Attorno alla metà del 5° sec. dopo Cristo, i Britanni, costretti dalla pressione degli Angli e dei Sassoni fattisi aggressivi dopo il disfacimento dell’impero romano, dovettero abbandonare l’attuale Inghilterra per trovare nuova patria nella celtica Amor, “il paese del mare”, che prese il nome piccola Bretagna, eppoi di Bretagna tout court.
Con le proprie cose essi portarono la propria cultura ed il proprio carico miti, leggende e tradizioni. Non deve stupire perciò, se parte delle avventure di re Artù e dei cavalieri della Tavola rotonda, raccolte a metà del ‘400 dall’avventuriero inglese sir Thomas Malory, e conosciute come “materia di Bretagna”, trovano ambientazione in questa parte di Francia che prese il nome Cornouaille, Cornovaglia, proprio come la Cornwall inglese che avevano testé lasciato. Del resto, non è forse la ricerca del Graal che univa e motivava le imprese di quei cavalieri senza macchia né paura? E non è nella foresta di Brocéliande, oggi di Paimpont, che Giuseppe d’Arimatea scomparve con il sacro calice che aveva raccolto il sangue di Cristo sulla Croce? E Brocéliande, o Paimpont, non si trova forse nelle vicinanze di… ma lasciamo tempo al tempo.
Non è un caso, quindi, che la tradizione individui in Douarnenez, in Cornovaglia, la città dove si elevava il palazzo di re Marco, lo zio di Tristano, cavaliere tra i più valenti della Tavola rotonda e protagonista con Isotta la Bella di una delle più tragiche vicende d’amore di tutti tempi. Per conto dello zio, infatti, l’impavido eroe si era recato in Irlanda a prendere e condurgli in sposa Isotta, figlia del re Agwisance. Ma un filtro magico, bevuto dagli ignari sulla via del ritorno, ebbe il potere di far innamorare, e per sempre, gli inconsapevoli amanti. Così fu, ma zio Marco non la prese bene: Tristano ed Isotta assursero nel corso dei secoli loro malgrado a simbolo stesso di amanti infelici esaltati nel loro amore impossibile dagli artisti d’ogni dove e tempo, e più d’ogni altro, nell’omonima opera, forse la più alta, di Richard Wagner.
Douarnenez è oggi un attivissimo centro di pesca della Cornovaglia, ma davanti al suo porto vi è un isolotto che ancora porta il nome di Tristano. Douarnenez non offre grandi attrattive turistiche se non per l’affascinante museo: navi, barche e barconi di tutti i generi e paesi sono all’ormeggio nel suo vecchio porto di Rhu, riunite in un museo all’aperto d’originale bellezza e interesse. Douarnenez è però un ottimo punto di partenza per spingersi fino a Point du Raz, senza dubbio uno dei luoghi più suggestivi di Bretagna, dalle alte e minacciose coste che si protendono sull’Atlantico, dove la natura, esaltata dalla forza dirompente e selvaggia degli elementi, offre al viaggiatore scenari unici per bellezza e fascino.
Proseguendo verso Quimper, un tempo capitale della Cornovaglia, non si può non allungare di poco il cammino fin al cinquecentesco villaggio di Locronan, meravigliosamente conservato. Il “più caratteristico villaggio di Francia”, recitano senza modestia i cartelli turistici posti fuori dal paese. Anche Quimper, che si trova in una pittoresca posizione sull’estuario dell’Odet, ha mantenuto un centro storico, intersecato da canali, assai piacevole. Già da lontano svettano le belle ed alte torri della quattrocentesca cattedrale. Tra esse emerge la statua di re Grandlon a cavallo, sovrano della mitica città di Ys, capitale della Cornovaglia fino a quando il mare la sommerse per sortilegio del diavolo, che, circuendo la bella figlia del re, Dahut, fece consegnare la chiave d’oro della diga che difendeva la città. Più sotto è Concarneau, terzo grande porto da pesca dell’intera Francia. Caratteristica è la Ville Close, imprendibile cittadella fortificata posta su d’un isolotto a centro del porto. Meravigliosamente romantica, e non solo per il mare che pur si incunea per molti km bagnandola, è poco più avanti Pont-Aven. E’ famosa per essere stata sede, alla fine del secolo scorso, della omonima scuola pittorica guidata da Gauguin.
Nella ovattata atmosfera del villaggio, le acque dell’Aven continuano a far girare le pale dei mulini per i quali Pont-Aven un tempo era famosa – “Pont-Aven – 14 moulin 15 maisons” – quasi per confermare l’inesorabile trascorrere del tempo che qui sembra essersi fermato. Su d’una strada placida ma anche un poco noiosa, punteggiata dalla presenza dei vecchi mulini bretoni, il viaggio continua verso una delle mete più affascinanti non solo di Francia. Carnac e i suoi menhir, in breve ci rituffano nel mondo magico e misterioso della cultura celtic Tre grandi allineamenti, quello di Ménec, Kerlescan, Kemario si susseguono, sviluppando in linee perfettamente rettifile quasi tremila menhir, (dal bretone men hir, pietra lunga), enormi massi ritti sul terreno, sulla cui origine e significato ancor nulla si sa: tempio lunare? orologio astronomico? o cimitero di guerrieri? Sono solo alcune delle ipotesi su cui si arrovellano gli studiosi, senza soluzione.
Ma sarà poi così importante, davanti alle suggestioni di questi monumenti misteriosi del passato, possedere risposte certe e definitive? E’ difficile non associare i menhir all’immagine di Obelix, il compagno di Asterix il gallico, perennemente accompagnato da una di queste pietrone sulle spalle. In fondo, nelle tavole di Goscinny e Uderzo un minimo di verità storica c’è. Panoramix, un po’ svanito e dalla lunga barba bianca, ad esempio, impersonifica in modo assai efficace, al di là della caricatura, la figura del druido che nel mondo celtico aveva un’importanza fondamentale: uomo di medicina, di magia, a volte anche condottiero. Ed a Panoramix assomiglia – anche nel cartone, ma più per ruolo e per figura – un altro mago fantastico: il mago Merlino, di cui si inizia a sentire l’inquietante presenza.
Si lascia Carnac, ma non prima d’aver goduto della sua bella spiaggia ed aver visitato la prospiciente penisola di Quiberon, se non altro per il nome pieno di rimandi immaginifici della sua costa: cote Sauvage, dove mare e vento hanno spazzato la roccia incidendola e modellandola in forme straordinarie. Tre tappe importanti si parano ancora verso meta del viaggio, ormai a non più di un centinaio di km. La prima è Auray, dal romantico porticciolo sul corso del Loch; la seconda è la città storica di Vannes, dai bastioni medioevali ancora intatti, capitale storica del Golfo di Morbihan; la terza è Josselin, dal bel castello, chàteau de Rohan, che si specchia sulle acque dell’Oust. Tre importanti intermezzi che spezzano la monotonia del trasferimento verso la magica foresta di Paimpont, o, se preferite, Brocéliande.
Un tempo la foresta si estendeva come un labirinto verde sull’intera Bretagna, mentre oggi non raggiunge i 7.000 ha d’ampiezza. Ma qui, nel folto del bosco fraseggiato da laghetti, sembrano concentrarsi le gesta epiche di gran parte dei protagonisti della saga arturiana. Di Galvano, Parsifal, Galaad, ad esempio, o della Fata Morgana che, nella “Valle senza ritorno”, attraeva ed imprigionava i cavalieri che vi avventuravano. Lancillotto poi, è stato addirittura allevato nel castello di Camper dalla Fata del Lago: Viviana. Luoghi reali, che, guida alla mano, anche il viaggiatore moderno p credere di trovare.
Ma è alla storia d’amore di Merlino per Viviana, che Brocéliande riserva i suoi luoghi più belli e nascosti. Si incontrarono nei pressi della Fonte di Barenton non lontano dal villaggio di Folle Pensée, Pensiero Pazzo, l’anziano Mago cadde subito rapito d’amore per Viviana. A lei, a prova dei suoi sentimenti, insegnò tutti i suoi segreti. Tutti, meno uno, fino a quando anche questo non fu più un mistero. Fu allora che Viviana ripetè l’incantesimo di fronte al maestro, rinchiudendolo per sempre in una prigione invisibile d’aria all’interno di cerchio magico. Lo stesso cerchio che si trova, seguendo i cartelli, nel folto del bosco, dove lo stormir di fronde di agrifoglio confonde gli spasimi d’amore di Merlino per la bella e crudele amata.