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ITINERARI IN MOTO IN ROMAGNA – DAL PARCO DELlA VENA DEL GESSO AL MUGELLO

Questa tappa è sponsorizzata da

L’Emilia Romagna è da qualche anno fregiata dal titolo di Motor Valley

a riconoscimento del rapporto strettissimo col mondo del motore che hanno le sue genti. Un titolo più che giusto dato che proprio qui, su questo territorio, nascono e si sviluppano le grandi aziende che sono divenute nel tempo eccellenze mondiali. Noi andiamo oltre e, quasi portavoce di un eterogeneo e caotico mondo dei bikers che qui ancora si insultano in dialetto e si lanciano battute salaci dopo un sorpasso all’ultimo sangue, dichiariamo che l’Emilia Romagna è patria di coinvolgenti itinerari, curve adrenaliniche e tornanti mozzafiato. Una bellezza da condividere e fare propria anche con le Marche e la Toscana, con cui oltre ai confini condivide le passioni. Convinti sempre più delle nostre affermazioni siamo più che mai impegnati da tempo a raccontare quanto sia entusiasmante attraversare queste terre al suono rombante e talentuoso della nostra motocicletta

Brisighella la più bella

Oggi si parte da Brisighella, nella provincia di Ravenna, 7500 abitanti che danno vita nella valle del Lamone, sulle pendici dell’Appennino tosco – romagnolo, ad uno dei borghi più belli d’Italia ( semmai in Italia esistano borghi più brutti degli altri 🙂 ).

via degli asini - parco del gesso
Brisighella – Via degli Asini

Ma la bellezza di Brisighella è indiscutibile. Non solo la vista di tre pinnacoli rocciosi dove sorgono la rocca manfrediana costruita nel 1300, la torre dell’orologio e il Santuario del Monticino, ma anche un paese rimasto fedelmente dentro il perimetro di una struttura medievale che offre ai suoi visitatori anche la splendida via degli Asini, una strada sopraelevata (anticamente poggiava sulla roccia) coperta, che serviva da passaggio sicuro durante guerre ed assedi e ancora oggi, con le sue arcate asimmetriche, uno dei richiami più famosi del paese.
Dopo una visita al borgo possiamo partire senza cedere alle tentazioni della tavola delle numerose locande che si stendono in piazza. alla volta del Parco Regionale della Vena del gesso che immobile, nella sua datata bellezza, ci aspetta subito fuori le mura.
S’imbocca quindi la SP23 che in un batter d’occhio ci trasporta nel verde intenso della valle attraverso curve e piccoli tornanti che salgono dolcemente le verdeggianti colline coltivate in bell’ordine a viti e grano. In lontananza la vena di gesso segna gli agglomerati rocciosi disegnando un percorso che si articola in diversi passaggi.
Alle nostre spalle Brisighella si allontana e i vari cartelli che introducono a percorsi dei vini e dei sapori ci guidano alla scoperta di questo affascinante itinerario.

Brisighella – Parco Regionale della Vena del Gesso

Guidando dentro il Parco Regionale della Vena del gesso

Improvvisamente alle curve si sostituiscono i tornanti via via sempre più acuti e in breve si sale verso la cima. La Sp23 ci guida verso il museo geologico del Monticino sulle pendici del monte Rontana da cui prende nome la via. Parcheggiando la moto vicino alla bellissima chiesa del Monticino si potrà percorrere a piedi un bellissimo itinerario che vi porterà alla scoperta di questo importantissimo sito d’importanza geologica e paleontologica. Proprio qui infatti sono stati ritrovati fossili risalenti a 5 milioni di anni fa. Il sentiero, dopo circa 2 ore di cammino, vi porterà in una valle cieca dove scoprirete la “Tana della volpe”, una caverna con accesso consentito solo agli speleologi.
Ed eccoci di nuovo in sella alla moto per proseguire nel nostro viaggio di scoperta di un territorio tanto vicino a noi quanto sconosciuto. Spettacolare la vista dei campi dove le viti, allineate in un ordine quasi maniacale, ridisegnano il territorio in linee rette alternate ad ulivi e agli immancabili cipressi che regalano a queste valli atmosfere dolci e poetiche.
Dopo un bellissimo percorso fatto di strade strette in sterrato e un panorama che da ogni curva regala piccole porzioni del panorama del Parco rientriamo nei pressi di Zattaglia sulla SP63 che prosegue a passo spedito verso Monte Mauro.

Si sale il Monte Mauro

Monte Mauro dalla cui cima possiamo ammirare tutta la valle si raggiunge proseguendo da Zattaglia, ancora immersa tra i vitigni, salendo lungo la SP78. Svolta a destra sulla via omonima e si inizia la salita.
A un certo punto per proseguire nella scoperta occorrerà parcheggiare la moto e continuare a piedi. Parcheggiate pure, ne vale la pena. Dalla cima potrete avere la visione chiara e magnifica della bellezza del luogo e percepirete questa particolare vena che, all’interno della roccia disegna un percorso dove il gesso, bianco e splendente, vive e si rigenera in un tempo che a noi uomini pare impossibile da comprendere perché tarato sull’orologio dell’eternità.
Proseguendo dalla Pieve di Monte Mauro si salirà verso la cima del monte e da qui, lungo sentieri ben segnalati, si potrà arrivare al Monte della Volpe visitando così la zona meno accessibile e più protetta di tutto il parco. Al suo interno diverse grotte che un viaggiatore curioso e con spirito di avventura potrà raggiungere e visitare. Il terreno carsico vi costringerà a non uscire dai sentieri per non incorrere in brutte sorprese vista l’asperità e la selvaggia durezza del terreno.
Torniamo alla nostra moto dopo una bellissima scarpinata per rientrare, lungo la SP63, direzione Casola Valsenio. Immersi nel verde, con il panorama del filone del gesso che ci accompagna, scendiamo nuovamente a valle tra strade strette a tratti sterrate e piccoli e angusti tornanti. La moto sembra trovarsi a suo agio e per noi il divertimento è grande.
Casola Valsenio ci attende nella sua placida e calma quotidianità.
A questo punto siamo già sulla strada che porta al Mugello, siamo belli carichi mentre guidiamo in compagnia di altri motociclisti lungo la performante SP306 pregustando già la serie entusiasmante di curve e tornanti a gomito che ci attende in Toscana.

In piega verso il Mugello

A Palazzuolo sul Senio, bellissima località costruita sulle sponde del fiume omonimo, iniziano le danze. Stiamo per entrare in un uno dei luoghi cult per i motociclisti, una zona appenninica dove i tornanti la fanno da padrone e dove le curve si aggrediscono in piega. Inutile perdere tempo, inutile pensarci sopra, si abbassa la visiera e si parte aprendo il gas strizzando i freni e scalando le marce. “A striscem gli ureci ma tera”, si potrebbe dire. Qui anche le gomme tassellate che in questo periodo montiamo non contano, qui si piega altrimenti si prende un’altra strada.
Da Palazzuolo a Marradi una girandola di curve e il saluto ai nostri amici su due ruote impegnano le nostre energie. Non solo guidare qui è esilarante, ma anche sedere dietro e accompagnare le pieghe è molto divertente. La natura incombe e il verde a tratti sembra inghiottirci, la strada è stretta e non lascia spazio a indecisioni. Si scende verso Marradi, borgo toscano anche se appostato sul versante romagnolo dell’Appennino. Diciamo appostato perché Marradi, anticamente etrusca e poi romana, fungeva da sosta per tutti i viandanti che si recavano a Firenze visto che i romani l’avevano collegata già dal 59 a.C. con una strada.
Oggi è un borgo dalla struttura medievale abitato da circa 3.000 persone, molto famoso tra i motociclisti che spesso fanno sosta qui prima di riprendere l’adrenalinica SP74 che attraverso tornanti a gomito e una bella visione sulla valle ci riporta in Romagna. La zona è turistica perché oltre ad essere patria di alcuni complessi monastici è anche ricca di sentieri bellissimi con diversi punti panoramici.

Si rientra in moto in Romagna

Spettacolari tornanti e natura incontaminata sono compagni di viaggio sino a San Benedetto in Alpe. Qui, lontano dalle principali rotte turistiche, scendiamo in compagnia di altri motociclisti. Stiamo attraversando l’Appennino più autentico dove il tempo sembra trascorrere più lento o addirittura, visto lo stato delle strade specie in territorio emiliano romagnolo più che toscano, sembra si sia fermato.
Non è la prima volta che attraversiamo questi luoghi magici. A pochi chilometri il passo del Muraglione segna un punto fisso per gli amanti delle due ruote, eppure, ogni volta sembra la prima volta, ogni volta le stesse emozioni, l’adrenalina, l’entusiasmo, l’esuberanza e la sensazione di essere in un luogo unico.
San Benedetto in Alpe, immerso dentro la magia del Parco delle Foreste Casentinesi vanta origini etrusche per poi trovare il proprio sviluppo con i romani, grazie ai gruppi di ex legionari che qui trovavano riparo o territori tranquilli dove stabilirsi dopo tante campagne di guerra. Oggi è un piccolo borgo molto frequentato dagli amanti degli Appennini che da qui partono per escursioni molto belle, una tra tutte quella che porta alla cascata dell’Acquacheta, bellissima e facilmente raggiungibile.
Guidando sul misto veloce raggiungiamo ben presto Bocconi. Siamo sopra Predappio e il nostro viaggio sta per finire. Presto, seguendo il corso del Rabbi, raggiungeremo Forlì.
Non sarà certo l’ultima volta che risaliremo queste valli, ma per adesso, mentre la strada si allunga diritta verso casa e le cime degli appennini sono scomparse all’orizzonte, rimane il gusto di aver goduto di una nuova e coinvolgente esperienza alla scoperta del nostro giardino di casa.

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Informazioni per il viaggio

Tempi indicativi di percorrenza : 3 ore e 33 minuti

Dettagli percorso

Inizio itinerario: Brisighella – Arrivo: Forlì

Note particolari

Tempo indicativo di permanenza: 1 giorn0

Km Percorsi

123

Le altre tappe del percorso

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