Turchia in moto verso la costa
La Turchia non si ferma a Istanbul, città magnifica e grandiosa che abbiamo appena visitato, ma nasconde e protegge gelosa ben altro. Ne abbiamo contezza immediatamente, quando uscendo dai tentacoli della capitale imbocchiamo la D020 e iniziamo a guidare verso le coste del mar Nero.
E’ obbligo avvisare tutti i futuri viaggiatori che la prima impressione di viaggio è importante ma spesso non è quella giusta. Mai come in Turchia vale questo consiglio e mai come in Turchia occorre fare uno sforzo per guardare oltre la cortina di costruzioni o delle strutture che sempre più spesso, ahinoi, affollano i centri piccoli e grandi del nord come del resto del paese.
La prima impressione infatti è a dir poco delirante. Strade veloci che attraversano centri abitati dove la progettazione urbanistica sembra quasi inesistente se non cancellata. Altissimi palazzi, di ultima generazione stretti gli uni agli altri attorno a moschee che appaiono come isole galleggianti nel deserto. Solo le scelte cromatiche di questi nuovi aggregati urbani ne calmierano l’impatto visivo. Fortunatamente a questi agglomerati trovano ancora posto alternandosi anche piccoli villaggi, ordinati, con le case nuove dalle facciate dai colori vivaci che, lungo la costa ,si affacciano sul mar Nero, un mare, che gli ottomani sentivano come oscuro e minaccioso ma che oggi raccoglie lungo le sue coste un turismo che oggi timidamente si sta aprendole anche a tour operator stranieri specie russi.
Si guida lungo le coste del Mar Nero
Ci allunghiamo sino a Sile con le sue magnifiche rocce che come torri di castelli merlati emergono dal mare mentre l’acqua limpida e azzurra rimanda a località più famose e affollate. Tranquilla e laboriosa, con il suo porticciolo che ospita le barche dei pescatori locali dove forte è l’odore di pesce fresco e di acqua salmastra tipico di ogni porto del mondo.
Sile merita una sosta. Da una parte il suo centro a misura umana arricchito da piccoli alberghi e negozietti di souvenir, dall’altro lo splendido faro considerato il più grande della Turchia.Un tuffo tra le acque cristalline non ci starebbe male ma il nostro abbigliamento e il tempo non perdonano. E così, sosta per una caffè rigorosamente turco, e via, di nuovo on the road lungo la strada di costa alla curiosa ricerca di nuove suggestioni ed emozioni.
Proseguendo lungo la D010 proseguiamo verso est lungo la costa allontanandoci solo a tratti dal mare. Il territorio collinare alla nostra destra è immerso nel verde. Siamo ancora lontani dalle enormi arterie che ci guideranno verso l’est dell’Anatolia, qui ancora si guida lungo strade a due corsie e il traffico non è sostenuto. Attraversiamo piccoli paesi che fortunatamente sono composti da case basse e non dai palazzoni incontrati prima che ci riportano ad un panorama più rustico ma anche più vero e vicino a quelle che sono le antiche caratteristiche di questi luoghi e di queste genti.
Turchia in moto – Verso Safranbolu
A Zonguldak, altra località turistica importante e piena di vita della costa, gettiamo un ultimo sguardo verso il mare per poi imboccare la D750 e puntare verso l’interno del paese, verso Safranbolu. Lasciati i colori e i sapori del mare, ci immergiamo ora in un territorio montuoso che ci avvolge una volta abbandonata la costa. Una serie di gallerie ci accompagnano mentre i primi raggruppamenti montuosi tipici del territorio anatolico irrompono meravigliosamente dentro la monotonia del viaggio.
Safranbolu ci accoglie all’imbrunire avvolta dalle fioche luci dei lampioni.
A stento cogliamo i tratti caratteristici che la rendono unica e meravigliosa ed è guidando quasi alla cieca tra le strette vie lastricate da sassi di fiume che possiamo abbandonarci alla suggestione di questo luogo che ha saputo mantenere le atmosfere proprie di un tipico villaggio ottomano.
Una passeggiata serale tra le strette vie illuminate da locali che offrono al turista degustazione di piatti tipici, pasticcerie dove possiamo abbandonarci ai sapori dolci e arricchiti dallo zafferano della tradizione locale e i negozietti di souvenir, ci introduce nel fascino senza tempo che questa cittadina irradia e che gli ha regalato il riconoscimento di luogo patrimonio dell’umanità. Saframbolu, che prende il suo nome dalla coltivazione e il commercio dello zafferano, ci riporta indietro nel tempo, regalandoci una cartolina perfettamente conservata di un villaggio dell’impero ottomano con i suoi caravanserragli, le sue case, i suoi ponti, le sue stradine dove ancora oggi sembra di udire gli echi di un altro tempo, un altro stile di vita, di lavoro, di sudore, e anche di preghiera. Qui sono concentrate ben venticinque moschee.
Safranbolu tra storia e cultura
Le principali vie commerciali che univano l’oriente all’occidente sino alla costruzione della rete ferroviaria avvenuta nel 19° secolo passavano da questo piccolo paese incastrato nel fondo di un burrone e circondato da alte montagne e questo rendeva Safranbolu un centro non solo commerciale ma anche culturale capace di influenzare gran parte dell’impero ottomano.
Oggi, circondati da giapponesi vocianti e russi molesti, facciamo fatica a respirare quelle atmosfere. Ma la ricerca non è impossibile, se vi alzerete presto la mattina potrete godere di una passeggiata solitaria tra le piccole vie del centro, ammirare la particolare scultura che la città ha dedicato allo zafferano e al suo fiore, e ascoltare i rumori delle attività che lentamente aprono i battenti e si preparano ad affrontare una nuova giornata. Non tutto è perduto, basta avere pazienza.
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