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Visitare l’Aspromonte in sella ad una moto

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⏰ Durata: 2/3 giorni
↔️ Lunghezza totale: km 397,38
⭐️ Difficoltà: facile
🗓️ Quando partire: da metà aprile a fine ottobre
🏍️ Moto: tutte

Visitare l’Aspromonte per capire e conoscere la Calabria. Un itinerario in moto di pochi giorni per apprezzare questa terra ricca di storia e di leggende.

Benvenuti in Aspromonte
1° giorno – da Silla a Bova Marina
2° giorno – da Bova Marina a Gerace

Visitare l’ Aspromonte

”Vieni, celebre Odisseo, grande gloria degli Achei, e ferma la nave, perché di noi due possa udire la voce”.

Omero e le Sirene, Scilla e Cariddi, Calabria e Sicilia… e l’Aspromonte, ultima propaggine dell’Italia peninsulare che, circondato dal mare, conserva tra i suoi anfratti nascosti tracce di una storia al tempo stesso antica e presente.

Siamo nella Terra del Mito, dove i Greci trovarono una seconda patria portando civiltà e bellezza. E anche una lingua antica che dopo duemila anni è ancora tenacemente abbarbicata tra i borghi fantasma dell’Aspromonte, in quella parte della Calabria affacciata sullo Jonio orgogliosamente ellenofona che si chiama grecanida.

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1 giorno da Silla a Bova Marina

Scilla e Cariddi – tra Sicilia e Calabria

Non è facile lasciare Scilla e il suo castello che si erge imperioso su quella rupe che si protende sul mare, nelle cui viscere aveva trovato rifugio quella bellissima ninfa che la gelosia della maga Circe trasformò in un mostro con dodici piedi e sei teste.

 Ma Scilla, e ancor più Chianalea, il borgo dei pescatori che si stende ai suoi piedi, è tutt’altro che un luogo di perdizione, se non dei sensi, dove, come racconta Platone, ogni cosa si tinge con le diverse tonalità del colore viola, dando vita ogni sera, con i suoi spettacolari riflessi, ad una visione sempre nuova”.

visitare l'aspromonte_scilla

Abbiamo deciso di partire da qui, da questo borgo abbarbicato alla roccia sul Promontorio scaleo e bagnato dal Mare Jonio concedendoci una giornata fantastica conclusasi con una cena di pesce su una terrazza che abbraccia la piccola baia di pescatori che si allarga sotto di noi verso lo stretto di Messina.

La zona è altamente turistica e la cosa non ci sorprende vista la bellezza del luogo e l’ambiente suggestivo. Le sue origini sono antichissime e si perdono tra storia e leggende alimentate anche dagli abitanti del paese che tra un bicchiere di vino e una fetta di formaggio vi racconteranno la leggenda che vuole i pesci spada che attraversano lo stretto dei Mirmidoni trasformati.

Chi erano i Mirmidoni domanderete voi?

Erano un popolo mitologico, discendenti del figlio di Zeus che seguirono Achille, il loro re nella guerra di Troia e che decisero di condividere con lui la morte.

Teti, madre di Achille, divinità delle acque marine mossa a compassione per il coraggio mostrato da questo popolo decise di trasformali nel bellissimo pesce.

Reggio Calabria e la porta del Parco Nazionale dell’Aspromonte

E’ seguendo la statale 18 Tirrena Inferiore, un tempo strada regia delle Calabrie, che seguendo il profilo della costa scendiamo verso Reggio Calabria.

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Al di là dello Stretto la Sicilia sembra a un passo. Fisicamente sono circa tre i km che la separano dal continente, un soffio che sembra quasi accorciarsi quando, come per magia, in alcune giornate le due coste appaiono essere così vicine da potersi sfiorare.

La leggenda vuole che si tratti della magia di Fata Morgana, la mitica sorellastra di re Artù, ma che in realtà altro non è che un effetto ottico dovuto alla sospensione nell’aria di molecole di acqua rarefatta che danno origine al miraggio.

 In qualsiasi modo lo si racconti, lo spettacolo è magnifico, così come incantato è il lento incedere a zig zag delle spadare che, coi loro lunghi alberi capaci di raggiungere anche i 25 metri in altezza sulla cui sommità piccola piccola appare la vedetta, pattugliano su e giù lo stretto per la “caccia” al pesce spada.

Reggio Calabria e i magnifici Bronzi di Riace

Il fascino che sprigiona la vista dello stretto di Messina è innegabile così come le azzurre acque del Mar Jonio che si possono ammirare passeggiando lungo il bellissimo lungomare o ancora le vie del centro dove vicino a bruttissimi palazzi possiamo trovare anche ville in stile liberty o case signorili di altri tempi.

Questo e tanto altro regala il capoluogo calabrese che affonda le sue radici nell’antichità e, sfortunatamente, un tremendo terremoto avvenuto nel 1908 l’ha distrutto quasi completamente

Uno dei simboli della città dopo i “Bronzi” è sicuramente l’affascinante castello aragonese che vi consigliamo di visitare, ma ora è arrivato il momento, siamo qui, davanti alle porte del museo che si aprono per guidarci all’incontro con la bellezza degli antichi bronzi.

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I Bronzi di Riace

Il 16 Agosto del 1972 in località Porto Forticchio di Riace Marina vengono rinvenute due statue di bronzo.

La storia dei Bronzi più famosi al mondo rinasce qui, ammantata di mistero sia riguardo la datazione dei manufatti ( ci sono dodici versioni diverse) ma anche sulle modalità della scoperta.

Tutto questo naturalmente aumenta il fascino di queste sculture anche se ad essere sinceri non ne hanno assolutamente bisogno 🙂

In partenza da Reggio Calabria

E’ seguendo dalla cresta il corso del torrente Calopinace che, usciti da Reggio, la strada inizia a salire finché i primi pini, superata Terreti e Santa Domenica, piccole frazioni aggrappate alle rocce nel circondario di Reggio Calabria ci annunciano l’avvicinarsi della selva.

 E’ una salita in solitaria – ma lo sarà anche gran parte del viaggio – quella che ora affrontiamo  anche quando, lasciando il sentiero che abbiamo imboccato ( strada Redentore Gambarie), Ricco di panorami mozzafiato che allungano lo sguardo da una parte verso il Mar Jonio e dall’altra verso la cima dei monti, incontreremo la più rinomata SP3, a pochi km dal borgo di Gambarie.

visitare_l'aspromonte_panorama

E’ attraversando i boschi di querce, lecci e sugheri che la strada prosegue, stretta, a tratti sterrata. Incontriamo poche case che si perdono tra i boschi oppure nei tratti di pianura colorati da numerosi cespugli di ginestre.

Il borgo di Bagaladi

Qualche mucca al pascolo nessun segno di vita, no auto ma davanti a noi il paesaggio continua a salire verso Bagaladi, il cui nome – forse dall’arabo Baha’ Allah, “bellezza che viene da Dio” – tradisce l’origine di questo luogo, che ebbe ruolo e importanza sia in epoca normanna che sveva, e oggi immerso nel verde degli uliveti ai piedi del Monte Sant’Angelo.

 Bagaladi, a cui arriviamo dopo un’affascinate susseguirsi di curve e tornanti, è anche una delle due porte di accesso al Parco Nazionale d’Aspromonte. Ma il richiamo di un borgo fantastico già nel nome, Pentedattilo, con una digressione verso mare, ci fa solo posticipare l’incontro. 

Pentedattilo

E’ cos’ quindi che raggiunto il bivio con la Sp23 proseguiamo lungo la nostra provinciale 3 per una discesa verso il mare. Non possiamo mancare all’appuntamento con uno dei borghi più affascinanti e famosi di questa zona: il borgo delle “ Cinque dita”.

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Accovacciato sulle rocce del Monte Calvario che qui disegna la forma di una gigantesca mano a cinque dita, il borgo, di lingua greca a 250 metri di altezza sul livello del mare osserva i resti dell’antico borgo, oggi “fantasma” che, 100 metri sopra venne dichiarato inabitabile nel 1971.

Qui gli echi di un passato antico sono forti e rimandano al 640 A.C. quando Pentadattilo era un’importante centro economico e anche strategico per i romani per la sua posizione privilegiata verso la Fiumara Sant’Elia che apriva la via verso l’Aspromonte.

Bizantini, baroni,marchesi, è solo il terremoto del 1783 che segna la fase di declino del paese quando la popolazione inizia una migrazione verso il paese vicino di Melito Porto Salvo che si affaccia sul mare.

Oggi resta un luogo suggestivo e bellissimo che alcuni locali stanno cercando di riportare in vita con l’apertura di strutture per l’accoglienza dei turisti.

Si rientra in Aspromonte

E’ ripercorrendo a ritroso i 20 e passa km della SP3 che superata la frazione di Ielasi è giunto il momento di addentrarsi nel Parco nazionale dell’Aspromonte con destinazione Roccaforte del Greco, un nome che più di mille parole sa raccontare la storia di questo borgo antico che, posizionato su tre costoni rocciosi, domina con le sue piccole case e le stradine in pietra la vallata dell’Amendolea

Sono poco più di una manciata infatti i km che ci separano dal letto del fiume che in secca si incunea, seguendo la sua via verso il mare tra il verde dei monti. Uno spettacolo che lascia a bocca aperta, specie se a poca distanza si ergono paesi antichi come Roghudi vecchio, il più affascinante e unico tra i borghi fantasma dell’Aspromonte.

visitare_l'aspromonte_fiumara di amendolea

E’ dunque lungo la strettissima Via Umberto che taglia le aspre montagne con una serie incredibile di curve e tornanti panoramici che ci avviciniamo a questo antico borgo ma non solo, anche al cuore di questa terra così selvaggia che pare lontana dal mondo e dagli uomini.

I pochi pastori di capre che vivono questi luoghi ci osservano prima con sospetto e poi con curiosità non venendo mai meno alla gentilezza e alla disponibilità se ci fermiamo a chiedere informazioni.

La strada è panoramica e bastano alcune curve per trovarsi incantati ad osservare dall’alto l’antico borgo e la fiumara che scorre laggiù ai suoi piedi.

Roghudi vecchio

 Già il suo nome – che deriva dal greco rogòdes, “pieno di crepacci” – è un programma, così come le strade, che ormai da diversi chilometri percorriamo, è quanto si possa maggiormente desiderare per chi faccia dell’adventouring la propria passione.

 Strade smosse, spesso bianche o ciottolose, apparentemente lontane dagli uomini e da Dio, su cui la Moto Morini X-Cape si muove agile e sicura anche nella guida in due con bagaglio.

Abitato sin dall’inizio dell’anno Mille, Roghudi è abbarbicato su un dente di roccia che si protrae dentro la fiumara Amendolea e venne abbandonato a seguito di due terribili alluvioni che si susseguirono agli inizi degli anni ’70.

Luoghi desolati, dove l’isolamento ha fatto trovare alle leggende linfa di cui nutrirsi, proprio come quella che racconta come le mamme assicurassero ben bene con cordicelle le caviglie dei propri figli ai muri e alle porte per evitare che cadessero nel precipizio. 

visitare_l'aspromonte_roghudi

Fascino dell’Aspromonte – Rocca del Drago e le Caldaie del latte

Una decina di tornanti ancora ed ecco che l’incontro con due formazioni rocciose curiose, la Rocca tu Dracu (Rocca del Drago) e le Caldaie del Latte, ci porta a proseguire il viaggio tra leggende e fantasie.

 Mentre la prima ricorda la testa di un drago che custodirebbe un tesoro inestimabile, le rocce a forma di gobbe della seconda rimandano alle caddhareddhi, ovvero alle pentole del latte che permetterebbero al drago di nutrirsi.

 Tornante dopo tornante lungo una strada senza nome si guida verso la costa. Attraversiamo luoghi aspri e disabitati dove le rocce iniziano a impallidire sotto un sole calante e poi ancora foreste di abeti dagli alti fusti che una volta diradati, lungo un tornante panoramico mostrano uno dei versanti di Bova, arroccata sul versante orientale dell’Aspromonte e considerata la capitale culturale delle tradizioni grecaniche dove gli anziani del paese – dicono – parlano ancora il greco di Calabria.

In serata l’arrivo a Bova

Bova affonda le sue radici nel neolitico e non stentiamo a crederlo perché ancora oggi pare immobile nel tempo e magnifica nello spazio.

Una leggenda che a noi piace tanto narra che una regina armena ( è oramai testimoniata dalla storia la presenza degli armeni in Calabria in varie epoche storiche) condusse la sua gente sul monte Via, latinizzato Bova che era luogo adatto per pascolare i buoi e qui restarono e forse ci sono ancora oggi :-).

Proseguiamo verso il mare per raggiungere Bova Marina dove abbiamo deciso di trascorrere la notte. 

Un Bed&Breakfast molto carino, una pizza in compagnia dei paesani nell’unico locale aperto e una buona dormita. L’atmosfera è fantastica e domani ci attende un nuovo giorni e nuove scoperte qui tra le montagne Aspre di Calabria.

2 giorno da Bova Marina a Gerace

Bova Marina e la costa ionica

Una nottata tranquilla, anzi tranquillissima, colazione in giardino circondati da piante grasse e alberi da frutto, uno sguardo curioso al piccolo centro turistico che si affaccia sul mare e siamo pronti a ripartire.

Oggi si rientra in terra d’Aspromonte per proseguire il viaggio verso nord lungo la costa Ionica prima per penetrare poi nuovamente il territorio.

E’ una bella strada di costa quella che ci accompagna per i primi chilometri sino a Palizzi Marina, una strada che offre diversi spunti per fermarsi a fotografare e ammirare questi borghi che si affacciano sulle chiare acque del mar Jonio.

Da Palizzi Marina sarà la SP164 a guidarci nuovamente verso Palizzi, nel cuore del monte a cui arriviamo attraverso paesaggi così aspri da ammaliarci.

visitare_l'aspromonte_verso Palizzi

Palizzi è un incanto

 Palizzi già da lontano è un incanto. “Siamo giunti in vista di Palizzi – la racconta lo scrittore e paesaggista inglese Edward Lear a metà ‘800 – dominante una delle tante strette vallate aperte al mare. dominata com’è dal suo castello che ora come allora la protegge.” Ecco proprio così, proprio come l’avremmo potuta raccontare oggi.

I resti di un’ castello di origine medievale posizionato in cima ad uno spuntone roccioso e le case costruite a ridosso della roccia, ai piedi del castello, questa è la visione che portiamo con noi di questo luogo che affonda le sue radici nell’era paleolitica, riconosciuto dagli esperti tra i siti paleolitici più antichi d’Europa.

 Proseguendo per la provinciale 164 tra curve e controcurve raggiungiamo Pietrapennata che ci  trasporta nella tradizione dei cavalieri di Malta che testimoniano il oro passaggio presso l’antica chiesa della Madonna dell’Alica, un sito monastico che sembra celebri la Vittoria di Lepanto.

Capo Spartivento tra storia e leggende

E’ incredibile come questi luoghi, oggi quasi disabitati e circondati da rocce, boschi di lecci, querce e pini ricordino eventi così lontani ma decisivi per la storia del nostro paese.

E ancora non è finita, seguendo infatti le indicazioni dell’unico abitante di questo borgo solitario che incontriamo, nel tentativo – fallito – di raggiungere Staiti andremo a perderci tra le montagne e le campagne per poi ritrovarci nuovamente sul mare proprio nei pressi del Faro di Capo Spartivento dove Ercole – si racconta – si riposò qui dalle sue fatiche

 Come Strabone racconta nella sua “Geografia”, anche noi doppiando questo capo seguiremo “la rotta che inclina sempre più verso Settentrione e verso Occidente sino al golfo Ionio, lungo la costa per poi rientrare  un attimo imboccando la SP170 una bella strada panoramica per una breve visita a Ferruzzano, un borgo, oggi abbandonato ma che regala una splendida vista sulla costa e soprattutto sulla “riviera dei Gelsomini” il cui profumo riempie già da alcuni chilometri le nostre narici.

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“Ferru” “nzanu” ferro forte era destinato alla difesa dagli attacchi dei saraceni che lungo queste coste erano di casa. Oggi un’oasi di pace che regala uno sguardo privilegiato verso il mare, ma anche verso il territorio circostante ricco di boschi e di biodiversità.

Una volta ripresa la strada di costa che ci regala diversi spunti panoramici sulle lunghe spiagge di sabbia bianca che si affacciano sullo Jonio, all’altezza di Bovalino rientriamo nel cuore dell’Aspromonte, per un ultimo magico incontro.

Piatì 

 Lungo la SP2 antica strada tortuosa che consapevolmente scegliamo al posto della nuova e lineare provinciale, arriviamo dopo chilometri di guida impegnativa ma molto divertente  con tratti di sterrata e panorami incredibili a Platì un borgo medievale nel cuore della Locride.

Proseguendo poi un tornante dopo l’altro, saliamo verso l’alto lungo un tratto di SP2 che ha sicuramente conosciuto momenti migliori.

 Consideriamo questo dissesto come parte di un viaggio avventuroso che non cessa mai di stupire così come le forme uniche di Pietra Cappa, il monolito tra i più grandi d’Europa che con la sua mole si innalza nella vallata delle Grandi Pietre.

Gerace e la fine di un meraviglioso viaggio

 La qualità della strada e del paesaggio cambieranno proseguendo fino all’incrocio con la strada che ci porterà prima ad incontrare la Sp1 e poi scendere e, dopo una ventina di km di divertente discesa, raggiungere Gerace, cuore medievale della Calabria Greca.

L’Aspromonte è ormai alle spalle, di fronte a noi Locri e la sua storia antica e il mare capace di raccontare una Calabria diversa ma sicuramente non meno affascinante di quella fin qui incontrata.

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Informazioni per il viaggio

Luogo di partenza: Scilla Luogo di arrivo: Gerace- Continente: Europa - Paese attraversato: Italia

Dettagli percorso

Luoghi e punti di interesse:Scilla - Reggio Calabria - Museo nazionale di Reggio Calabria - borgo di Bagaladi - borgo di Pentadattilo - borgo di Roghudi - Rocca del drago e Caldaie del latte - borgo di palizzi - Capo Spartivento - borgo di Gerace

Note particolari

Strade provinciali secondarie - alcune strade bianche - Difficoltà: nessuna

Km Percorsi

401.38

Le altre tappe del percorso

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