Un week end di temporali non ci voleva; tenere la moto chiusa in garage quando saresti pronto ad usarla è un’agonia difficile da comprendere per chi non è appassionato di moto. E’ come essere sulla riva del mare con tutta l’attrezzatura da kite surf montata e non veder aumentare le raffiche di vento.
Fortunatamente, come già accennato noi viviamo a Rimini e quello che faremo oggi e che consigliamo di fare a tutti quelli che sono in vacanza da Bellaria a Cattolica è di partire alla scoperta della storia della nostra città. Prima tappa il Tempio Malatestiano. Il Tempio Malatestiano può essere definito a ragione uno dei testimoni più rappresentativi delle correnti innovative che attraversarono tutto il periodo del Rinascimento.
I lavori e la progettazione vennero commissionati dal Signore di Rimini Pandolfo Sigismondo Malatesta nel 1447 e intendevano modificare e ingrandire la chiesa già esistente in loco dal XII secolo chiamata chiesa di San Francesco e già dimora delle tombe dei Malatesta.
Il Sigismondo coinvolse in questo progetto di ammodernamento gli architetti e gli artisti più famosi del tempo che già ospitava a Rimini, tra i quali Leon battista Alberti. A lui venne affidato il progetto del rivestimento esterno della chiesa. Sigismondo Malatesta era un tipo molto particolare; per chi ha interesse e dimestichezza con i segni zodiacali informo che era dei gemelli e questo la dice lunga sugli odi e le simpatie che provoco’ durante il periodo della sua reggenza. Collerico e imprevedibile ma anche affascinante e grande conoscitore delle arti e della cultura del tempo .
Condottiero di indubbie qualità e profondissimo conoscitore dell’arte della guerra. Passo’ con il suo esercito di battaglia in battaglia al soldo dei grandi potentati del tempo . Il grande condottiero era anche un grande comunicatore ( ricordiamoci che a quel tempo non c’era facebook ) e decise ad un certo punto di costruirsi un tempio che raccontasse agli uomini la sua grandezza e la sua magnificenza.
Per farlo scelse i migliori del suo tempo. Si prese l’importante anche se modesta chiesa dedicata a San Francesco e si partì con un’opera che oggi definiremmo di “ camouflage “ e che portò alla meravigliosa e conturbante struttura che oggi appare di fronte ai nostri occhi. L’iconografia del tempio è a dir poco inconsueta per una chiesa cristiana e questo ha acceso il dibattito che ancora oggi tiene banco tra gli studiosi e gli storici del tempo sull’effettiva volontà da parte del Malatesta di trasformare la chiesa in un tempio pagano che magnificasse la storia e le gesta della Signoria.
Il Tempio Malatestiano va osservato come una meraviglia del suo tempo, un’opera già proiettata nel futuro, sviluppo di studi e di culture nuove come quella neoplatonica che già animava i dibattiti degli intellettuali del Rinascimento. Prima di entrare nel tempio bisogna soffermarsi ad ammirare il suo esterno cercando di assimilarne le forme e l’armonia contestualizzandole nel tempo a cui appartengono. Un errore poi, che abbiamo fatto anche noi è quello di avvicinarsi al suo interno con l’intento di visitare una chiesa. Entrando in una chiesa il primo sguardo si posa sempre verso l’altare maggiore e poi verso i lati, mentre il tempio va ammirato per le forme del suo insieme. Il nostro consiglio è quello di entrare una prima volta e poi di uscire nuovamente, passeggiare verso la vicina Piazza tre Martiri e poi rientrare. Solo allora lo spazio e la grandiosità del tempio si apriranno davanti a voi e i vostri occhi potranno soffermarsi sulle tombe dei Malatesta, sull’affresco di Piero della Francesca, sulla tomba di Isotta degli Atti e sul magnifico Crocefisso di Giotto che a Rimini si trattenne per lungo tempo fino a fondare una scuola di pittura dalla quale uscirono molti illustri pittori le cui opere si possono ammirare in tutta Italia.
Altro non possiamo dire, la visita al Tempio rimane un’esperienza mistica e molto personale. Questa struttura appassiono’ personaggi famosi che divennero studiosi del Tempio e dei Malatesta come Ezra Pound, Stokes o Waburg solo per citarne alcuni, ma appassiona anche noi che ogni giorno possiamo goderne la vista e le emozioni che provoca. Per terminare vorrei riportare una parte dell’intervista che Claudio Monti ha pubblicato sulla rivista online Rimini 2.0 a Moreno Neri.
MORENO NERI è studioso della tradizione classica e umanistica che dalla tarda antichità giunge fino al Rinascimento. Ha già curato alcune opere di Pletone e saggi sul Tempio Malatestiano di Rimini. Su quest’ultimo e su Sigismondo Pandolfo Malatesta, uno dei patroni della rinascenza neoplatonica, ha anche tradotto opere dal francese e dall’inglese
Moreno è uno dei maggiori studiosi del Tempio e di uno dei suoi inquilini;Giorgio Gemisto Pletone, grande filosofo della cultura del Rinascimento e grande amico dI Sigismondo Malatesta che ne rtrasportò’ le spoglie dalla Turchia a Rimini per tumularle nel Tempio malatestiano. ……
…..Apriamo il capitolo Tempio Malatestiano. Nel 2001, quando il Circolo Venerucci organizzò il famoso convegno sui “Simboli tratti dai più occulti penetrali della filosofia”, la chiesa riminese “sparò” alzo zero contro quella iniziativa e qualche politico cattolico protestò per il patrocinio concesso dagli enti pubblici.
Ricordo bene quel che accadde ma mi sembra che l’atteggiamento della Diocesi e del settore attività culturali della Fondazione Carim sia nel frattempo cambiato. In quegli anni a Rimini determinate tematiche sul Tempio non si potevano assolutamente affrontare e a mio parere ci fu una reazione abbastanza spropositata nei confronti del nostro convegno.
Un passo indietro: come hai iniziato ad occuparti del Tempio Malatestiano?
Fu grazie a Guido Nozzoli. Dopo averlo conosciuto, ad un certo punto mi propose l’iniziazione alchemica, che però non era la via verso la quale mi sentivo portato. “Allora perché non provi a studiare il Tempio Malatestiano?” Coincidenza volle che un po’ di tempo dopo avere iniziato questi studi, venne in visita al Tempio Malatestiano una loggia di Salonicco intitolata a Pletone. E siccome in loggia sapevano che, grazie ai consigli di Guido, me ne stavo interessando, mi fecero fare da guida alla delegazione, che naturalmente si dimostrò molto interessata alla tomba di Pletone. Parallelamente ho iniziato a pubblicare per l’editore Raffaelli. Ho tradotto fra l’altro “Le raffigurazioni del Tempio Malatestiano” di Charles Mitchell, “Delle differenze fra Platone e Aristotele” e “De differentiis” (2001) di Giorgio Gemisto Pletone, “Stones of Rimini” di Adrian Stokes (2002), ho curato “Visitatori celebri nel Tempio di Rimini” (2004), ho tradotto dal francese “Rimini: un condottiero del XV secolo: studi sulle lettere e le arti alla corte dei Malatesta secondo le carte di Stato degli archivi d’Italia” (2003) di Charles Yriarte, “L’infinito è dalla parte di Malatesta (2004) di Henry de Montherlant, e molto altro.
E’ Charles Yriarte, massone anche lui, che affonda il coltello nel tempio pagano dopo essere stato “sedotto” da Rimini.
Il Tempio e Rimini erano del tutto assenti dal cosiddetto “grand tour” europeo dei colti dell’Europa di quel tempo, dai circuiti culturali che invece inglobavano ad esempio Ravenna. Molto probabilmente anche perché il Vasari nelle Vite degli artisti pur parlando di Piero della Francesca non nomina nemmeno l’affresco di Rimini. Yriarte fa di Rimini una delle tre capitali del Rinascimento insieme a Venezia e Firenze. Il suo libro ha un tale successo che la voce Rimini viene inserita nell’Enciclopedia Britannica e la redige Pasquale Villari, massone anche lui. Sarà un caso anche questo? Da qui, fra l’altro, nasce l’interesse verso il Tempio da parte di Ezra Pound. E che dire di Samuel H. Kress, che nel dopoguerra investì 65 mila dollari per intervenire sul Tempio danneggiato, massone lui pure? Mi dispiace per la Diocesi ma i massoni c’entrano molto col Tempio Malatestiano.
L’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Rimini di recente ha promosso in collaborazione con la Fondazione Carim un ciclo di incontri dedicati all’Umanesimo cristiano del Tempio Malatestiano…
Confesso di non aver seguito nulla di questo ciclo, perché ero rimasto deluso dal precedente dedicato al “Tempio Malatestiano oltre l’Italia”.
Perché c’è tanto feeling fra massoni e Tempio Malatestiano?
Direi che c’è un’affinità abbastanza immediata e anche profonda. Mi capita due o tre volte all’anno che degli amici mi chiedano di guidarli ad una visita al Tempio e in genere faccio fare loro questa specie di gioco mentale: prima faccio osservare la facciata e le due fiancate, poi si entra all’interno e chiedo a chi mi accompagna di immaginare come doveva essere il Tempio esattamente al tempo di Sigismondo Pandolfo Malatesta. C’erano il pavimento, le tre cappelle del lato sinistro e le tre cappelle del lato destro. Basta. Il tetto era ancora scoperto perché stavano ragionando sulla cupola. Poi mostro anche le miniature dove si vedono gli operai con martello, scalpello, squadre: spiego che sono i “magistri comacini”, che per molti costituiscono gli antenati della massoneria. Quest’ultimo è un ulteriore elemento che crea un legame tra massoneria e Tempio, ma al termine del gioco o esperimento visivo, ci si accorge della realtà del Tempio pagano. Tutti possono fare questa prova. Attenzione però, pagano, non anticristiano. Nel Tempio ci sono anche le immagini dei profeti, dei santi, dei personaggi biblici…
Certo che voi massoni sul Tempio Malatestiano partite avvantaggiati, con l’assist di un papa che l’ha definito un tempio di adoratori del demonio.
Papa Pio II, che scomunicò Sigismondo, disse infatti che non sembra un tempio di cristiani ma di fedeli adoratori dei demoni. Un giudizio che continua a creare un certo imbarazzo nella chiesa, ma se io fossi un cattolico lo rispetterei e non solo perché pronunciato da un papa ma perché Pio II è stato un grande umanista. I demoni vanno intesi in senso socratico, sono i daimones che troviamo continuamente raffigurati nel Tempio. Piergiorgio Pasini sostiene che non sia una chiesa pagana ma cristiana perché è piena di angioletti. In realtà questi angioletti sono i demoni di cui parlava Pio II, una vera e propria profluvie di putti che nel Tempio Malatestiano si trovano ovunque.
Perché tanti demoni nel Tempio?
I demoni ci sono perché la cultura di Sigismondo Pandolfo Malatesta è platonica, dove i demoni sono un mezzo di intermediazione tra la vita dell’uomo e il Divino. Sono convinto che l’idea di Sigismondo fosse quella di costruire un tempio platonico e non è un caso che torni dalla crociata con le ossa di Pletone e le collochi nel Tempio. Anche Pletone veniva accusato di paganesimo e il suo sostanziale disegno fu quello di reintrodurre il platonismo in Italia. Il Tempio Malatestiano rappresenta lo spirito di quella determinata epoca: è un tempio pagano ma nel senso che è un tempio platonico e il platonismo non è in opposizione alla chiesa cattolica.
A proposito di platonici, Giovanni Reale ti ha proposto di curare l’edizione completa degli scritti di Pletone per Bompiani nella collana “il pensiero occidentale”. Com’è avvenuto l’incontro con lui?
Giovanni Reale a mio parere è stato il più importante platonico del nostro tempo. Conoscendo la sua posizione, il lungo insegnamento all’Università Cattolica, la sua amicizia con papa Wojtyla, appena lo incontrai gli dissi subito della mia appartenenza alla massoneria, proprio perché non volevo creargli il minimo problema nemmeno con le gerarchie.
E lui come reagì?
Mi dimostrò una grandissima apertura e nessuna preoccupazione per il mio essere massone. E’ una posizione molto corretta, che dovrebbe valere sempre e ovunque, anche a Rimini. Quel che conta è la conoscenza dell’autore e non il culto al quale ti richiami. Così come ho ottimi rapporti con gli allievi di Reale. Mi stupisco spesso di avere rapporti si studio e dialogo con docenti cattolici, mentre a Rimini coi cattolici dal punto di vista culturale non sembra possibile fare la stessa cosa. Alla Fondazione Carim non penso sia neanche mai venuto in mente di invitarmi ad una conferenza sul Tempio Malatestiano… Magari avrebbero potuto farlo anche solo per mettermi a tacere, criticarmi, demolire i miei studi.
Gioenzo Renzi ha proposto che Rimini si decida finalmente di valorizzare Ezra Pound. Finora silenzio di tomba. Cosa ne dici della proposta?
E’ un’ottima idea. Rimini non può permettersi di non riallacciare i fili con Pound, mettendo da parte le assurde ragioni “ideologiche” che fino ad oggi l’hanno impedito. Pound è considerato il massimo poeta del ventesimo secolo, ha dedicato i Cantos Malatestiani a Rimini, dovrebbe essere un punto di forza per la città. Pound ha scoperto e amato il Tempio (così come anche Adrian Stokes e Bernard Berenson) grazie a Yriarte, che scrisse: “Questa impressione di paganesimo è l’impressione dominante entrando nell’edificio”. I Cantos non sono mai stati valorizzati a Rimini. Molti anni fa rimasi scandalizzato nel vedere che nei depliant turistici sui monumenti da visitare in città, realizzati in lingua inglese e francese, non c’era traccia di Pound, Henry de Montherlant e altri. Un centro poundiano o qualche iniziativa mirata sarebbero importantissimi a Rimini. Sarebbe un vero peccato se la sollecitazione di Gioenzo Renzi dovesse cadere nel vuoto per i soliti pregiudizi. Peraltro le teorie economiche di Pound dovrebbero piacere alla sinistra e sono apprezzate dai grillini che hanno recuperato il discorso di Ezra Pound sull’usura.
Per ulteriori approfondimenti vi lascio a Wikipedia o letture piu’ approfondite.
Chi volesse prenotare una visita guidata rivolgersi a Discover Rimini di MICHELA CESARINI tel. 333 7352877
Rimini, il Tempio Malatestian