Itinerari off road alla ricerca di passi sconosciuti vi porterà a spasso nell’entroterra romagnolo alla scoperta di luoghi unici e poco conosciuti. Seguici in questo breve itinerario ricco di sorprese.
Redazione – Moto e Viaggi
Itinerari Off road o, più semplicemente, fuoristrada
E’ uno dei modi più affascinanti e impegnativi per andare in moto alla ricerca di luoghi spesso abbandonati. Oh, sia ben chiaro, niente che richieda un impegno così specialistico per pietraie o sassaie su cui si divertono tanti nostri amici enduristi. Il nostro Morini è a tutti gli effetti una scrambler, che può aiutarci, grazie al peso e a pochi orpelli, a districarci su strade bianche e sentieri che, come l’esperienza dovrebbe aver insegnato a tutti, si sa come nascono ma non come e dove finiscono.
Detto questo servono moto che possano risalire questi percorsi, le gomme giuste, curiosità e passione, e anche un po’ di ‘manico’.
Se avete questi requisiti allora sui crinali della nostra Romagna troverete sicuramente ciò che fa per voi. Ancor più coinvolgente e ricco di inaspettate bellezze sarà la scampagnata tra le valli del Marecchia, dell’Uso o del Conca, nell’arrampicata verso gli Appennini tosco – romagnoli o marchigiani alla ricerca di percorsi alternativi e spesso dimenticati.
Itinerari alternativi
Alcuni di questi percorsi ( già raccontati nelle pagine di questo blog, come quello che da Molino di Bascio lungo la SP258 sale verso Gattara per poi proseguire verso Rofelle e ancora Badia Tedalda ) sono abbastanza semplici da affrontare, altri più complicati come quello che da Cicognaia, sempre sulla provinciale del Marecchia SP258 riscende verso Località Val di Lupo e poi Pennabilli oppure il piccolo ma suggestivo tratto che da Madonna di Saiano risale verso Torriana. Tutti percorsi antichi, mulattiere allargate per il passaggio dei carri che portano spesso a casolari diroccati o borghi abbandonati ma che offrono scorci unici e impagabili a chi avesse voglia di percorrerle e, a seconda degli esiti, linfa vitale al nostro orgoglio di motociclisti.
Sguardi unici verso il monte Aquilone
Una delle strade bianche più belle dell’entroterra riminese – almeno per noi – è sicuramente quella che si incontra salendo da Novafeltria verso le sorgenti del fiume Uso sotto il monte Aquilone.
Imboccando la Marecchiese – che già di per sé per essere una via storica che da sempre ha collegato la Romagna alla Toscana, l’Adriatico al Tirreno, snodo di commerci e di uomini da tempi antichissimi meriterebbe un viaggio dedicato – ben presto si giunge a Novafeltria, cittadina assai carina dove sulla piazza principale, al Cafè Italia, potrete gustare uno dei migliori caffè della zona. Girando a destra al primo semaforo che si incontra entrando in paese si inizia a salire verso lo splendido borgo di Talamello, accompagnati sullo sfondo dalla visione dell’inconfondibile rupe di Maioletto e, più lontano, dall’imponenza di San leo.
In moto su strada bianca
Davanti a noi si sale lungo un tracciato di strada asfaltata sino a giungere al bivio di via Piedimonte. Girando a destra questa strada bianca poco frequentata vi porterà ai piedi del monte Aquilone per proseguire poi verso la cittadina, una volta mineraria, di Perticara. Svoltando a sinistra invece si apre una lunga striscia bianca che appoggiandosi al crinale dei monti si allunga, meravigliosa, sino quasi a Montetiffi che ci osserva dall’alto.
Qui la moto può correre tranquillamente, scodinzolando, a volte un po’ troppo, sul brecciolino ma regalandovi la possibilità di ammirare un paesaggio quasi fiabesco dove le rupi di San Leo e Maioletto, le signore incontrastate della valle del Marecchia si contrappongono al monte Aquilone. E’ qui, ai suoi piedi che le forre raccolgono la pioggia dando vita all’ Uso, il fiume che accompagnerà il viaggiatore sino al mare attraverso un percorso, più volte esplorato e raccontato in queste pagine ricco di storia e di cultura, tutto da scoprire.
Montetiffi e il ponte romano
Dalla strada di crinale scendiamo dabbasso sino quasi ad arrivare a Montetiffi, ma è proprio sotto la sua rupe che imbocchiamo via del Ranco. Subito dopo il ponte, seguendo il sentiero che costeggia il fiume e lasciando la moto nella radura, ben presto a piedi si giunge a molino Tornani sovrastato da un ponte romano che scavalca bellissime marmitte bianche e cascate. E’ un po’ a malincuore che lasciamo questi luoghi di pace per andare a recuperare la moto e proseguire lungo la via verso Massamanente, lungo strade quasi abbandonate, punteggiate da casolari isolati. Prospettive nuove e originali per godere del panorama di crinale che permette allo sguardo di allungarsi tra la valle del Marecchia e quella dell’Uso mentre, sullo sfondo, campeggia la sagoma inconfondibile del monte Aquilone, dalla storia incredibile per essere uno di quei frammenti calcarei trascinati dalla colata gravitativa fino a qui dal Tirreno nel periodo del Paleocene insieme agli altri blocchi che così fortemente caratterizzano la valle, Le strade bianche di ghiaia, il grano giallo e oro le distese verdi delle colline, il cielo e la moto. Cosa vogliamo di più?
Si scende anche qui in condizioni stradali non molto difficili, basta avere le gomme giuste. Alla fine del percorso si imbocca nuovamente la Marecchiese e poi giù verso San Leo per una nuova avventura tra le valli romagnole.
San Leo, alla ricerca di nuovi percorsi
Rientriamo su Secchiano per attraversare il Marecchia e allungarci sull’altra sponda. Qui entriamo in territori che nel Rinascimento erano motivo di accese battaglie e difficili conquiste. Oggi è una valle incantata dove il fiume che scorre saluta rocche e castelli ingegnosamente costruiti sui picchi impervi di rupi e colline.
Ed ecco allora Maioletto, Verucchio, e San Leo, la più bella, protagonista qualche anno fa di una frana che ha modificato il lato della rupe dove si affaccia la maestosa rocca, frana diventata un incubo per tutto il mondo che ha temuto per le sorti di questo sito unico e meraviglioso.
Si giunge in vista di San Leo risalendo da Piega (borgo quasi intatto e incantevole) verso Guardengo, tutti piccoli agglomerati dove fattorie o casolari si uniscono in piccolissimi centri urbani. Prima di arrivare a San Leo proseguendo lungo la via omonima svoltare a sinistra ed imboccare una piccola e diciamo proprio piccola via che si allungherà, curva dopo curva, salita dopo salita, sino a Ponte Santa Maria Maddalena. Difficile spiegare esattamente il percorso, bisogna studiare la mappa ma sappiate che una volta imboccata la strada giusta il divertimento sarà assicurato.
Il convento di Sant’Igne e la strada dimenticata
Una fermata iniziale al convento di Sant’Igne, immerso nel verde delle colline che circondano San Leo. Un piccolo convento francescano che fa risalire la sua origine al XIII sec., nato sembra sotto la spinta del santo di Assisi. Due piccole stanze e una cappella costruite in pietra locale e immerse nella tranquilla pace di questi luoghi, meta oggi di gruppi di famiglie che qui amano sostare e pranzare lontano dalla calca della riviera. Si prosegue poi per la nostra via che si fa sempre più impegnativa e sconnessa. Un piccolo sentiero che si apre tra la vegetazione per sfociare a tratti dentro radure assolate e piene di colori e dove l’odore della terra sale e si incastra tra le gomme tassellate che qui sono d’obbligo per aver almeno la speranza di controllare la coppia del nostro Morini.
Si sbuca infine da una strada laterale su ponte Maria Maddalena, luogo cult per i riminesi che qui salgono per godere delle acque fresche e calme del Marecchia.
Siamo di nuovo sulla via Marecchiese, la SR258, tutte le vie rientrano qui, tutto il vecchio mondo, ma anche il nuovo, si appoggiava e si appoggia lungo quest’arteria che offre tantissime opportunità di divagazioni off road, o fuori pista come – l’avrete capito – piace dire a noi.
Per oggi basta, siamo pieni di bellezza e anche stanchini, ma non finisce qui.
Al prossimo fuori pista, alla prossima strada bianca……. Buon Off road a tutti 🙂