociclista viaggiatore. Itinerari in moto fantastici e ricchi di incognite, strade bianche e fuoristrada che si aprono alle moto e le attraggono nei loro percorsi. Una regione ricca di spiritualità che rivedrà presto la nostra moto ripercorrerla sicuramente con nuovi itinerari e nuove storie da raccontare.