Turchia in moto – la Cappadocia si allontana
Difficile abbandonare la Cappadocia, un posto magico, tanto particolare da risultare quasi estraneo al territorio circostante. Già di prima mattina ci aggiriamo, nella calma che anticipa il risveglio dei luoghi, alla ricerca di particolari che nei giorni precedenti, sommersi dalla calca dei turisti non abbiamo notato in profondità. Riusciamo così a respirare a pieni polmoni il misticismo che circonda quelle rupi abitate anticamente dai primi cristiani che qui, tra questi anfratti, trovarono protezione, e indugiamo nei pressi di Goreme per godere della tranquillità di questi luoghi ancestrali.
Oggi siamo diretti verso un altro dei luoghi simbolo di questo fantastico paese, quella Konya, patria dei Dervishi e città universitaria, ma è dolce proseguire ancora per un po’ in Cappadocia attraversando città e luoghi meno conosciuti ma altrettanto suggestivi come la città ipogea di Derinkuyu e la valle di Guzelyurt, luoghi ancora vergini perché fuori dall’orbita di Goreme e delle sue valli. Imbocchiamo così la D765 da Uchisar e scendiamo verso sud.
Turchia in moto – In marcia verso sud alla scoperta delle città ipogee
La magia non è ancora svanita anche se l’altopiano lungo il quale guidiamo è – e non potrebbe essere altrimenti – decisamente meno suggestivo. Si prosegue sino a Derinkuyu che raggiungiamo dopo pochi chilometri.
La Cappadocia conta molte di queste città ipogee, dedali di cunicoli e anfratti che venivano scavate nel sottosuolo e che potevano scendere sino a 10 strati o più. Qui trovavano riparo le comunità religiose sia che fossero cristiani o arabi musulmani o anche gli abitanti stessi della Cappadocia in fuga da vessazioni e violenze.
Sembra incredibile ma Derinkuyu, una delle più grandi al mondo, scendeva per ben 85 metri sotto il livello del suolo. Visitandola strato dopo strato il visitatore si ritrova in un ambiente labirintico e a tratti claustrofobico, dove l’ebbrezza e il dramma di vivere nascosti nelle viscere della terra ti avvolge completamente. Un ambiente unico e inquietante con livelli che ospitano anfratti adibiti a case, negozi, spazi di incontro, luoghi di culto.
Le suggestioni del monte Melendiz
Riemergergendo letteralmente dalla terra riprendiamo la strada che ci porterà di lì a poco a Guzelyurt. Anche qui, ai piedi del monte Melendiz, antiche dimore scavate nell’ormai familiare tufo raccontano del passaggio di comunità lontane, greche ma non solo, quando questa città nel 300 circa d.C. divenne anche centro nevralgico per la diffusione del cristianesimo. E’ da questi luoghi infatti che San Paolo partirà alla volta di Bisanzio per esportare i principi di una religione che oggi è patrimonio indiscusso della nostra cultura.
Poco fuori dal paese guidiamo verso il monte Analipsis che ospita sulla cima una splendida chiesa. Analipsis church è abbandonata a sé stessa, imbrattata da scritte sui muri spoglia di qualunque dettaglio che possa riportare in vita simboli cristiani. Eppure la vista del lago sottostante e quella del vulcano Hasan in lontananza rendono questa zona particolare e bellissima. Uno sperone, una chiesa, un monastero che si elevano nel centro di una valle, anche questa è la Cappadocia.
Turchia in moto – Lungo la via della seta
Di nuovo on the road, veloci verso Konya. L’altopiano anatolico si riappropria delle sue sfumature di colori che dal giallo acceso e brillante scemano verso un beige che ricorda molto panorami desertici e sahariani. La strada si allunga spesso diritta, a volte seguendo dolci tornanti, a doppia corsia con un manto stradale più che accettabile.
Ora si guida veloci verso ovest. Raggiunta Aksaray ci immettiamo nuovamente sulla D300, direzione Konya. Questo percorso che potremmo definire noioso per i nostri gusti in realtà nei tempi antichi era un tratto della famosissima Via della Seta che, allungandosi nell’arida steppa dell’altopiano anatolico, contava di numerosi caravanserragli o luoghi di ristoro che venivano posizionati ogni 35 km circa, il tragitto che i cammelli potevano compiere in un giorno con il carico sul dorso. Oggi queste antiche strutture per lo più ridotte a semplici rovine riescono ancora a raccontare storie avvincenti di chi partiva verso oriente per scambiare merci o conoscenza. Avventurieri, uomini d’affari, piccoli e medi commercianti, mendicanti o uomini alla ricerca di avventura popolavano questa via carovaniera da e per l’Oriente.
La Turchia e i caravanserragli
Una visione suggestiva e affascinante di quei tempi ce lo regala il caravanserraglio che visitiamo a Sultanhani, il più bello tra quelli rimasti. Fatto erigere nel 1229 dal sultano Alaaddin key kubat I questa superba struttura sorprende per la sua fantasia di forme e ammalia per la dolcezza degli archi e delle torri così lontana dalle forme più lineari dell’architettura europea. Meravigliosa e imponente la porta d’entrata affrescata da innumerevoli bassorilievi mentre le stalle e gli alloggi per i viandanti oggi spoglie anche se in fase di restauro regalano giochi di luci e ombre
Fermatevi un momento nella grande sala adibita a stalla e potrete ancora oggi percepire l’odore degli animali di cui le spesse mura sono ancora impregnate.
In moto verso Konya città dei Dervishi
D300 di nuovo sulla strada, è a pomeriggio inoltrato che giungiamo a Konya.
Caos, traffico, una periferia dove migliaia di palazzoni si perdono quasi all’infinito sull’altopiano, queste le prime visioni di uno dei centri più antichi della Turchia. Voi non ci crederete ma si narra che Konya fu la prima città ricostruita dopo il diluvio universale. Città sacra impregnata dal misticismo di una delle confraternite islamiche Sufi più suggestive e spirituali di tutto il panorama religioso mondiale: i Dervishi rotanti.
“Monaci mendicanti” ma non solo, i Dervishi raccolgono e trasmettono attraverso un processo di preparazione fisica e psicologica i grandi misteri giunti all’uomo dalla notte dei tempi. La danza che attraverso il roteare del corpo porterà l’adepto a raggiungere l’estasi è solo uno dei passaggi che preparano questi monaci ad attraversare il mondo lontani da fasti, ricchezze e tentazioni.
Konya respira questa spiritualità e la incarna. Città chiusa e conservatrice ospita però una grande università che apre le porte a tanti giovani che giungono da ogni parte della Turchia e di conseguenza anche al futuro e ai suoi cambiamenti.
Turchia in moto – dalle steppe selvagge alle culture sofisticate del’ovest
Per noi Konya ha rappresentato un punto di rottura tra la selvaggia natura dell’Anatolia orientale dalla quale siamo giunti alle sofisticate e profonde vallate dell’ovest dove culture, come quella greca e romana prima e bizantina e ottomana poi, hanno lasciato segni profondi.
Konya, mentre la notte ci avvolge, è allegra e spensierata con i suoi locali alla moda dove i giovani studenti passano le giornate ma non è eccessiva e, come ogni antica città turca che si rispetti, conserva gelosamente usanze e tradizioni che riemergono tra le stradine del bazar.
Trascorriamo una serata piacevole e mondana degustando piatti tipici dai sapori esotici sul terrazzo di un ristorante che guarda verso la grande moschea Selimiye e alla cittadella al cui interno possiamo intravedere l’antica moschea di Alaeddin o moschea del trono costruita tra il XII e il XIII sec. Degno di nota e assolutamente da visitare il mausoleo di Mevlana dove riposano le spoglie di Rumi, un sufi mistico capo dei Dervishi rotanti e qui si ritorna nuovamente ad assaporare l’aria mistica e spirituale di una città che se pur ancorata ad un passato nobile riesce a proiettare il suo sguardo giovane e curioso verso il futuro.