Viaggiare nelle Marche
Motoraduno internazionale del tartufo di Sant’Angelo in Vado: Presenti!
Partecipare al grande raduno delle moto e del tartufo che ogni anno verso metà di ottobre apre i battenti nel suggestivo borgo di Sant’angelo in Vado è un’esperienza più che sensoriale, perché abbraccia tutti i sensi compreso il forte senso di appartenenza ad un mondo in particolare: quello delle due ruote.
Musica, assaggi di tartufo e castagne accompagnati da vin brulé e allegria, la grande cena sotto il mega capannone allestito per ospitare le centinaia di motociclisti che ogni anno giungono anche da varie parti d’Europa in sella alle loro moto, la possibilità di dormire in tenda oppure dentro alcuni stabili messi a disposizione dall’organizzazione del Motoclub Tonino Benelli, questo e tanta passione sono gli ingredienti di uno spettacolo divertente e piacevole al quale ci consideriamo orgogliosamente di appartenere. Specie quando dalle 18 si aprono le “cantine” dove si mangia, beve e canta fino a notte.
Tre giornate di festa dedicate anche alla conoscenza del territorio con gite programmate o anche la possibilità, come quella colta da noi, di approfittare del raduno per poi partire alla scoperta di una delle regioni tra le più suggestive e praticabili per i bikers: le Marche.
Itinerari d’autunno
E’ dunque da Sant’Angelo in Vado che, smaltita la sbornia della sera prima e digerita la cena non adatta alle anime semplici, ci accingiamo a proporvi uno dei tanti itinerari possibili e divertenti che la zona offre. Il sole si sta alzando e l’aria frizza mentre imbocchiamo la stretta SP90 direzione Apecchio. La nebbia della notte che tutto ha avvolto inizia a dissolversi svelando un paesaggio magico che si apre tra luci e ombre mentre si continua a guidare. Poche centinaia di metri e siamo avvolti da una natura rigogliosa e coloratissima mentre la strada inizia e salire e a riscendere valli ancora addormentate regalando una serie incredibile di curve e tornanti divertentissimi. Siamo ancora soli a percorrere queste strade che ci porteranno in solitaria sino al bellissimo borgo di Apecchio.
Il borgo di Apecchio
Appennino umbro – marchigiano, provincia di Pesaro – Urbino, Apecchio appare da lontano come sospeso nell’aria ma anche nel tempo. Appollaiato su una collina con la mole del monte Nerone che si affaccia in lontananza. Attraversiamo il borgo di chiaro impianto medievale anche se alle sue origini ha ospitato anche celti, etruschi e romani a dimostrare la ricchezza di un luogo che ha sempre garantito abbondanza e pace alle sue comunità. Salutiamo il campanone, l’affascinante torre campanaria del XV sec. dalla quale si accede al castello ed è con un po’ di rammarico che aprendo (ma di poco) il gas torniamo ad immergerci nuovamente nelle suggestioni appenniniche che tanto amiamo.
Gas aperto verso Bocca Serriola
Sp257 verso Osteria di Pietra Gialla, l’autunno crea esplosioni di colore che vanno dai gialli, ai rossi per raggiungere arancioni intensissimi e meravigliosi. Incontriamo le prime moto che sfrecciano in piega lungo i tornanti di montagna mentre il sole inizia ad illuminare la via.
Scendiamo verso il valico di Bocca Serriola dopo aver attraversato il selvaggio confine tra Marche e Umbria accompagnati da molti motociclisti che qui salgono come noi alla ricerca della curva perfetta che lungo questo percorso non mancano sicuramente. Bocca Serriola, che si trova a 750 metri di altezza, sembra faccia anche da confine tra l’appennino Tosco – Emiliano e quello Umbro – Marchigiano, ed è sicuramente, dopo Bocca Trabaria, uno dei passi della zona più adrenalinici e amati da tanti fratelli. In piega dunque, o in bagarre se ci provocate, siamo dunque pronti a discendere verso Città di Castello.
Toccata e fuga, l’Umbria e Città di Castello
L’alta valle del Tevere è veramente un luogo incantato e Città di Castello è come una piccola gemma incastonata nella terra umbra. Obbligatorio fermarsi per una passeggiata anche breve tra le sue antiche vie e i suoi caratteristici edifici medievali. Bellissimo il palazzo dei Priori dove ancora oggi, in una cornice altamente suggestiva, hanno luogo le sedute del consiglio comunale della città e il Duomo della città. Frequenti i mercatini di antiquariato come quello che oggi ci aspetta, pronti a rendere questo luogo pieno di vita e in costante movimento.
Dopo aver velocemente appoggiato le ruote della Morini in Umbria, con una inversione a U sulla SP106 all’altezza di Baucca, si rientra in terra marchigiana diretti verso un luogo unico e magico come Arco di Fondarca.
Bellissima questa provinciale 106 che nell’ultimo tratto si innesta nella provinciale 201 per Pianello, uno di quei tratti che adoriamo dove il flusso delle auto è pressoché inesistente ma il paesaggio è fantastico e coinvolgente, chilometri di curve che salgono e scendono le valli salendo di quota mano a mano che ci inoltriamo in territorio marchigiano, un autentico spasso per chi come noi ama godere della guida sulle due ruote ma anche le visioni dei panorami in cui ci immergiamo.
Una passeggiata verso l’Arco di Fondarca
Da Pianello, borgo sperduto nella valle, un ultimo strappo fino a Pieia che raggiungiamo imboccando una strada molto stretta che regala una vista sui monti incredibile. Pieia è un antico borgo ancora più sperduto e immerso nei boschi ma proprio da qui, lasciata per un attimo la moto parcheggiata di fronte all’antica chiesetta e ad una piccolo gruppo di case è giunto il momento di lasciare per qualche minuto la moto per inoltrarci a piedi verso uno dei siti più belli e suggestivi, per non dire magici, del luogo. E così dunque zaino in spalla si risale verso l’Arco di Fondarca lungo un sentiero che si dipana tra il bosco lungo le pendici del Monte Nerone. 15 minuti di cammino per arrivare ad un imponente arco di roccia naturale oltrepassato il quale ecco comparire in tutta la sua bellezza un anfiteatro di roccia che probabilmente, in tempi non databili, era una grande caverna alla quale è crollato il soffitto.
Oggi l’Arco di Fondarca, oltre ad essere un luogo altamente suggestivo, è anche un sito frequentato dagli speleologi, per noi che non conosciamo la materia rappresenta un luogo di pace, quasi lontano dal mondo. Volendo si potrebbe proseguire a piedi e scendere verso Pianello, ma noi una volta usciti nuovamente dal bosco e recuperata la moto un’ultima meta ci attende imperiosa, un posto meraviglioso e magico come la vetta del Monte Nerone.
In moto verso la cima del Monte Nerone
Ultimo strappo, ultimi chilometri, forse i più avvincenti. Usciamo da Pianello imboccando la SP28, ci sarebbe anche una via più diretta che parte da Pieia ma, viste le condizioni del manto stradale e grossi nuvoloni che si addensano sulle nostre teste, preferiamo imboccare la 28 che comunque è una strada molto divertente. Curve e tornanti sino a Serravalle di Carda un piccolo borgo arroccato sulle pendici del Nerone che domina sulla zona del Corridoio Bizantino, una stretta fascia di terra che oggi attraversa Lazio, Umbria e Marche voluta dagli imperatori bizantini per collegare Ravenna a Roma. E’ da qui si parte lungo la SP15 direzione cima del monte.
Lo spettacolo di questo percorso sono i tornanti terrazzati che salgono stretti e adrenalinici regalando la splendida visione verso la valle sottostante. Qui ritroviamo la gioia di correre in gruppo accompagnati verso la cima da altri gruppi di riders più o meno impegnati tra pieghe e sorpassi.
E’ una bella salita quella da Serravalle di Carda anche se oggi, il meteo ci regala quella straordinaria sensazione quando si è avvolti totalmente con la nostra moto dentro una fitta e suggestiva nebbia in momenti di astrazione dal mondo, piccoli regali d’autunno, momenti unici che offre la natura e dei quali noi approfittiamo a piene mani.
Da quassù il panorama autunnale assume un fascino particolare, i gialli, i rossi, gli arancioni che si fondono con il verde ed il marrone degli arbusti e il pallore soffuso della nebbia che sale, un miracolo che ogni anno si ripete sempre uguale a se stesso ma pur sempre unico. Una mucca solitaria ci osserva mentre raggiunta la cima ci apprestiamo a rientrare, avvolti dai banchi di nebbia che si aprono mostrando il sole giù a valle.
Anche questa volta le Marche e l’Umbria sono riuscite a divertirci, ma d’altronde loro non deludono mai. Terre che hanno segnato la storia, territori che hanno visto popoli e culture attraversarli, conquistarli ma mai dominarli, terre che ancora oggi regalano storie, leggende ma soprattutto strade, sentieri, tracciati ed emozioni tutti da scoprire e da vivere in sella alle nostre moto.