Pronti a partire – destinazione Palermo
Entusiasti di questo viaggio che dalla meravigliosa Sicilia, meta di tante avventure e sempre sorprendentemente foriera di gradite novità, ci apprestiamo a partire da Letojanni, verso Palermo.Lo facciamo accompagnati dall’amico e organizzatore del viaggio Alessandro Ciro de Petri che ha scelto per noi un itinerario quantomeno inconsueto e per noi sconosciuto.
Viaggeremo lungo la statale 120 chiamata anche Statale dell’Etna e delle Madonie o dei quattro parchi, La statale infatti attraversa oltre a quello dell’Etna e delle Madonie, il Parco fluviale delle gole d’Alcantara e il Parco dei Nebrodi.
E’ un itinerario che svela una Sicilia nascosta e meno celebre di quella che si sviluppa lungo la costa e forse, proprio per questo custode di storie e luoghi bellissimi. ancora da raccontare Avremo anche l’opportunità, seguendo questo itinerario di guidare lungo tratti della mitica Targa Florio.
L’Etna ci saluta e ci accompagna

La prima suggestione che regala la Sp120 è l’Etna che oggi ci segue in una veste molto particolare, con una nuvola circolare appoggiata a mò di cappello sulla punta.
Il fascino di questo vulcano è innegabile ed è impossibile concentrarsi su niente altro che non sia la sua imponente figura che ci accompagna sino a Cesarò.
La strada è buona e si inoltra nell’entroterra regalando curve e tornanti morbidi ma da affrontare in velocità. Costeggiamo così il parco dell’Etna sino a Randazzo per salire poi e inoltrarci tra i monti.
Il piccolo borgo di Cesarò
Cesarò, che raggiungiamo in volata per una prima sosta è un piccolo e antico borgo incastonato nella roccia. Antica fortificazione araba.
Il Parco dei Nebrodi intorno a noi e il percorso che parte da questo borgo è uno dei più suggestivi di tutta la zona con la vista del Monte Soro che ci osserva dai suoi 1847 metri e i laghi Biviere a Maulazzo.
Il Parco dei Nebrodi
Aumentiamo la velocità di crociera, le strade quasi deserte e larghe e la guida sicura di “Ciro” consentono al nostro gruppo di affrontare in volata le curve che si susseguono mentre ci inoltriamo nel parco.
Al centro di un terreno ricco di boschi e pascoli sorge Troina che ammiriamo lungo il percorso. Troina vanta una necropoli che ci riporta ai primi insediamenti del neolitico, ma conobbe anche i greci , i romani e i bizantini, sino ad arrivare alla dominazione normanna che proprio a Troina costruì il primo avamposto dal quale partirono alla conquista dell’isola.

Rallentiamo all’altezza di Cerami, per ammirarne il panorama. Questi paesi o piccoli borghi che si incontrano abbarbicati su costoni di montagne portano ognuno in eredità la propria storia millenaria e le proprie origini.
A Cerami siamo in presenza di un antico insediamento dei greci anche se l’impronta più netta è, come in tutta la zona, quella lasciata dai Normanni, che qui vengono ricordati con una processione detta dell’alloro, a ‘ntrata u lauru.
Strade silenzione, ginestre e lupini
Strade dove a dominare è il silenzio, il rumore del vento e la natura che qui governa e amministra un territorio dove a dispetto delle evoluzioni tecnologiche sembra immobile nel tempo, custode di una bellezza delicata e bisognosa di attenzioni.
I colori che questo territorio regala rimandano alle tonalità vive dei lupini e delle ginestre signore incontrastate di questi luoghi e tutto si fonde con un verde scuro che nasce dal profondo della terra e la ricopre.
I ruderi del castello medievale di Nicosia fanno la loro apparizione mentre il borgo che sorge sui declivi di quattro rupi si palesa ai nostri occhi.
Il bellissimo borgo di Sperlinga

A pochi chilometri, ai confini tra il Parco dei Nebrodi e le Mdonie incontriamo Sperlinga, appollaiata su una roccia come un’aquila che domina il territorio.
Sperlinga è nella lista dei borghi più belli d’Italia, “Una regale dimora rupestre” scavata nell’arenaria, che deriva il suo nome dal greco spelonca che significa grotta e in effetti qui le grotte scavate nella pietra ci sono e sono veramente suggestive come suggestivo è il dialetto gallo – italico che qui si parla dai tempi delle dominazioni Longobarde provenienti dall’Italia del nord agli inizi dell’anno mille.
Il Parco delle Madonie e la Targa Florio
Senza quasi averne coscienza si entra nelle Madonie e il nostro viaggio continua in un carosello di curve e tornanti. Stiamo attraversando l’Appennino siciliano verso l’antico percorso automobilistico della Targa Florio, a Cursa, che ha festeggiato poco tempo fa la sua centesima edizione.

Il terreno si fa più selvaggio e roccioso mentre risaliamo la SS120 verso Gangi e poi Acquanuova sino ad incontrare Petralia Soprana e Petralia Sottana, in un’allegoria di campanili e rocche che si allungano lungo le pendici dei monti.
In un attimo, da Petralia Sottana ci troviamo nel mito della Targa Florio; lungo i percorsi segnati dalle gomme di alcuni tra i piloti di auto più famosi al mondo. Siamo dentro la storia e procediamo spediti a ritroso nel tempo.

Targa Florio, un pò di storia
Targa Florio, voluta, creta, organizzata e finanziata dal ricchissimo e affascinante palermitano Vincenzo Florio, parte nel 1906 e si svolge sino al 1977 con un’interruzione negli anni delle due guerre.
Lo sfondo della competizione il magnifico e selvaggio paesaggio delle Madonie con la ricerca costante di strade tortuose o alternative che potessero entrare in profondità nell’anima di questa terra forte e tormentata.
La durezza di questi tracciati contribuì ad alimentare la leggenda di questa competizione che ebbe i suoi morti sia tra i piloti che tra il pubblico e venne sospesa nel 1977 proprio a causa di un incidente mortale che coinvolse un pilota ed alcune persone del pubblico.
Rimane il mito e questi tracciati che oggi a 100 anni di distanza noi ripercorriamo con uno spirito meno competitivo.
Alcune strade sono in fase di riparazione, alcune presentano grossi cedimenti del terreno ma la vista sul paesaggio ti lascia senza fiato.

Curve, tornanti e discese mozzafiato
Da Castellana Sicula una discesa mozzafiato per poi risalire la montagana verso Caltavuturo sulle orme di Nuvolari, attraversando strade non proprio in ottime condizioni e così verso Cerda .
Stiamo risalendo attraverso il percorso Targa Florio verso il mare abbandonando la magia e i meravigliosi paesaggi del Parco delle Madonie che lentamente si allontana alle nostre spalle per lasciare spazio all’azzurro del Mare.
A Bivio Cerda, velocissimi tagliamo il traguardo accolti dal resto del gruppo arrivato prima di noi. Ultimi ma non ultimi ci godiamo un arrivo in piena regola con entrata trionfale ai box e visita al museo. nel 2016o, tra il 5 e l’8 maggio, si è festeggiato così il centenario di questa mitica gara riproposta in una versione rinnovata ma ugualmente faticosa e difficile.
Arrivo a Palermo
« Palermo la bella e immensa città; il massimo e splendido soggiorno; la più vasta ed eccelsa metropoli del mondo. », la definiva il geografo berbero Idrisi,
mentre Paolo Borsellino amava ricordare come “Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare.”
Palermo non si può descrivere e così abbiamo preso due punti diversi, due citazioni che meglio di tutte, se unite, possono raccontarla .
Noi amiamo Palermo e le volte che siamo riusciti a visitarla abbiamo sempre raccolto nuove sensazioni e ritrovate emozioni.
Purtroppo questa volta ci tocca un breve giro del centro con la moto in attesa di poter imbarcarci. Caos, auto, monumenti, grida, tutto si fonde. Una storia millenaria di importanza vitale per lo sviluppo del Mediterraneo, Palermo è il cuore, l’anima e lo stomaco della Sicilia. Crocevia di uomini, storie, culture, violenza, orrore, povertà e ricchezza.

Palermo e la sua storia
La lunga storia di questa città, crocevia di numerose civiltà e popoli le ha donato un enorme, variegato e unico patrimonio artistico che va dalle mura puniche alle ville liberty passando dalle chiese barocche e i siti arabo – normanno e bizantini.
Architetture gotiche e teatri neo-classici oltre a palazzi razionalisti.
Fermatevi a passeggiare tra i mercati di Ballarò, oppure tra le chiese barocche del centro o al Palazzo dei Normanni, e vi sentirete vivi come non mai.
Un panino con la milza (c’a meusa) meglio di qualunque altro cibo saprà raccontare al vostro stomaco la storia di questa città. Qui tutto si mescola e tutto ti avvolge prepotentemente tanto che lasciarla richiede forza.
La salutiamo dal traghetto che si sta allontanando con un ultimo sguardo frettoloso ed un arrivederci… torneremo, e neanche tra molto.