A zonzo tra borghi e castelli
Chi dice Marche dice borghi.
Borghi piccoli, arroccati sui cucuzzoli delle colline; borghi antichi, racchiusi tra possenti mura; borghi difesi da rocche o castelli, borghi nati intorno ad antichi monasteri, un susseguirsi di piccoli e grandi paesi che si snodano lungo tornanti, strade di campagna, sentieri in collina, ancora pieni di vita in attesa di turisti e viaggiatori oppure racchiusi dentro un microcosmo che sopravvive a se stesso nel proseguo della sua storia spesso millenaria.
Tanti sono i percorsi che attendono chi, lasciate autostrade e statali alle spalle, volesse andar per vie romantiche e secondarie alla scoperta del territorio marchigiano; tanti e diversi gli itinerari disponibili che consentono il pieno godimento della guida in moto solo sospinti dal desiderio di scoperta di questa regione così particolare, così unica.
In partenza da Fano
Oggi si parte da Fano, città romana prima, malatestiana poi, ora bellissima città della provincia di Pesaro – Urbino, racchiusa col suo centro storico tra possenti mura della struttura medievale e tracce, visibili e importanti, dell’antico splendore vissuto nel periodo romano per essere una delle tappe principali della via Flaminia che da ponte Milvio, a Roma, conduceva fino ad Ariminum.
Oltre ad una passeggiata d’obbligo tra le vie di questa città vi consigliamo di allungarvi anche verso la spiaggia e, scendendo ancora un poco verso sud, raggiungere la foce del Metauro, il più importante fiume della regione che, carico di acque dalle dense sfumature verdi, da Borgo Pace si allunga sino a qui per poi entrare in Adriatico.
Fatto questo siamo pronti per partire: SS3 direzione Lucrezia e poi svolta per Cartoceto. L’avventura può iniziare.
Piccole pieghe su piccole curve fino a Cartoceto
Strada stretta, piccole curve, la moto si guida in scioltezza con un occhio alle valli che fugaci si aprono ai nostri lati. Distese di ulivi e ciliegi oggi in fiore fanno da cornice ai borghi che si scorgono lontani sulle cime delle colline.
Cartoceto, che si allunga sulle pendici di un monte, vanta origini antiche quando cioè a seguito delle guerre greco – gotiche le popolazioni della costa si spostarono nell’entroterra alla ricerca di riparo e protezione. Già agli inizi del Medio Evo qui si produce olio, e che olio!!!!! talmente buono da meritarsi oggi il riconoscimento della D.O.P.. Come ogni borgo della zona che potesse tenere alto il suo prestigio aveva una rocca costruita dalla famiglia Malatesta, i signori di allora del luogo che oggi però non possiamo ammirare in quanto distrutta da un terremoto nel 1572 e mai più ricostruita. Svoltando invece a destra prima di entrare in paese andiamo alla scoperta del bellissimo complesso degli Agostiniani, chiesa e convento dedicati a Santa Maria del Soccorso, immersi nel verde e nella pace di un territorio ricco di edifici grandi e piccoli adibiti al culto.

Il borgo mantiene intatto il fascino tipico del borgo medievale con l’edificio del comune munito della sua bella torre dell’orologio che svetta da lontano salutando i visitatori. Una passeggiata in sella alla nostra moto zigzagando tra le viuzze che presto ci riportano fuori dal paese, sulla strada maestra alla ricerca di nuove scoperte.
La strada riprende il suo percorso sinuoso con curve dolci che abbracciano la collina ed improvvise aperture verso i declivi dolci dell’entroterra marchigiano dediti alla coltura del grano e degli alberi da frutta. La provinciale 26 ci porta in breve a Saltara, stretta intorno al castello malatestiano dalle mura ben conservate. Lungo la strada è però l’indicazione per il convento di San Francesco in Rovereto che ci richiama e, rientrando sui nostri passi, svoltiamo lungo una strada sterrata che tra curve e brevi rettilinei ci riporta a breve su via della Resistenza e da qui al fantastico borgo di Serrungarina. Le Marche offrono anche queste possibilità, spesso attraverso percorsi segnati più dal passaggio dell’uomo che dalle mappe topografiche, antichi percorsi spesso dimenticati verso antichi borghi non di rado disabitati.
Un borgo da sogno
Serrungarina è una vera e propria sorpresa. Questo piccolo borgo di 2.000 abitanti, costruito su un colle con una lunga scalinata che porta direttamente in cima verso la chiesa, respira ancora oggi l’aria calma e silenziosa propria di altri tempi. Situato lungo l’antica via Flaminia serviva da ristoro per le legioni romane. Qui, nel Rinascimento, Sigismondo Malatesta sconfisse le truppe inviate dal Papa Eugenio IV e qui Galeotto Malatesta ancora prima fece erigere il castello che oggi non esiste più ma tranne per le sue mura, a memoria di un periodo dove questi luoghi contesi e occupati erano al centro di un mondo in continua evoluzione. Storie come quella di Serrungarina e di piccoli gioielli come il suo borgo fanno delle Marche un territorio da visitare e da scoprire carico di suggestioni.
Chi conosce il Beato Sante?
Si rientra lungo la SP109 a Cartoceto, un ultimo sguardo alle sue mura e poi di nuovo in piega lungo queste strade che si snodano tra curve e tornanti attraversando valli e colline.
La provinciale 26 ci guida verso Passo Beato Sante, un piccolo borgo che appare dopo l’ennesima curva. Quattro case, ma poco lontano tra gli alberi svetta l’imponente campanile del suo bellissimo convento. Siamo giunti nel comune di Mombaroccio e, infilata la salita verso la cima della collina, ci troviamo a stretto giro di curva nel piazzale antistante il convento del Beato Sante.
Magnifica struttura la cui costruzione risale al 1223. Come quasi tutte le strutture religiose anche quella del Beato Sante, costruita dai padri francescani quando ancora Francesco era in vita, presentano vari strati di costruzioni di epoche diverse. Meraviglioso il portico ad archi del 1500 così come il campanile del 1782. Durante il periodo napoleonico i frati vennero cacciati e il luogo sconsacrato ma questo non scoraggiò i francescani che rientrarono nel 1908 riportando ben presto il luogo al suo antico splendore. Oggi qui regna la pace, il vento sussurra tra le fronde degli alberi e le colline si raccolgono intorno a noi come una mare piacevolmente mosso.

Dopo un morbido tornante ecco apparire giù nella valle il profilo di Mombaroccio allungato sul crinale di un monte. Dall’alto è ben visibile la sua struttura a spina di pesce con una strada principale al centro, gli edifici ai lati, il tutto circondato da possenti mura.
Una bella discesa lungo un sentiero a serpentina per giungere davanti alla bellissima porta del borgo: la maestosa Porta Maggiore del XV sec. fiancheggiata da due torrioni imponenti.
Feudo malatestiano, rientrato dopo varie vicissitudini all’interno del dominio della chiesa,ci allunghiamo lungo la strada principale sino alla piazza centrale dove si può ammirare la bella torre quattrocentesca affiancata dal Palazzo del comune, si parcheggia per una sosta per il pranzo ed una passeggiata.
Dopo un pranzo frugale ma allietato dai sapori tipici della gastronomia marchigiana ( vedi recensione ristorante ) ci immergiamo nuovamente nella meravigliosa armonia delle valli della provincia di Pesaro e Urbino. Si rientra in curva lungo la provinciale 26 che inseguendo curve e tornanti, con una guida semplice e piacevole, ti invita alla conoscenza più profonda di un territorio ancora poco frequentato dai motociclisti ma pronto a regalare grandi soddisfazioni.
Soddisfatti dal pranzo e testimoni di una bellissima giornata densa del tepore della primavera, con distese di ciliegi in fiore che si alternano alla vista di meravigliosi ulivi e poi ancora querce enormi affiancate da lecci e larici a segnare e marcare il teritorio, si giunge alla vista dentro una curva della chiesa del Divino Amore a Villa Ugolini.
Imbocchiamo la SP31, si sale verso Monteciccardo, di nuovo un antico borgo, piccolo e contenuto dentro le sue mura, così come, subito sotto, un piccolo gioiello chiamato Sant’Angelo in Lizzola, frazione del comune di Vallefoglia. Dalla struttura rigorosamente medievale osserva dall’alto delle mura la valle circostante e i bastioni di Ginestreto che svettano sulla collina di fronte.
Alla scoperta della valle del Foglia
Dalla valle del Metauro siamo scesi in quella del Foglia che dal monte Sasso Aguzzo dove nasce si getta tra le acque dell’Adriatico in quel di Pesaro dopo una corsa di 90 Km. Questa splendida valle dove dominano alberi da frutto e diversi tipi di salici ci accompagna con i suoi morbidi declivi lungo la bellissima strada della Blilla, un percorso panoramico che scendendo verso Pesaro regala ancora due piccoli e meravigliosi borghi: Candelara e Novilara.

La strada è molto piacevole, tra curve e tornanti, la moto scivola piacevolmente con una guida tranquilla (ma non troppo). Intorno a noi il paesaggio acquista i colori tipici dell’entroterra rivierasco, il mare laggiù in fondo riflette l’azzurro delle sue acque che qui nelle Marche raggiungono tonalità sorprendenti mentre l’entroterra collinare risplende del giallo e del verde chiaro delle sue colture.
Candelara scivola via mentre guidiamo verso Pesaro. Il piccolo borghetto racchiuso dentro le sue mura ci saluta per lasciare il passo alle possenti mura di Novilara. Ultimo dei gioielli dell’entroterra pesarese, a sette Km dal capoluogo è un bellissimo esempio di piccolo nucleo medievale. Novilara vanta anche, e non è poco, il ritrovamento di una stele con incisioni in lingua nord picena databile intorno al VI – V sec. avanti Cristo e una necropoli picena dove sono venute alla luce circa trecento tombe. Per noi una passeggiata nel piccolo centro con le sue viuzze e le casine addossate l’una all’altra. Il castello ci riporta indietro ai tempi dei Malatesta prima e degli Sforza poi, negli anni del grande Rinascimento che fece di queste zone il centro dell’arte e della cultura.
Si scende verso Pesaro, la città ci attende. Resta il gusto di un itinerario che unisce bellissimi tracciati adatti ad un’escursione in moto e la scoperta dei tesori che hanno fatto grande e unico il nostro bellissimo paese.