Da Pavia a Berceto. Ecco i pellegrini in cammino lungo le antiche vie emiliano-romagnole, quelle percorse anche da abati e monaci e per questo ricche di storie e leggende.
La via Francigena in moto
La via Francigena in motoCi allunghiamo sul lungofiume e mentre sotto di noi il Ticino scorre verso la confluenza con il Po solo qualche chilometro più in là, la Sp13 ci accompagna, abbastanza trafficata sino a Belgioioso. Qui, la presenza del castello, una struttura del XIV sec., ci introduce alla sua corte capace di ospitare mostre e tutta una serie di eventi durante tutto l’arco dell’anno. Si prosegue lungo la SP9 verso Orio Litta dove possiamo ammirare la bellissima Villa Litta Carini, restaurata di fresco, in stile tardo barocco, e l’antica Grangia benedettina, costruita dai monaci che, dopo aver bonificato il territorio dove oggi sorge il paese, vi si stabilirono. Ancora ai giorni nostri, due stanzette sono a disposizione dei moderni viandanti che qui possono trovare ristoro dalle fatiche della discesa lungo la via Francigena.
In moto verso il “transitum padi”
E sì, stiamo attraversando il basso pavese, zona alluvionale, disseminata di edifici religiosi che tracciano la via che, lambita a tratti dalle acque del fiume Po, si allunga quasi senza interruzioni fino alla Pianura padana. Le atmosfere qui sono soffuse, quasi appannate; la linea che separa cielo e terra si perde lontano mentre i terreni coltivati, separati da reticoli di strade e canali percorsi dall’acqua, creano linee rette e angoli perfetti scendendo verso gli argini del grande fiume Po. Seguendo le indicazioni del diario di Sigerico, usciti da Orio Litta ci troviamo a proseguire verso Corte Sant’Andrea dove potremo rivivere i luoghi nei quali i pellegrini si raccoglievano prima di affrontare la traversata del Po, che ai tempi dell’Abate non doveva essere così semplice ma un momento di difficoltà.
Il “transitum padi” oggi è deserto, solo dei cartelli ci avvisano che qui, giungendo da Orio Litta i pellegrini giungevano alla sponda del Po così come abbiamo fatto noi. Respiriamo come non mai l’essenza di questa umanità, immaginando nel silenzio e nella quiete di questa campagna le voci concitate, i richiami, il rumore delle gamelle nei punti di ristoro, l’odore di sudore del viandante che, contando sulle sole proprie forze, cerca di raggiungere col viaggio il paradiso. Anche noi, seduti sull’erba lungo l’argine di questo grande fiume che tante storie avrebbe da raccontare, ci apprestiamo al pranzo. Un breve riposo e poi si rientra sulla SP206, prossima meta Fiorenzuola dove ritroveremo i nostri compagni di viaggio che qui abbiamo lasciato alle prese con chiatte oggi immaginarie ma a quel tempo reali.
Lungo la pianura padana
La campagna della pianura lodigiana ci abbraccia e ci sostiene con la sua placida e particolare bellezza. Campi coltivati in un ordine quasi maniacale disegnano un territorio vivo e ricco. Nulla è lasciato al caso, tutto trova una sua ragion d’essere e mentre attraversiamo paesi come Senna Lodigiana o grandi fattorie moderne e attrezzate di tutto. E’ avvolti dal verde delle colture intensive che ci inoltriamo lungo strade meno trafficate come la Sp9 attraversando quel confine invisibile che dalla Lombardia ci traghetterà in Emilia.
Superiamo Piacenza ripromettendoci una futura visita e continuiamo a guidare sino a Fiorenzuola,dove ci attende, circondata dalla quiete, l’Abbazia cistercense di Chiaravalle della Colomba con il suo bellissimo chiostro dove viandanti di tutti i tempi, dall’anno mille ad oggi hanno potuto trovare ristoro e pace prima di riprendere la via.
Proseguendo per alcuni chilometri, questa volta sul delirio della SS9, Fidenza ci apre le porte del suo magnifico duomo conosciuto ed ammirato in tutto il mondo.
Verso Berceto e gli Appennini
Si guida ora lungo un paesaggio che nell’entrare nella provincia di Parma muta nuovamente regalando al viaggiatore i primi rilievi collinari. L’itinerario lambisce anche il parco fluviale del Taro che attraverseremo alle porte di Fornovo. La giornata sta volgendo al termine e la SS62 da Terenzo, un piccolo e grazioso borgo situato in collina, ci sta portando verso Berceto.
Le colline emiliane sono speciali, non sono spettacolari come quelle toscane o senesi, ma l’atmosfera che si respira attraversandole è magnetica, i colori sono accesi, il giallo del fieno raccolto nelle grandi balle che sembra debbano rotolare verso il basso, il verde corposo e avvolgente delle radure, il marrone della boscaglia che a tratti riempie le colline. Si guida leggeri lungo la SP39. Poco traffico e piccoli borghi dormienti, Respiccio, Terenzo, Bardone, tutti con le loro bellissime pievi.
In moto lungo la strada della Cisa
Da Terenzo guidiamo sino ad imboccare la SS62, la strada della Cisa. Si ritorna in montagna guidando verso uno dei passi più belli della regione. Siamo ai piedi del passo che affronteremo domani. L’arrivo a Berceto avviene in serata. Per ora, stanchi ma soddisfatti, ci godiamo la calma assoluta di questo borgo di montagna, fondata da un pellegrino. Proprio così, san Moderano, Vescovo di Rennes in viaggio verso Roma lungo uno degli itinerari della Francigena si fermò a Berceto per riposare e il mattino dopo ripartì dimenticando, appese ad un albero, le reliquie di San Remigio che aveva raccolto a Reims. Tornato sui suoi passi le ritrovò appese al ramo di un albero che stranamente si era alzato durante la notte ed impediva al Vescovo di recuperarle. Per farla breve, l’albero fece resistenza e così reliquie e vescovo rimasero in zona protagonisti della nuova storia del monastero di Bercetum che, l’anno dopo, il re dei longobardi Liutprando fece erigere al ricordo del “miracolo”. Storie di altri tempi, che Berceto ancora oggi racconta a chi avesse voglia di fermarsi in silenzio ad ascoltare.