Viaggio nei monti Sibillini in moto
I Monti Sibillini sono il vero cuore pulsante: tra Umbria e Marche, un percorso lungo alcune delle zone più belle d’Italia, all’insegna della rinascita e della voglia di ripartire dopo i terremoti del 2016 e del 2017. Itinerario alla scoperta di paesaggi unici e naturali;
Nelle scorse settimane dal comune di Assisi è partita la chiamata ai motociclisti italiani per tornare a far volare le proprie ruote sulle strade dell’Umbria e, aggiungiamo noi, delle Marche e dell’Abruzzo. Le regioni del centro Italia che da agosto ad ottobre del 2016 hanno subito e vissuto l’immane tragedia del terremoto che ne ha distrutto una parte e lasciato annichilitaun’altra.
Il risultato è tragico e, purtroppo ancora dopo tanti mesi, sotto gli occhi di tutti. Ma il risultato più terribile è quello che, a seguito delle notizie rimbalzanti da un media all’altro, si è creata una psicosi inarrestabile sullo stato di questi territori col risultato altrettanto tremendo di essere abbandonati dai milioni di turisti che qui, ogni anno, si davano appuntamento. Contro questo stato delle cose, non veritiero della realtà questi territori hanno lanciato il proprio grido d’allarme e la richiesta d’aiuto a cui noi ci siamo sentiti di rispondere non solo per rivedere luoghi tanto amati, come la Piana di Castelluccio, ma anche per dare concretamente una mano risposto. Questa chiamata alla partecipazione non ci ha lasciato indifferenti, anzi, da tempo aspettavamo l’occasione per partecipare attivamente alla ricostruzione di uno dei territori più amati dai motociclisti italiani ma anche stranieri, quei monti Sibillini, meta di tante scorribande e scrigno di ricordi di un paesaggio magico e spettacolare come quello che nel passato recente ci attendeva sotto le pendici del monte Vettore.

Non riuscendo a partecipare all’evento “ufficiale” per problemi tecnici alla moto, approfittiamo delle magnifiche giornate che ci hanno riservato le settimane a seguire per partire alla volta dei nostri cari e amati Sibillini.
Le Marche e i suoi bellissimi passi appenninici
Si parte di buon mattino dall’arco trionfale che segna da secoli la fine della via Flaminia a Rimini verso il mitico passo del Furlo e poi in volata, lungo la Sp3, verso il Passo della Scheggia (la Contessa la lasciamo ad altri) guidando lungo gli antichi percorsi della Flaminia di cui ancora si possono ammirare le vestigia. Siamo entusiasti di questo viaggio che parte sotto un bellissimo cielo azzurro ed entusiasti per la possibilità di dimostrare a noi stessi e agli altri che viaggiare verso i Sibillini è possibile.
La prima scossa arriva, ben presto, a Camerino.
Camerino e le prime tracce della distruzione
Camerino è un’ombra. O meglio, le mura, le case, le chiese, alcune delle quali sfregiate dal sisma, ci sono ancora ma tutto mentre risaliamo verso il centro è immobile, imbrigliato dentro transenne di ferro che delimitano la zona rossa. Il paese non si visita più e il nostro cuore si apre alla desolazione. Siamo incantati e lacerati dall’impossibilità di addentrarci tra le sue vie ma l’unica cosa che i ragazzi dell’esercito sanno indicarci è un mini tour verso alcune case diroccate e un giro intorno alle alte e imponenti mura.
Camerino è un piccolo gioiello incastonato nelle valli marchigiane in provincia di Macerata, vanta un’università fondata in età medievale ed anche il suo borgo strutturalmente richiama a quel periodo. Da lì, affacciandosi come a un balcone, già s’intravvedono le cime dei monti che ancora portano tracce di neve. Prima del terremoto, passeggiando per le vie del borgo potevamo sentirci avvolti nelle sue calde tonalità dove la pietra e il cotto si alternavano al rosato e all’arancio degli intonaci. Oggi non ci rimane che fotografare muri scrostati se non devastati, anche una speranza si apre solo sbirciando dalle transenne verso la ragnatela di stradine dove ancora si scorge l’antica magia che aspetta solo di essere riportata in vita.
Ok riprendiamo la via, abbiamo capito che questo sarà un viaggio doloroso anche se le strade ci riportano, tra curve e tornanti, a ritrovare le ragioni dell’amore che nutriamo per queste terre.
Camerino apre la porta a tutta una zona che, tra agosto e ottobre 2016, a più riprese, ha subito gli effetti di un sisma devastante e sin da subito lungo la strada ne testimoniano i segni, Camerino apre però anche la porta ad una delle zone più belle d’Italia, la zona che tra una valle e l’altra si avvicina ai monti Sibillini.

Le zone marchigiane del sisma
La SP209 ci trasporta in un nuovo mondo. Stiamo scendendo verso Visso, uno dei centri più colpiti dal terremoto e l’itinerario si snoda sotto le nostre ruote tra curve e tornanti che rimandano la

memoria a vecchi viaggi, quando ancora il mondo che ci circondava era in ordine, immobile nella sua bellezza da tempi immemori.
Oggi attraversiamo paesaggi stupendi ma anche paesi chiaramente distrutti o abbandonati. La natura nella sua rigogliosa umanità sembra cerchi quasi di nascondere le immagini del disastro, ma qui anche l’uomo ha le sue colpe perché è difficilmente accettabile che a svariati mesi dal sisma ci siano ancora situazioni al limite del comprensibile.
Attraversiamo Muccia, Pieve Torina, Aschio, e tanti piccolissimi borghi che oggi stanno in piedi solo se impacchettati nelle impalcature. Ci avviciniamo così a Visso speranzosi ma, altrettanto e forse più, titubanti.

Visso è morta
Esiste, ma non si muove più, non respira. La osserviamo da lontano, dagli sbarramenti che presidiati dalle forze dell’ordine ci tengono lontani da quello che ricordiamo come uno dei centri pulsanti della valle, quasi incapaci di trattenere una lacrima. Visso, la porta verso i Sibillini, il meraviglioso borgo meta di tanti viaggi giace davanti a noi, sepolto da macerie che dopo tanti mesi riempiono ancora le strade e i vicoli.
Fermi al nostro fianco altri motociclisti che come noi avevano sperato di poter imboccare la Provinciale 134 verso Castelsantangelo sul Nera oppure la provinciale verso Ussita, anche lei colpita dal sisma e per questo irraggiungibile. Costernati chiediamo spiegazioni ma nessuno risponde. E’ probabile che tutto sia bloccato per paura che si entri in paesi abbandonati per rubare, resta il fatto che alcune delle strade più popolari per il mondo del mototurismo, che portava verso queste zone migliaia di motociclisti da tutta l’Europa non sono percorribili.
Rientriamo a Muccia per poi proseguire lungo la SS77Ter.
In località Pontelatrave, borgo abbandonato e chiuso al traffico per quella che ci sembra una sciocchezza facciamo l’incontro con un bellissimo e antico ponte romanico del XIII sec.. Ci fermiamo nella quiete del pomeriggio. Tutto è fermo, manca la vita, in lontananza la mole dei Sibillini. I segni del sisma ci accompagnano nell’avvicinamento a quelle cime che ci sembrano lontane insieme alle sistemazioni di fortuna che si susseguono entro cui gli allevatori della zona hanno trovato riparo per rimanere e accudire il bestiame. Quello del bestiame è il grande problema che attanaglia queste popolazioni e non è raro incontrare container posti proprio a ridosso dell’abitazione o delle stalle danneggiate dando il segno tangibile della volontà di non abbandonare le proprie terre.
SP99, si sale. Immersi nel verde, i Sibillini come un faro ad indicare in lontananza la via. Da Cicconi inizia la discesa verso Fiastra e il suo lago, una discesa panoramica dove le vette innevate dei monti si impongono imponenti.

Raggiungiamo il lago e le sue ferite per riprendere la salita. Stiamo cercando un posto dove passare la notte ma qui è come se la vita si sia fermata. Tutto tace, tutto è chiuso e cominciamo a temere che non troveremo riparo per la notte. Decidiamo di svalicare e puntare verso Sarnano.
Verso la cima
La provinciale 47 si inerpica verso Bolognola e Tintura, colpite duramente dal terremoto ma ancora in grado di trasmettere la magia di questi luoghi. L’aria diventa frizzante e la mole della catena montuosa più bella del centro Italia ci accoglie a Pintura
La neve imbianca ancora le cime che si allungano verso l’altopiano di Castelluccio, vietato al traffico ma presente nei nostri cuori, la strada sale attraverso stretti tornanti verso la cima. Pintura ci attende e ci lascia senza fiato. Nemmeno la crudeltà di questa natura che ha piegato le popolazioni della zona può nascondere la bellezza e il fascino di queste cime. Tutto quello che abbiamo visto, il dolore che ci circonda perde di senso di fronte ad uno spettacolo che sovrasta l’uomo e lo accoglie allo stesso tempo.

Di corsa verso Sarnano
La discesa verso Sarnano è spettacolare, la SP120 scivola verso valle regalando tornanti da brivido e una vista mozzafiato verso le pianure marchigiane. Ancora case distrutte, ancora impalcature e protezioni, la strada non è il massimo ma la moto ruggisce entusiasta..
Sarnano è un borgo che andrebbe premiato solo per essere stato uno dei primi che ha saputo rialzare la testa già all’indomani delle prime scosse. Situato nel cuore dei monti Sibillini, 3.268 abitanti che vivono di turismo. Piccolo borgo medievale decisamente suggestivo con una bella visuale sulla valle intorno e sui monti. Un centro arroccato, costruito con pietra cotta, che finalmente proprio in queste giornate riesce ad aprire al pubblico il suo centro storico.

Troviamo da dormire in un agriturismo molto carino con una bella vista sul paese. I proprietari provati ma l’accoglienza è delle migliori e la cena a base di carne di produzione locale è ottima.
In mattinata una visita al centro del borgo appena riaperto. Siamo solo noi e la passeggiata è commovente, piena di pathos.
Si riprende la via dei Sibillini per rientrare nelle zone del sisma. Guidiamo in direzione del lago di Fiastra per ammirarlo in tutto il suo splendore. La giornata è piena di sole e sono tanti i turisti che come noi vogliono dare un segno tangibile d’amore verso questi luoghi..

Da Sarnano direzione Monastero si prosegue lungo la fantastica provinciale 91 da dove si possono ammirare anche “Le lame rosse” situate nei pressi del lago di Fiastra. Meta di un itinerario da compiere a piedi ci si inerpica tra i lecci per giungere ad ammirare queste singolari conformazioni rocciose che, attraverso l’erosione di milioni di anni, hanno perso il loro rivestimento mettendo in luce il rosso del ferro e trasformandosi in curiosi pinnacoli dalle forme più strane.
Rientro nella zona del sisma
Tra paesaggi spettacolari, curve sinuose e traiettorie sofisticate possiamo dire che i Sibillini offrono itinerari ricchi di meraviglie naturalistiche e culturali che possono soddisfare appieno tutte le richieste dei viaggiatori sulle due ruote. Un ultimo sguardo al lago di Polverina risalendo nuovamente verso Muccia e la zona del sisma.
Il nostro viaggio proseguirà verso l’Umbria ma questa è un’altra storia.

Resta il rimpianto
Il rimpianto per la perdita di tutta un’area del centro Italia a noi molto cara e dai bikers molto frequentata. Sicuramente il sisma non è colpa di nessuno, fa parte del moto naturale della terra, ma la ricostruzione va a rilento e rischia di segnare profondamente il destino e il futuro di un’area magnifica. E’ sotto gli occhi di tutti la drastica riduzione delle presenze turistiche su tutto il territorio verificatasi dopo il sisma dell’agosto scorso e poi ancora di ottobre e questo contribuisce a diminuire o a far regredire la qualità della vita e la permanenza in quei luoghi. Qualcosa si sta muovendo, ma fino a quando la strada che da Visso porta verso l’altopiano di Castelluccio rimarrà chiusa sarà difficile pensare ad un avvio ed una rinascita della zona.
Noi motociclisti abbiamo bisogno di queste zone, ce ne siamo accorti in queste giornate nelle quali le strade aperte dei Sibillini sono diventate i nostri percorsi e le strade chiuse le nostre pene. E’ da qui che parte l’appello che ci sentiamo di condividere con tutti gli amanti delle due ruote: non abbandonate i Sibillini. Continuiamo a portare il rombo delle nostre moto in queste zone, facciamo sentire alto il rumore così che si evidenzi la nostra presenza e la nostra vicinanza. Continuiamo a lottare perché Stato e burocrazia non perdano tempo. Qui il tempo è prezioso e vitale. Vivere o morire, e i Sibillini devono tornare a vivere.