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Tunisia in BMW Gs 80 – Viaggiare durante il Ramadan

Il Ramadan è il mese del digiuno. Viaggiare durante il Ramadan non è semplice ma nemmeno impossibile

Autore: Simone Marinai

Viaggiare durante il Ramadan

La Tunisia ha sempre rappresentato per noi motociclisti in cerca di avventura, una meta facile, esotica, a “portata di moto” e quindi ci siamo stati spesso ma scegliendo quasi sempre come meta, il Sahara dove abbiamo vissuto esperienze fantastiche tra dune, piste e tanta fatica.

Questa volta invece vogliamo vedere la parte piu’ autentica del paese complice anche  il periodo del Ramadan, ( momento  dell’anno che dura circa 30 giorni, in cui i fedeli musulmani si astengono dal bere e dal mangiare durante le ore di luce della giornata ) durante il quale, siamo convinti,  avremo una visione molto particolare dello stile di vita del popolo islamico in questo periodo tanto importante per la loro religione. 

In sella alle BMW r80

Questa volta abbiamo deciso di mappare un percorso diverso, piu’ vario e meno impegnativo, piu’ alla portata delle moto scelte per questo viaggio, due Bmw r80, una “ g/s” e una “basic-kalahari”, praticamente siamo riusciti a portare alla partenza di questa avventura la prima e l’ultima serie di questo famoso modello, tra di loro ci passano ben 15 anni di produzione ma il progetto ed  il motore sono rimasti pressoche’ identici.

le testeremo percorrendo un mix  di asfalto, piste e sabbia dove le loro grandi qualità di viaggiatrici per ogni terreno, sono emerse ancora una volta confermando la validità di un progetto che oramai ha oltre 40 anni.

Pronti, partenza, via…

Il traghetto da Civitavecchia ci trasporta velocemente fino a Tunisi.

Appena 18 ore di navigazione e siamo in Africa dove il marcato cambiamento  nello stile di vita e il fascino esotico di questo continente arrivano subito, intensi.

In questo viaggio abbiamo deciso di dare spazio alle immense ricchezze archeologiche della Tunisia e la prima meta non può che essere l’antica capitale punica: Cartagine, da sempre fiera antagonista di Roma.

La  metropoli più ricca del mondo antico che nel periodo di massimo splendore (200-300 a.c. ) contava dai 400.000 ai 700.000 abitanti.

Bizerta e la costa nord della Tunisia

Per la prima sosta di questo viaggio scegliamo di raggiungere Bizerta,  affascinante cittadina della costa nord del paese e qui facciamo i primi conti proprio con il Ramadan.

Solo un locale aperto in tutto il centro che offre i migliori panini della giornata ( la fame non guarda in faccia a nessuno :-).

Imperdibile la visita del porto vecchio , caratterizzata da un bellissimo porto/canale interno, molto esteso, pieno di vita e imbarcazioni; da non mancare neppure la visita al grande souk (mercato) e alla caratteristica kasbha ( cittadella fortificata).

Si guida verso ovest

Il giorno seguente decidiamo di proseguire lungo strade minori per spostarci verso Ovest.

Intorno a noi una campagna bellissima dove il tempo sembra essersi fermato, dove la calma e la dolcezza del paesaggio invitano a rallentare la guida.

Cicogne e i loro complessi nidi, estese colture di grano e palme, il paesaggio si allunga verso ovest su un percorso stradale che esalta le qualità della nostra Kalahari, l’ultima delle Bmw r80 prodotte che si dimostra più sicura e confortevole grazie ai freni più potenti  e alle sospensioni decisamente di miglior qualità.

La seconda tappa è Cap Serrat

la semplicità di questo posto ci conquista subito. Poca gente, natura selvaggiai, un mare bellissimo, alte dune e alberi maestosi.

Il luogo ideale per un po’ di relax e per godersi la vera atmosfera di una Tunisia fuori dagli schemi. Trascorriamo la notte in un piccolo albergo sul mare che durante questo periodo di bassa stagione è deserto e dove per cena, ci servono un delizioso menù a base di pesce fresco.

La mattina seguente, per puro caso, notiamo una bellissima pista sterrata segnata sulla mappa come sentiero, evidentemente ampliata da poco e che probabilmente a breve verra’ asfaltata; questo percorso sfiora luoghi lungo il litorale, di una bellezza straordinaria, qui la costa e’ ancora intatta e i fondali sono di color smeraldo,  alcuni popolani ci dicono che siamo i primi motociclisti che vedono  passare da qui e non stentiamo a crederci visto l’interesse che destiamo.

Questa pista che di fatto collega Cap Serrat a Cap Negro’ e’ bellissima, scorre praticamente in parte in riva al mare e poi sulla scogliera, con dolci pendii e ampie curve permettendoci vedute letteralmente fantastiche sulla costa, il  piacere di guida e’ grande e la voglia di fermarsi per scattare delle foto e’ frequente.

Off road quasi per caso

Superato il bel porticciolo di  Sidi Mechreg  e complici le indicazioni un po’ approssimative di un gentile tunisino, ci ritroviamo senza volerlo in mezzo a piste veramente impegnative che attraversano foreste e guadano torrenti.

Le nostre moto completamente cariche richiedono una buona concentrazione e capita spesso di dover scendere per controllare il tracciato.

Questo ci consente di raggiungere Tabarka attraversando luoghi ai più conosciuti che regalano quel senso di avventura che fa di questo viaggio un’esperienza unica.

Tabarka

Per la seconda notte scegliamo di far tappa a Tabarka ,cittadina anticamente chiamata “La superba”, famosa per i fondali  una volta ricchi di corallo, per il pescato abbondante ed il suo bellissimo fortino genovese dominante  l’ampia baia e che dall’alto, controlla tutta la costa fino Cap Negro.

Da Tabarka  il confine algerino dista pochi km, dobbiamo quindi lasciare  la costa e addentrarci  nell’interno del paese  verso Sud.

Qui la strada sale in mezzo a fitti e immensi boschi dal verde intenso e il percorso regala curve divertenti e panoramiche ottime per un viaggio su due ruote.

Si scende verso sud, l’Algeria è vicina

Raggiungiamo Beja, paese  fuori dalle solite rotte più comuni  e che ci appare davanti  all’ improvviso appena lasciati i boschi prima descritti.

Forse anche per la sua posizione geografica un po’ isolata, Beja  fa subito capire che non siamo arrivati in una località turistica,  gli hotel sono pochi e molto spartani, il souk e’ grandissimo, molto vivace e ricco di artigianato locale, in centro c’e’ addirittura una chiesa abbandonata che  fa ancora bella mostra di se’ nonostante la decadenza, il contatto con le persone e’ cordiale ma capiamo essere più lontani culturalmente rispetto alla solita Tunisia.

Beja

Qui e’ tangibile un integralismo piu’ marcato, simile a quello algerino, comprensibile da molti dettagli come il fatto che alcuni esercizi commerciali abbiano scritte esclusivamente in arabo, il modo degli uomini di portare barbe lunghe e l’abbigliamento delle donne che segue regole tipiche di una più stretta cultura islamica.

Trascorreremo qui la notte dopo aver consumato la cena in un locale particolarmente spartano ma piacevole, a stretto contatto con i locali,  dove ci hanno servito una Shorba (zuppa) memorabile, attorniati da colori e vivacità fortemente arabi.

Il sito archeologico di Dougga

Il giorno dopo visitiamo il secondo sito archeologico del viaggio, la splendida Dougga ( sito patrimonio Unesco ) che da sola vale il viaggio fatto fin qui.

Questi importanti scavi si trovano al centro della pianura della Mejerda famosa anche per le sue estese colture di frumento tanto da meritarsi l’appellativo di “granaio dell’impero” durante l’epoca romana.

Il sito ha davvero ancora molto da raccontare e ha i suoi pezzi forti nel teatro, nel foro, nei vari templi e nel reticolo urbano ancora ben definito, il tutto immerso in un paesaggio morbido e rilassante.

Visita a Le Kef

La sera facciamo tappa in un’altra cittadina verace e lontana dagli stereotipi turistici della Tunisia dei depliant: Le Kef.

 La sua collocazione geografica e’ bellissima, letteralmente abbarbicata ad un enorme sperone di roccia,  caratterizzata da un magnifico fortino e dalla presenza simultanea in paese, di moschee, chiesa, sinagoga e scavi di epoca romana, tutti incassati in un dedalo di stradine quasi sempre poco frequentate e in forte pendenza data la collocazione del paese.

 Anche qui troviamo da cenare con un po’ di fatica e soprattutto ci adattiamo all’unico albergo del centro che è ancor più spartano del precedente al punto che non dispone di acqua calda.

Ci permettono di parcheggiare le moto in sala da pranzo per il ricovero notturno con la necessita’ di superare gli scalini d’ingresso.

Sbeitla, città romana

Il giorno successivo ci aspetta ancora tanta bella strada per raggiungere  il terzo sito archeologico del viaggio: l’antica città romana di Sbeitla , realizzata su un altipiano e che conserva quasi intatti tre meravigliosi templi che incantano sguardo e immaginazione.

La stessa sera poi arriviamo nella città di Gafsa famosa per il suo palmeto che conta oltre 100.000  piante.

Il paese  ci accoglie con il suo solito caos e i colori  tipici del sud tunisino, dove la guida richiede la massima prudenza e soprattutto molta diffidenza dalle manovre altrui.

Il trenino di Metlaoui e la pista di Rommel

Il mattino successivo decidiamo di puntare verso il sud-ovest della Tunisia e raggiungiamo  il paese di  Metlaoui, famoso per il suo trenino chiamato  “lucertola rossa”, capace di districarsi tra le curve e le pendenze della montagna per portare a valle i fosfati estratti nelle zone circostanti.

Qui vicino  cerchiamo  il punto più a  sud della  mitica “Rommel piste”, fatta costruire dal generale tedesco, chiamato anche  “volpe del deserto”, durante la seconda Guerra Mondiale per sfuggire all’avanzata degli Alleati.

  Questa pista è stata costruita con grandi lastroni di cemento e serviva per valicare rapidamente con mezzi militari e truppe la montagna circostante ed è caratterizzata da pendenze davvero importanti  in un paesaggio dall’aspetto lunare e brullo. 

La  affrontiamo  dalla parte bassa e quindi in salita. Il percorso conserva un fascino raro, passa in mezzo a scenari spettacolari e panorami mozzafiato sulla valle e sul deserto del Sahara, percorrere questa pista e’ come percorrere un pezzo di storia e le soste per foto e video dilatano il senso del tempo.

La bellezza di questo posto sta anche nel fatto che confina con un’altra zona  tunisina di  straordinaria bellezza, vale a dire  con le magnifiche “Oasi di Montagna”, trittico di vere oasi del deserto ma collocate a circa 500-700 metri sul livello del mare.

Le oasi di montagna

V0isitiamo dapprima Mides e poi arriviamo a Tamerza dove alloggiamo all’interno dell’oasi  in una casa locale  affacciata sul canyon formato dal torrente.

Anche qui per parcheggiare le moto facciamo numeri da circo, superiamo  discese pedonali, scalini , un ponticello stretto senza sponde ed infine, infiliamo un portone  particolarmente stretto dove le nostre Bmw passano di  precisione.

La mattina successiva è dedicata alla visita a piedi del canyon e delle sue evoluzioni rocciose, spettacolari e molto belle, con viste stupende sull’oasi,  sul palmeto e sull’antica Tamerza ormai abbandonata.

 Il canyon è la grande sorpresa di questa oasi, le sue rocce scavate nei millenni da acqua e vento lo fanno assomigliare a tratti ad una “piccola Petra” e questa visita regala momenti  speciali.

 Lasciato il nostro alloggio nell’oasi, scendiamo ulteriormente verso Sud, quindi verso il deserto, quello vero, fatto di dune e sabbia ovunque.

Per arrivarci visitiamo dapprima l’oasi di Tozeur, poi attraversiamo una depressione lunga quasi 100 km chiamata  “Chott el Jerid”.

Chott el Jerid

questa zona assomiglia ad un grande lago di acqua salata che durante l’anno si riempie o si svuota di acqua in base alle stagioni e alle piogge.

 Il passaggio sulla strada che lo attraversa è davvero particolare, qui ci troviamo abbagliati dalla luce  riflessa sui cristalli di sale e possiamo capire in cosa consista la visione di un miraggio dato che durante questo percorso, l’ambiente circostante,  è completamente  piatto e quindi capace di generare riflessi falsati .

Douz, la porta del deserto e la via degli Ksour

Finito lo Chott  si arriva nell’oasi di Douz che vale sempre la pena visitare, sia perchè viene considerata la “porta del deserto”, sia perchè conserva ancora intatta una struttura urbana molto particolare con la sua grande piazza centrale che con i suoi portici e le sue botteghe, è il fulcro centrale del villaggio  e crocevia obbligato sia per ogni viaggiatore sia  per le genti del deserto provenienti da ogni direzione. 

Douz e’ anche  famosa per i suoi datteri (si dice siano i migliori della Tunisia) e per il grande mercato dei dromedari che si svolge ancora ogni giovedì , capace di animare intensamente il villaggio e  far rivivere momenti di antica tradizione.

Dopo Douz ci aspetta l’ oasi di Ksar Ghilane, famosa per trovarsi letteralmente in mezzo alle dune del Sahara e  per il suo laghetto naturale formato da acqua surgiva.

Raggiungerla e’ diventato facile per tutti solo di recente perchè fino a circa15 anni fa , arrivarci era decisamente complicato per via di una  pista sterrata e difficoltosa , piena di insidiose  lingue di sabbia che non tutti i mezzi erano in grado di superare.

La nuova strada ha reso agevole quasi per tutti raggiungere questo luogo cosi’ magico ma purtroppo la sta anche lentamente  omologando facendole perdere il suo fascino di luogo di confine tra civiltà e deserto. 

Strade del deserto e le nostre BMW r80

Da Ksar Ghilane imbocchiamo una vera pista desertica e puntiamo le ruote verso il villaggio di Chenini;  qui sudiamo non poco per portare le nostre Bmw a pieno carico verso la meta, ci confrontiamo con vere  difficolta’ da superare ma la nostra pazienza e determinazione ha la meglio.

Questa esperienza ci fa anche capire che in questa situazione di guida più estrema, la prima serie delle nostre Bmw r80, chiamata g/s, è avvantaggiata rispetto alla versione più recente  perchè sensibilmente meno pesante e corta d’interasse, caratteristiche queste che proprio su fondo sabbioso rendono la guida più facile e immediata.

Conclusa la pista riusciamo ad arrivare nella zona degli “ksar”, antichi villaggi  berberi  fortificati, tipici del luogo, caratterizzati da un’architettura  “a cellette” e da scale esterne ripidissime.

Chenini e gli ksour

Questi villaggi fortificati venivano costruiti per mettere al riparo animali e raccolti  dai nemici e per servire come punto di sosta per le carovane, uno di questi villaggi  più noti è proprio Chenini ma vale sicuramente la pena visitare l’antica Guermassa, situata in posizione dominante tra due valli ma soprattutto l’antico villaggio abbandonato di Douarette, costruito su un esteso e magnifico costone di roccia che oggi stanno parzialmente recuperando.

Qui si riesce a respirare un’aria speciale, quella dei tempi antichi, di un posto dove il tempo si e’ letteralmente fermato, davvero una visita imperdibile.

Ksar Ouled Soltane e altre storie

La zona degli ksar permette di ammirare altre strutture di grande interesse come il  più noto Ksar Ouled Soltane ( famoso per alcune scene del film Guerre stellari) ma anche  per alcuni centri minori, come Ksar Hallouf,  singolare sia per la sua bellezza che per la sua posizione elevata  ma anche per il  suo nome che tradotto dall’arabo significa maiale, animale impuro e immondo per il mondo islamico ma che era presente in questa zona e di cui ancora ne restano alcuni esemplari vaganti nelle lande circostanti.

In questo particolare ksar abbiamo vissuto un’esperienza indimenticabile.

Arrivati qui al tramonto, abbiamo trovato una cinquantina di persone che stavano pregando in mezzo alla piazza, queste alla fine del rito, ci hanno accolto calorosamente invitandoci poi  a cena  e offrendoci infine una camera per la notte all’interno della cerchia fortificata, permettendoci di dormire in una struttura che si chiamano “ghorfa”, celletta  tipo alveare  che anticamente serviva da granaio e che oggi  è utilizzata come abitazione.

Racconti di viaggio

Vale la pena raccontare un’avventura particolare che ci e’ accaduta durante questo viaggio e che ci aiuterà a capire la gentilezza di questo popolo.

Durante un’escursione in fuoristrada, una banale caduta mette fuori uso la batteria della Bmw g/s, trovandoci lontano dal villaggio piu’ vicino, siamo obbligati a trainare  la moto guasta con quella funzionante per raggiungere Chenini  e cercare  dapprima  un parcheggio sicuro e poi una nuova batteria.

Chiedo ad un gruppo di persone sedute in un piccolo negozio, quale possa essere il posto più sicuro per lasciare il nostro mezzo con i relativi bagagli  e dopo un breve consulto uno dei tunisini presenti, chiama il guardiano della moschea che ci permette di parcheggiarlo nel piazzale interno della struttura religiosa superando diversi scalini.

Il guardiano stesso ci spiega che essendo questo un luogo sacro, rende  praticamente intoccabile la moto e garantisce  la totale sicurezza durante la nostra assenza.

Rassicurati ci dirigiamo a Tataouine dove dopo vari tentativi, troviamo una batteria di fortuna che adattiamo alla Bmw. Finiamo il lavoro oramai a buio inoltrato ma insieme al lieto fine avremo anche l’ ennesima conferma della grande gentilezza e disponibilità di questa gente, sempre pronta ad accogliere e aiutare il viaggiatore.

Matmata e le case ipogee

Poco più a nord la splendida Tunisia ha ancora tante sorprese da offrirci come le case ipogee della zona di Matmata.

Questo tipo di abitazione e soprattutto di magazzino, seguiva la particolare conformazione di un terreno caratterizzato da oltre 700 piccoli crateri, nel fianco dei quali venivano costruiti questi nuclei abitativi la cui collocazione permetteva di difendersi dal caldo intenso e custodire il bestiame.

Accanto alla ormai (troppo) turistica e artefatta Matmata, vale la pena di visitare questo tipo di abitazioni  nella vicina e semi sconosciuta Haddej che conserva invece fascino e originalità dell’insieme, aiutando a capire come erano organizzate e vissute queste tipiche abitazioni.

Si risale verso il nord

iIl nostro bellissimo viaggio in Tunisia ci vede costretti a risalire per avvicinarci alla capitale e al suo porto. Durante il viaggio di ritorno non ci facciamo scappare l’occasione di fare tappa per la notte nella affascinante Kairouan, quarta città santa del mondo islamico e che di conseguenza emana sempre un’aura religiosa particolare ed intensa.

Imperdibili la visita alla “Grand Mosque’’, al vivacissimo Souk e alla sua labirintica Medina.                

Il giorno dopo, un veloce ma bellissimo attraversamento del Djebel (montagna) el Oust ci avvicina ulteriormente al nord e poi transitando accanto allo straordinario acquedotto romano di Zaghouan, arriviamo al porto di Tunisi accompagnati da un violento acquazzone e da un freddo intenso che dopo il piacevole caldo del Sud ci lascia inebetiti.

La nave parte in orario e mentre asciughiamo tuta da moto e stivali alle bocchette dell’aria calda degli asciugamani di bordo, ripensiamo a questo vario, diverso e bellissimo viaggio che ci ha mostrato una Tunisia vera, insolita  e forse sconosciuta alla maggior parte dei suoi visitatori.

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