Provata in anteprima assoluta Lacama, la nuova moto elettrica di Italian Volt by Tazzari che alza tutti i riferimenti del settore nata nel cuore della Motor Valley
Un’azienda che guarda al futuro
E’ lungo la via Emilia, l’antica consolare romana che dalla notte dei tempi attraversa un territorio tra i più ricchi e produttivi del paese che a qualche centinaio di metri dall’uscita autostradale di Imola raggiungiamo la Tazzari Group, un insieme di aziende specializzate nella fusione dell’alluminio e nella meccanica di precisione ma soprattutto, con la Tazzari EV, nello sviluppo dei veicoli a propulsione esclusivamente elettrica.
Qui, nel cuore della Motor Valley, a qualche chilometro dal circuito intitolato a Enzo e Dino Ferrari, per una serie di cause fortuite siamo stati invitati per una visita di cortesia nella sede della Tazzari che si è trasformata in una full immersion nell’azienda leader mondiale nel campo dell’automotive full electric e realizzatrice della prima citycar elettrica con tecnologia al Litio – siamo nel 2009 – nel mondo, celebre nella fusione dell’alluminio con cui vengono realizzati i telai ultraleggeri che equipaggiano il Gotha motociclistico italiano e non solo.

Un protagonista del nostro tempo
Erik Tazzari, presidente della Tazzari Ev dal 2005, è giovane, emiliano romagnolo, classe “tin bota”. Decisamente carismatico, tanto che quando racconta la storia della sua azienda hai l’impressione di ascoltare la trama di un romanzo.
E’ un protagonista del nostro tempo, figlio della “terra dei motori” ne sente il forte richiamo che lo proietta in avanti, in un prossimo futuro che ha le radici ben salde nella concretezza dell’oggi che emerge con prepotenza quando racconta della sua creazione 100% elettrica realizzata con una tecnologia unica: “Siamo i primi al mondo” – e si mette a ridere con un misto di imbarazzo ma anche di orgoglio -.
La batteria è immersa in un liquido che riscaldandosi la rende fruibile anche a bassissime temperature oltre ad evitare che la moto possa prendere accidentalmente fuoco rendendola ignifuga. Una soluzione geniale che, nel contempo, è capace di raffreddare le batterie aumentando le performance. Il telaio è un pezzo unico, in alluminio, senza saldature, che garantisce la resistenza meccanica necessaria e rende la moto leggera e performante, quasi una medaglia da appuntarsi al petto della Tazzari che in azienda produce anche i telai della Panigale, il mostro di casa Ducati.
Un design che le stampanti 3d consentono di modificare nei colori e nei particolari che verranno scelti di volta in volta dai futuri acquirenti rendendo la moto unica. E’ cosi che nasce Lacama, “la Camaleontica” 2.0. La 000 (ogni moto avrà la sua targhetta) è la sua e ce la mostra in fase di assemblaggio. Giallo fiammante, una lingua di fuoco che presto attraverserà le terre di Romagna.


Una moto elettrica “camaleontica”
La Cama 000 è circondata, curata, coccolata da giovani ingegneri, tecnici specializzati, designer. A Erik piace formare in azienda i tecnici di cui ha bisogno. Ragazzi e ragazze che vivono in zona cosi che possano crescere e lavorare nella loro terra con la vicinanza delle loro famiglie diventando un patrimonio, oltre che tecnico, famigliare dell’azienda.
L’unico outsider è Diego (Salimbeni), il projects manager. Ci dicono venga da Napoli, ma a noi pare che la vicinanza con la Motor Valley emiliano romagnola abbia ammorbidito molto il suo accento. E’ quasi pronto per i test della moto su pista e nonostante il circuito di Imola sia dietro l’angolo lui sogna la pista di Misano dedicata a Marco Simoncelli – che qui alla Tazzari, prima di lasciarci, è stato di casa – perché è lì, tra le morbide colline e la costa romagnola, che si trova il cuore pulsante del mondo dei motori che – attenzione – non è fatto solo di prodotto, ma di uomini con la loro passione e la loro intelligenza.
Qualche dato tecnico della Cama
Con lui entriamo nei dettagli tecnici, almeno quelli fin qui definiti visto che la bimba non è ancora nata. Batteria da 400 volts, picco d’efficienza 98%, peso che non raggiungerà i 200 kg, prima cinghia di trasmissione per motociclette con cavo di trazione in carbonio. Orgoglio di Diego il motore. Le dimensioni sono impressionanti, sta dentro una scatola 20×20, pesa poco più di 11 kg ma è capace di sviluppare una potenza di 150 cavalli e 230Nm e per questo capace nello spunto di primeggiare sulle supersportive di riferimento.
Un racconto che stimola molte domande. Nell’ultimo anno abbiamo viaggiato per lungo tempo in sella ad una moto elettrica. Due mesi su strada attraverso Romagna, Toscana, Marche e Umbria. 4000 chilometri di guida su e giù per i passi tosco-romagnoli, nel cuore delle città d’arte, con tanto divertimento, che ci hanno fatto comprendere come questi mezzi non debbano forzatamente rappresentare un’alternativa ma sicuramente un’opportunità.
Una delle richieste che lo diverte maggiormente è quella di mostrarci dove si sblocca il cavo di ricarica in caso non esca prontamente dalla moto. Lui sorride – “è capitato anche a voi?” – e spiega come, con genialità tutta italica, è stata trovata una soluzione semplice e immediata.

Una moto elettrica costruita intorno a te
Prima di girare i contatti della moto la visita nella centrale dove si affina virtualmente il design della Lacama. Basta un click e siamo pronti a scegliere accessori e colori che renderanno la “nostra” moto unica al mondo con tanto di certificazione testimoniata dalla targhetta con il numero di produzione. Il risultato soddisfa tutti: bianca, rossa e verde, chissà se sarà una delle moto che verranno esposte ad Eicma per il lancio del prodotto?
E’ il momento della prova
Si sale sul prototipo che già nel colore incute paura. “Attenti, l’unica modalità disponibile su questo prototipo è quella “Rocket!”!”. Ed è proprio come un missile che ci catapultiamo tra le auto del parcheggio, ben attenti a non fare danni.
La spinta è potente e la distribuzione dei pesi da subito aiuta a prendere confidenza con la moto. Qualche accelerazione, qualche zig zag tra i tombini ed è ora di tornare indietro prima che a qualcuno venga un coccolone. Resistiamo a non imboccare il cancello che ci proietterebbe verso la libertà.
Almeno per ora e solo perché ci hanno promesso che presto potremo provarla veramente su strada.
