Ogni fiume racconta una storia
Viaggio lungo il fiume Metauro: Un viaggio in moto alla scoperta delle sorgenti del fiume Metauro raggiunte attraverso le valli marchigiane.
Deriva il suo nome dalla semplice fusione di due torrenti, Meta e Auro che a Borgo Pace, ai piedi dell’Alpe della Luna, uniscono le proprie acque e il proprio nome in un unico torrente che si ingrossa poi nella sua discesa verso valle trasformandosi in unouno dei più importanti fiumi delle Marche, anche grazie all’apporto di corsi bellissimi, come il Candigliano che incontreremo attraversando la famosissima Gola del Furlo.
Il fiume nel periodo romano, correndo a fianco della consolare Flaminia, era considerato una delle vie principali tra Roma e l’Adriatico e fu testimone, dandogli il proprio nome, della memorabile battaglia che vide l’annientamento totale dell’esercito cartaginese di Astrubale, fratello di Annibale che dall’ Africa, attraversando mezza Europa, stavano scendendo la pianura italica alla conquista di Roma.
Fano città antica e affascinante
Noi partiamo per questo viaggio dalla foce, appena fuori la città di Fano che visitiamo per la prima volta rilevando con nostra grande sorpresa l’inaspettata bellezza del suo centro storico.

Fano ospita il carnevale più antico d’Italia ed è la terza città delle Marche per popolazione.
Detto questo quello che abbiamo trovato ci ha stupito. Centro piceno prima e poi importante centro romano deve il suo nome al tempio della fortuna (Fanum Fortunae ) eretto probabilmente dopo la battaglia del Metauro ( 207 a.C. ).
L’imperatore Augusto la dota di cinta muraria che ancora oggi in parte possiamo ammirare. Prima di passare sotto il dominio del Papa ospitò Longobardi e Franchi per arrivare poi, a fine XII sec., al dominio della famiglia dei Malatesta.
Questa grande famiglia ( non per niente originari di Rimini ) lascia grandi tracce del suo passaggio che dura sino al 1463 anno in cui Sigismondo Malatesta, dopo un lungo e sanguinoso assedio, la deve consegnare al suo acerrimo nemico e grandissimo personaggio del Rinascimento Federico da Montefeltro.
Federico però non riuscirà a governarla ma dovrà consegnarla allo Papa per l’ostilità della cittadinanza.
Tutto il Montefeltro e la Valmarecchia sono pieni di storie sanguinose che raccontano gli avvenimenti che coinvolsero i due grandi personaggi dell’epoca, Sigismondo e Federico in uno scontro frontale all’ultimo sangue. Ed è grazie alla magnificenza di questi due grandissimi condottieri che noi oggi possiamo ammirare le rocche, i forti e i castelli disseminati lungo tutto questo stupendo e affascinate territorio.
Fano partecipò attivamente ai moti risorgimentali che infiammarono il suolo italico e portarono alla sua unità e nella seconda guerra mondiale, trovandosi come anche Rimini, sulla linea Gotica subì intensi bombardamenti.
A noi arriva oggi quella suggestione rinascimentale che tanto affascina i viaggiatori che visitano le nostre zone con la Corte Malatestiana del XV sec. restaurata che, splendida nelle sue forme, ti guarda e il teatro della Fortuna che ti saluta con la sua torre trecentesca, ex Palazzo della Ragione giunto sino a noi attraverso diversi rimaneggiamenti.


Da visitare l’Arco d’Augusto simbolo della città e le diverse chiese sparse nel centro. Da segnalare poi una visita alla piccola chiesa di San Silvestro Papa costruita nel XII sec. e restaurata che al suo interno ospita un capitello jonico romano riutilizzato ma anche dipinti moderni di Augusto Ranocchi, a testimoniare un connubio tra antico e moderno ben riuscito dove l’arte moderna ha finalmente la possibilità di testimoniare con semplicità la bellezza e non, come di solito fa, provocare reazioni spesso indecifrabili.
Si parte dalla foce
Usciamo da Fano per dirigerci alla foce del Metauro che qui tra dune di sabbia, ghiaia bianchissima e massi trasportati dal tempo conclude la sua corsa gettandosi nelle azzurre acque dell’Adriatico. Da qui parte la risalita che attraverserà borghi e paesaggi di fulgida bellezza.

Tra le due scegliamo la sponda a meridione, la strada provinciale 16 verso Cerasa. Abbandoniamo per un attimo il letto del fiume che corre lungo la statale 73 bis, una strada a 4 corsie che non ci permetterebbe di godere appieno dell’entroterra marchigiano ne’ di percorrere le romantiche vie dei commerci e dei viaggi dell’antico asse romano che al momento sono state abbandonate, surclassate dalla nuova arteria a scorrimento veloce.
Le valli marchigiane, colori e sapori
Si viaggia in perfetta solitudine tra colline dove, il colore dominante è il marrone della terra e il giallo dei girasoli che qui sembrano predominanti alternate a sprazzi dai vigneti che producono il Bianchello del Metauro.
I colori sono forti e accompagnano questa terra piena di borghi e di storie da raccontare. Superato Piagge scorgiamo già i primi campanili che annunciano una serie di borghi che cingono castelli più o meno piccoli, più o meno abitati, tutti con un passato glorioso .

In vista dei primi borghi, Orciano
Prima tappa Orciano di Pesaro, il paese dei cordai, che sorge sulla sommità di un’ampia collina tra la valle del Metauro e del Cesano. Sembra che debba i suoi natali ai cartaginesi guidati da Astrubale che qui costituirono un nucleo abitativo durante la ritirata dovuta alla pesante sconfitta nella battaglia del Metauro.
Qui scopriamo una meraviglia del Rinascimento; la Chiesa di Santa Maria Novella. Eretta nel 1492 sui resti di un’antica chiesa che risaliva al V sec circa su disegno di un famoso architetto del tempo; Baccio Pontelli ti accoglie con una spettacolare facciata che un’antica tradizione attribuisce addirittura a Raffaello Sanzio.
Commissionata dalla famiglia dei della Rovere succeduta con alternanti vicende ai Duchi del Montefeltro e prima ancora ai nostri signori di Rimini, i Malatesta. Ai Malatesta viene attribuita la costruzione di una torre che lascia a dir po co senza fiato vista la sua imponenza che si spiega con le vicende del tempo che vedevano i cittadini di Orciano e delle zone limitrofe ribellarsi contro la politica di vessazioni dei Malatesta che dovettero soffocare la rivolta e costruire una torre in grado di controllare tutto il territorio circostante.
La vista da Orciano è fantastica e si allunga verso i borghi limitrofi abbracciandoli in un unico grande panorama di immobile bellezza. Lo spostamento nel tempo delle reti viarie ed economiche del nostro paese verso altre zone ha permesso a questo entroterra di conservarsi e giungere sino a noi senza grandi turbamenti.
Dall’alto di Orciano siamo già in vista della prossima tappa che raggiungeremo a breve; Mondavio, altro possedimento malatestiano che nel 1442 vide Sigismondo Malatesta varcare le soglie del borgo al fianco della sua signora Polissena Sforza che lo portava in dote.
Dopo varie battaglie passò ai Della Rovere che lasciano ai posteri la possente Rocca che oggi possiamo ammirare intatta per non aver subito attacchi esterni visto il periodo di pace che i della Rovere assicurarono alla zona.

Il borgo di Mondavio e poi di nuovo on the road
Anche qui siamo dentro un paesaggio fuori dal tempo che ci ha tramandato questa pace immutabile e che questo sole di agosto rende ancora più splendente. Ci sediamo ad ammirare la rocca prima di riscendere nuovamente verso il Metauro.
Siamo nuovamente sulla Flaminia, direzione Fossombrone. Scendiamo e risaliamo attraverso colline luminose abbellite da stupendi girasoli e superiamo senza fermarci altri piccoli borghi pieni di fascino e di testimonianze storiche come Barchi con il suo importantissimo impianto urbanistico progettato nel ‘500, Sorbolongo che resiste all’interno delle mura della sua Rocca medievale, Reforzate che ti accoglie con i suoi 25 abitanti, le sue mura medievali e una porta della città che sfoggia l’aquila feltresca e Sant’Ippolito.
Fino a Fossombrone
Prima di giungere a Fossombrone, consiglierei di prendere la deviazione che porta al colle dei Cappuccini, dove sorge il Santuario del Beato Benedetto Passionei del XVI sec. Da lassù con un solo sguardo si può abbracciare la città intera: dalla “cittadella”, coi resti della possente rocca malatestiana che proteggeva dall’alto la città; alla corte Alta, oggi sede del museo; alla corte Rossa dal bel palazzo Ducale; alla corte Bassa che si stende lungo il fiume.

A poca distanza dalla città vi è un luogo meno carico di storia, ma altrettanto suggestivo. In località S. Lazzaro, dove un tempo esisteva il ponte di Diocleziano distrutto nella II guerra mondiale, il fiume si è fatto largo tra il calcare rupestre, scavandolo come un canyon. Sono le Marmitte dei Giganti, dove giochi d’acqua, di luce e di ombra creano effetti di grande suggestione.

All’altezza di Calmazzo abbandoniamo nuovamente il corso del Metauro per seguire quello di un suo affluente, il Candigliano.
Le gole del Furlo e poi Acqualagna, patria del tartufo
La strada che lo costeggia, resa sempre più stretta dalla parete del monte, si insinua pian piano nella gola del Furlo. e la galleria fatta scavare, nel 76 d.c., dall’imperatore Vespasiano e ancora prima dagli etruschi
Lasciamo la magia del Furlo per Acqualagna, la capitale del tartufo bianco, che si nasconde proprio tra questi monti resi rossi dalla pietra corniola.
Vogliamo andare a riprendere il nostro fiume a Urbania per poi seguirlo sino alla sua sorgente.


Il bellissimo borgo di Urbania
Da Urbania, che ha mantenuto intatto l’antico impianto urbanistico, celeberrima per la produzione di maioliche, le “durantine”, inizia l’ultimo tratto del viaggio.
Urbania o Casteldurante come venne chiamata sino al 1600, borgo medievale legato per lo più alle vicende dei Montefeltro e dei Della Rovere che qui vi soggiornarono spesso. E’ un borgo incantevole con il Metauro che qui scorre placido riflettendo nelle sue acque verdi l’imponente Palazzo Ducale.

Urbania ha un aspetto romantico, quasi voluttuoso, la sua struttura richiama a quella della città di Bologna con i suoi porticati meno imponenti ma altrettanto suggestivi. Degna di nota la visita al Cimitero delle Mummie ( 2 euro per entrare ) 18 corpi mummificati che raccontano storie anche grottesche ma non vogliamo togliervi la sorpresa !!
Continua il nostro viaggio lungo il Metauro
Si riprende la via tra il verde intenso di queste valli marchigiane; ora stiamo risalendo il Metauro verso Sant’Angelo in Vado uno dei borghi più antichi e meglio conservato di tutta la provincia di Pesaro – Urbino, meta ogni anno di motociclisti che presenziano al grande motoraduno che li ospita tra le sue mura.
Sant’Angelo in Vado (famosa anche per il tartufo) merita sicuramente una visita. Qui l’ anima del grande condottiero Federico da Montefeltro è ancora presente e si avverte passeggiando tra le antiche vie dove si radunava il suo Parlamento quando era Signore della Massa Trabaria prima di diventare Duca di Urbino.
Parcheggiata la moto si scende verso la sorgente del Metauro
Dopo una giornata passata ad affronatre curve e tornanti dalle azzurre acque dell’Adriatico alle valli del Montefeltro siamo giunti alla fine del viaggio o all’inizio di un’avventura che si ripete immutata nel tempo, la discesa calma o impetuosa di un fiume verso l’approdo naturale cioè il mare.
Siamo a Borgo Pace, affacciati ad ammirare il fluire del fiume Auro. Abbiamo appena attraversato il Ponte sul fiume Meta che ci ha portato qui ed ora, perplessi, stiamo valutando la nostra posizione per capire dove i due torrenti si incontrano per dare origine al Matauro.
Ci viene in aiuto un vecchietto che, incuriosito, si avvicina e ci indica la strada bianca dove infilarsi in mezzo al bosco per arrivare al punto esatto.

Il Meta e l’Auro
Siamo qui, al bivio, assaliti dall’emozione. E sempre esaltante trovarsi all’inizio di una avventura, circondati dalla natura che, immobile nella sua meravigliosa bellezza ci guarda e accoglie.
Tutto qui è immerso nel verde; dallo smeraldo del fiume, al verde foresta degli alberi al verde muschio del terreno intorno a noi e il rumore dell’acqua che scorre.
Siamo arrivati alla foce.