La via Francigena in moto parte dalle porte dell’Italia, da quel passo suggestivo e meraviglioso che apriva ai pellegrini che arrivavano da tutta Europa la strada verso Roma e il soglio pontificio.
VIA FRANCIGENA IN MOTO
Colle del Gran San Bernardo. Bauletto carico, attrezzatura controllata, abbigliamento adatto ad affrontare qualsivoglia genere di intemperie, anche la neve che per nove mesi all’anno chiude il passo e che ancora oggi, a tratti, ne imbianca le cime. Siamo pronti alla partenza di un viaggio che dal confine che divide la Svizzera dall’Italia, seguendo l’antico tracciato della via Francigena, ci porterà dopo mille km al Soglio di San Pietro a Roma, epicentro della Cristianità.
Quassù a 2.473 metri d’altezza l’aria è fresca, quasi pungente; strati di ghiaccio scendono dalle alte cime sino a lambire le ruote della moto e il paesaggio è fantastico, anzi paradisiaco. Difficile immaginare la gioia dei pellegrini provenienti dal nord Europa che, dopo centinaia di chilometri, toccavano il punto più alto di un cammino di fede e di speranza, primo lembo di una penisola italica che da quel momento, come in una lunga discesa, si allungava davanti a loro.
Via Francigena in moto – I cani San Bernardo
Noi oggi possiamo godere di queste vette popolate da motociclisti che sfoggiano attraverso gadget e bandierine provenienze diverse e della presenza di una delle razze canine più amate al mondo, i popolarissimi cani San Bernardo che quassù, subito dopo il confine che lascia l’Italia per entrare in Svizzera, trovano riposo e un centro per l’addestramento nell’antico ospizio costruito da Bernardo di Mentone proprio per accogliere i pellegrini ed allevare questa razza magnifica di cani che ancora oggi attraverso un’associazione la foundation Barry vengono addestrati al salvataggio di vite umane in alta quota.
Siamo pronti, la moto ruggisce e la discesa ci attende. Alle nostre spalle la statua del santo che dette il nome a questo passo ci benedice levando il braccio al cielo.
Primi passi lungo la Francigena
Una strada da subito avvincente come tutti i tratti che riscendono dai passi alpini; coinvolgente perché accompagna noi e tanti altri pellegrini che, a piedi o in bicicletta, inseguono un sogno tra misticismo e fede cercando di ripercorrere le antiche tracce che ci porteranno a raggiungere Roma, città eterna e santa; adrenalinica perché come pochi altri passi quello del San Bernardo regala tornanti su cui impegnarsi in piega e rettilinei che scendono a precipizio verso valle.
La SS27 ci accompagna sino a Saint Rhemi en Bosses. Questo percorso, che rimane chiuso al traffico per buona parte dell’anno – da metà ottobre a giugno – traccia ancora l’antico cammino che monaci e pellegrini compivano riscendendo la montagna.
San Rhemi, primi sguardi lungo la francigena
Suggestivo con alcune varianti per chi, ancora oggi prova l’ebbrezza di riscendere a piedi si raccoglie nel paesino di San Rhemi, quattro case che probabilmente nel periodo invernale risplendono tra il candido biancore della neve ma che ora, in estate, attendono placidamente l’arrivo di qualche turista che abbia la necessità o il desiderio di trovare pace e silenzio tra queste vallate. Il torrente Artanavaz riscende placido la conca che da quassù si allunga sino ad Aosta
Situato in un’area di controllo ai piedi del passo questo piccolo avamposto italiano dal suggestivo nome francese ha visto attraversare la sua piccola contrada da Unni, Burgundi, Longobardi, Carolingi; addirittura i Saraceni si affacciarono oltre il passo. Qui il re dei Burgundi, Gontrano, durante una sosta si fece battezzare nientepopodimeno che da San Remigio, arcivescovo di Reims dando così un nuovo nome al paese che fino ad allora portava orgogliosamente un nome latino: Endracinum.
In moto si scende verso Aosta
In partenza verso Aosta cerchiamo di seguire le indicazioni stradali che riportano sulla via Francigena ma non sempre una moto può affrontare i sentieri disegnati sulla mappa del percorso, così, anche se a malincuore, sostanzialmente il primo tratto di questo viaggio si allunga sulla SS27 che, mano a mano che si scende verso il capoluogo, ci svela una regione bellissima e piena di fascino. Piccoli villaggi che si stringono intorno a chiese dotate di torri campanaria che si innalzano sottili verso il cielo, costruzioni dai caratteristici tetti spioventi tipici dei luoghi di alta montagna, molto verde e tanto ordine.
Aosta ci accoglie placida sotto il sole. Di antiche origini come tutte le città italiane conserva monumenti di epoca romana veramente straordinari. L’imponenza dell’Arco d’Augusto, che apriva la porta alla città circondata da una massiccia cinta muraria, testimonia l’importanza che i romani ponevano in questo avamposto a difesa dell’accesso nella pianura Padana.
Ci immergiamo subito nel caotico passeggio delle vie del centro storico, allegre e piene di giovani turisti per lo più stranieri. Piccoli locali, molto ordine, pulizia. I monumenti ben tenuti, insomma, una città splendida che vale la pena visitare.
piccoli castelli lungo il fiumne Dora, tracce di Francigena
Uscendo dalla città inizia la discesa inseguendo e a volte affiancando il fiume Dora che dal monte Bianco scende attraversando tutta la regione. E’ seguendo il percorso dolce e morbido di questo fiume che incontriamo alcuni dei luoghi più importanti dal punto di vista storico e culturale di questo territorio.
Ecco all’improvviso apparire in alto sulle nostre teste il castello di Quart, ben arroccato su un promontorio. Intorno al 1185, appartenente prima ai signori di Quart e poi alla loro estinzione alla famiglia dei Savoia. Lo raggiungiamo svoltando dalla SS26 che stiamo percorrendo verso la SR37 che risale la collina. Accanto, visibile rientrando da Quart, anche il castello di Nus, arroccato su una rupe che controlla il Dora, che ancora abitato mantiene la propria struttura medievale e che raggiungiamo percorrendo la SS26. Tutti questi tratti di strada, da un castello all’altro, venivano percorsi dai pellegrini che qui passavano attraversando di volta in volta il fiume Dora alla ricerca di locande o di ricoveri che potessero accoglierli per la notte.
E’ così infatti che anche noi attraversiamo il fiume e sull’altra sponda facciamo la conoscenza del suggestivo castello di Fenis dalle torri merlate. Straordinario per bellezza e fascino. Con la sua doppia cinta muraria merlata e le sue numerose torri, il castello di Fenis è veramente splendido, anzi, scenografico. Uno dei castelli medievali meglio conservati d’Italia e decisamente il più famoso della valle. Molto particolare la sua collocazione sostanzialmente in pianura e non sulla cima di una rupe come auspicabile per una fortezza edificata ad uso difensivo. Fenis, si pensa, possa aver svolto un ruolo di rappresentanza e questa ipotesi potrebbe spiegare la cura maniacale per i dettagli che ne esaltano ulteriormente la bellezza.
Castelli, manieri, piccole fortezze, alte montagne ed una valle attraversata da un grande fiume, è arrivato il momento di salire verso le vette e anche se il tracciato della Francigena, disegnato qui più per le biciclette che per le moto, non lo consente in maniera fluida e così si improvvisa.

dal Gran San Bernardo a Challand ultime curve e tornanti
Dopo esserci allungati lungo la SS26, trafficata ma meno noiosa dell’autostrada sotto di noi, saliamo verso il castello di Saint Germain, direzione Ciseran. Finalmente in salita, finalmente si respira aria di montagna e mentre sotto di noi la torre del castello di Saint Germain vigila dall’anno 1000 arroccata su una rupe, strategica per la viabilità del tempo e ancora oggi situata lungo una delle strade più trafficate della valle, noi saliamo respirando l’aria fresca delle vette che ci circondano.
Attraversiamo piccoli paesi e case isolate e mentre il tramonto si avvicina e, abbandonato il traffico che continua a scorrere sotto di noi godiamo di questi momenti di pace e solitudine.
Le strade della Francigena
Quello che sorprende di questi luoghi è la tenuta delle strade; che sia a quattro corsie come a una che si inerpica in montagna non fa differenza, il manto stradale è ottimo, ben tenuto, senza buche o aperture, ognuna di queste vie è capace di accompagnare il motociclista ma anche il ciclista senza problemi. Entusiasmante se si pensa che appena attraversati i confini di questa regione la musica cambia e con lei l’impegno alla guida.
Raggiungiamo Challand Saint Anselme dopo un’avvincente corsa tra i monti e, mentre sulla valle calano le prime ombre della sera, montiamo la tenda al camping la Grolla. Ben tenuto e organizzato anche se sorprendentemente vuoto. Fa niente, godiamo del silenzio, del magnifico firmamento che si allarga sopra di noi e dei profili delle alte montagne che ci circondano. Domani prosegue la discesa, siamo un po’ lontani dalla via Francigena ma la riprenderemo da Verres.