Turchia in moto – la magia del Nemrut Dagi
Il sole sta sorgendo, pallido, si alza lentamente illuminando le acque scure dell’Eufrate che lentamente, anche loro prendono vita sotto i nostri occhi.
Una melodia riempie lo spazio salendo verso il cielo. Un gruppo di turisti russi seduti davanti a noi intona un canto popolare, probabilmente un saluto a questa giornata che sta prendendo forma e colore sotto i nostri occhi.
Osserviamo rapiti e incantati, immobili pronti ad accogliere dentro di noi questo legame con questa terra attraversata dall’eco dei nostri avi poi, lentamente giriamo lo sguardo, ruotiamo il corpo e li guardiamo.
le statue degli dei: Tychè la dea della fortuna, Zeus, Apollo ed Ercole, le loro teste separate dal corpo da un terremoto, che giacciono al suolo e al loro fianco i loro guardiani, il leone e l’aquila che ci osservano con sguardo attento e feroce. I raggi del sole li illuminano avvolgendoli in una coltre dorata dai riflessi gialli.
Siamo in molti quassù a 2150 metri di altitudine sul Nemrut Dagi arrivati prima del sorgere del sole per testimoniare questa alba che rinasce ogni giorno dal 31 a.C.
Turchia in moto – il Nemrut Dagi la nostra meta
Non siamo arrivati per caso in questo luogo lontano dal mondo e dal tempo, anzi lo abbiamo inseguito e desiderato, siamo qui nel cuore dell’Anatolia perchè lui è qui e noi volevamo essere testimoni di un’alba, di un risveglio, di una resurrezione, quella del grande re di un piccolo popolo: Antioco II, re della Commagene, un piccolo stato posizionato tra le due grandi potenze del mondo antico: l’impero dei Seleucidi e quello dei persiani.
Una posizione difficile ma anche provvidenziale per i rapporti tra due grandi imperi agguerriti e bellicosi che trovavano nei saggi re di questo piccolo impero un canale diplomatico attraverso il quale dialogare. Antioco II volle essere sepolto qui, in cima al mondo e noi siamo qui perchè siamo dominati dalla curiosità, bramosi di conoscenza e di sapere.
In partenza da Tokat verso il Nemrut Dagi
Si parte in mattinata da Tokat città bellissima dove abbiamo passato la notte. Per raggiungere la meta oggi dovremo guidare per più di 600 chilometri ma siamo pieni di energia e di curiosità, determinati a passare la notte sul Nemrut.
Una volta usciti dalla città veniamo subito risucchiati dalla strada, Arterie larghe e asfaltate di fresco ci permettono solo per un attimo di volgere un ultimo sguardo verso questo luogo dal quale ripartiamo abbastanza sorpresi. Anche dall’alto Tokat è splendida; di medie dimensioni con la sua cittadella aggrappata alla rupe quasi in bilico sulla parte vecchia della città e poi case che si allungano a perdita d’occhio .

Turchia on the road
Di nuovo on the road. L’andatura si fa veloce su queste strade che ci permettono di viaggiare a velocità sostenuta nel cuore di un’Anatolia che piano piano si apre e si svela. Difficile resistere al suo fascino, facile perdersi nella sua immensità. Spruzzate di verde macchiano le colline rendendo il paesaggio unico e bellissimo.
Ai lati si aprono percorsi alternativi fatti di strade bianche segnate a malapena sulle cartine stradali, naturalmente troppo invitanti per non essere imboccate. E così eccoci all’improvviso immersi nel paesaggio, praticamente soli circondati dalle colline e dal giallo della terra che in questa zona prevale su tutto e su tutti. E’ con dispiacere che rientriamo nuovamente sulla D850, il tempo stringe, i chilometri sono tanti e bisogna proseguire veloci e senza troppe distrazioni.
Turchia in moto – lungo le strade dell’Anatolia
Altopiani pianeggianti si alternano a dolci colline che diventano onde mentre le distanze si annullano dentro un tempo indefinito e la traversata diventa quasi ipnotica.
Man mano che si prosegue il viaggio diventa sempre più un’esperienza unica e originale. Mentre ad esempio in Marocco la natura, il paesaggio, diventava protagonista sino ad inghiottirti qui è la strada a raccontare il tuo viaggio e sei tu che, da protagonista, spezzi la noia di un rettilineo con il tuo passaggio.
Oltrepassiamo Sivas senza fermarci anche se questa città, fondata dagli ittiti ma resa importante dalla dominazione romana sotto la quale aveva preso il nome di Sebastea, meriterebbe senz’altro una sosta. 250 km ancora e, a pomeriggio inoltrato, raggiungiamo Malatya, una grande città piena di vita e colore una breve pausa e poi si entra non senza una punta di emozione nella regione che ci porterà a una delle mete irrinunciabili del nostro viaggio: il Nemrut
Turchia in moto – La lunga strada verso il Nemrut Dagi
Siamo vicinissimi al Kurdistan in un luogo carico di significati e di storia. Abramo visse qui, qui giunsero i primi cristiani, da qui passarono i crociati nel loro lungo cammino di fede e di guerra verso la terra promessa. Siamo vicini all’Eufrate, il fiume che vide nascere le prime comunità agricole del mondo! Che altro dire, nulla tranne che con sempre più impazienza imbocchiamo la D300 per poi svoltare subito dopo direzione Nemrut.
I chilometri da percorrere sono ancora tanti ma cresce in noi un’energia nuova mentre inizia la salita inseguiti dalla pioggia. Dopo circa 400 chilometri di grandi arterie che attraversano come un fuso il territorio turco è esaltante percorrere strade di montagna che sin da subito regalano girandole di curve e tornanti mozzafiato.
La natura selvaggia del luogo ci sovrasta, la giornata sta per giungere al termine e noi ancora non abbiamo idea se troveremo un hotel o una struttura dove pernottare. La guida turistica che abbiamo consultato ci avvisa che a 3 chilometri dalla tomba di Antioco II dovrebbe trovarsi un hotel, ma in questo momento, percorrendo strade in ottime condizioni ma che si perdono quasi nel nulla coltiviamo alcuni dubbi sulla veridicità dell’informazione.

Turchia in moto – le strade del Nemrut
Per il momento godiamo di una guida divertente e impegnativa, proprio quello che avevamo sperato di trovare. Le colline brune lasciano il passo ad alte montagne ricoperte da una lussureggiante vegetazione e, appena attraversato Guroymak, inizia la salita vera e propria.
Il rumore delle auto lascia il posto a quello del vento che aumenta d’intensità e diventa più presente mano a mano che aggrediamo la salita. Piccoli agglomerati di case sparse, l’insegna di un hotel che appare a lato della via, male che vada ritorneremo sui nostri passi, pensiamo all’unisono. Per ora è la salita che occupa le nostre energie e la nostra attenzione per non far ‘patacate’; vogliamo giungere alla cima.
Curve e tornanti, tornanti e curve, il sole è già tramontato ma la luce stenta ad abbandonarci, qualche goccia di pioggia dai nuvoloni che si stanno addensando preannuncia un temporale imminente, in lontananza fulmini scaricano la loro potenza nel cielo. Siamo in uno dei luoghi più belli che abbiamo visto e nulla distoglie dal senso di appagamento misto a stanchezza che ci accompagna per gli ultimi chilometri. Esisterà veramente questo hotel nel mezzo del nulla?
Si, esiste e dopo l’ennesimo tornante ad U l’insegna già illuminata del “Sunrise Hotel” appare davanti a noi.
Il Sunrise hotel sul Nemrut Dagi
Il Sunrise Hotel, una piccola locanda in pietra adiacente ad un capannone che all’indomani scopriremo essere il museo del Nemrut. Per oggi appare come una visione, appoggiata sul picco di una rupe con una grandiosa vista sulla valle giù in basso.
Siamo a 2000 metri di altitudine, soli se si esclude il ragazzo che gestisce la locanda, due bambini insieme al padre che come noi pernotteranno al Sunrise in attesa dell’alba e le gocce di pioggia che una volta al riparo nella nostra stanza iniziano a cadere insistenti.
Nessuna linea telefonica disponibile, non c’è campo per connettere il cellulare a internet, siamo noi, le valli di un Anatolia sperduta nel tempo e l’antica storia di popoli lontani e mitici. “Commagene, chi era costui?”
Una notte magica che verso le quattro della mattina, all’alba, riprende vigore e rumore con l’arrivo dei primi bus che dopo aver viaggiato tutta la notte scaricano proprio sotto le nostre finestre turisti. Si ritorna con crescente curiosità alla vita moderna, gli ultimi tre chilometri scivolano sotto di noi, la strada sterrata è ben tenuta e offre una vista mozzafiato che si allunga sino ai confini con la Siria, poco lontana ma in preda ad un attacco di follia che la sta annientando. Da quassù tutto pare lontano, quasi impossibile ed è con questo spirito che il sito che ospita le spoglie di un grande re si disegna davanti a noi. Il Nemrut è qui, ora e adesso e il racconto può ripartire dall’inizio.