Da Challand a Pavia. prosegue il nostro viaggio, pellegrini motorizzati che penetrano il territorio italiano cercando di raggiungere Roma. Oggi si viaggia tra le suggestive risaie piemontesi.
SS26 il castello di Verres ci appare dall’alto, imponente, aggrappato alla rupe dalla quale controlla tutto il territorio. Lo spettacolo è altamente suggestivo, anche perché inserito dentro un territorio dove alte montagne lasciano il posto a vallate verdi e luminose. Ai piedi del castello anche il borgo, che si allarga tra i monti per arrivare a raggiungere gli argini del torrente Evancon per poi attraversarlo.
Ritroviamo qui le tracce della Francigena e dei pellegrini di oggi che curiosi passeggiano tra le vie del centro. Rallentiamo anche noi l’andatura per godere della tanta bellezza che ci circonda: da un lato del fiume la chiesa di San Martino, pregevole esempio di chiesa romanica valdostana, verosimilmente risalente all’IX secolo che troviamo ad Arnad , mentre dall’altro lato un ponte costruito nel 1770, il ponte a dorso d’asino di Echallod che attraversa la Dora Baltea.
In moto lungo la Francigena verso Bard
Proseguendo lungo l’argine del fiume si marcia a passo spedito verso Bard. Proseguiamo paralleli all’autostrada e alla linea ferroviaria quando all’orizzonte compare già da lontano, come avvolto in una nuvola, l’imponente fortezza di Bard che dall’alto, quasi minacciosa, ci aspetta arroccata in cima ad una rupe impervia. Insieme a noi ciclisti, pellegrini, viaggiatori ammirati dall’aurea che questo castello sprigiona.
Il borgo di Bard è sicuramente uno dei luoghi più suggestivi della Valle D’Aosta per essere stato fin dai tempi antichi presidio strategico per il transito di merci e persone. Il forte che sovrasta il borgo sorge proprio all’imboccatura di una gola dove la Dora Baltea, che qui scorre rapida e impetuosa, e un percorso strappato alla roccia sono le uniche vie di passaggio che permettevano l’entrata e l’uscita da questa regione.
Qui passava la via delle Gallie, la via consolare romana che da Milano portava, attraverso questa regione in Svizzera e in Francia e che qui trovava strutture di accoglienza e difensive usate in seguito anche dai nostri antichi pellegrini, anche loro in marcia verso Roma.
Dall’alto sembrano ancor giungere echi di guerra e di battaglie; qui il principe Amedeo di Savoia resistette strenuamente alle truppe francesi nel 1704, ma ancora più spettacolare fu la presa del castello da parte dell’esercito napoleonico che lo dovette porre sotto assedio dopo una strenua battaglia contro le truppe austriache. Rumori, echi lontani di mortai e distruzione, più volte nel corso della storia questo forte viene distrutto e ricostruito e ancora oggi sa incutere timore e rispetto a tutti i suoi visitatori per forza e bellezza.
La via delle Gallie e il borgo di Donas
Superata la gola sempre guidando lungo la SS26, circondati dalle alte montagne che chiudono il passaggio incrociamo un tratto ancora originale della via delle Gallie. Da lontano alcuni pellegrini scendono a piedi. L’impressione è molto forte e il desiderio di accarezzare con le suole delle scarpe questo antico tracciato ci convince a parcheggiare la moto sul lato della strada per proseguire a piedi. Le pietre, levigate dal tempo sono calde, sembra impossibile che lungo questa arteria siano potute passare merci, eserciti e viaggiatori eppure è proprio così e l’eco lontano di una moltitudine che si muove, chiacchiera, ride, urla, litiga, si confonde oggi sotto questo sole con il rumore più moderno dei tir, delle auto e delle moto che scorrono parallelamente lungo la statale 26.
Si supera un arco ritagliato dalla roccia e si accarezza un cippo militare a forma di colonna per poi rincorrere un po’ d’ombra entrando nel piccolo borgo di Donas che ci accoglie dentro le sue mura nel silenzio e nella frescura delle sue stradine.
Dalla Valle d’Aosta si entra in Piemonte
I rilievi si addolciscono, si entra in Piemonte. Per il momento le montagne ci salutano e il percorso si fa meno impegnativo. Borghi e paesi si alternano lungo la strada ed è così che guidiamo lungo i vicoli del borgo di Montestrutto per ammirare dal basso il suo castello costruito nel IX sec. a difesa di un monastero di benedettini, mentre Ivrea, bellissima ed entrata a far parte nel 2018 del patrimonio Unesco, man mano s’avvicina.
Tutto intorno a noi è cambiato, la frescura delle vette valdostane, la luminosità del cielo, le chiazze di neve che ornavano le alte cime, i tetti spioventi tipici delle case di montagna. Tutto è ormai alle spalle mentre pianura ci inghiotte, tra vigneti, auto, industrie e piccoli paesi che si allargano sulla pianura.
Quali paesaggi si presentavano ai pellegrini del Medio Evo o ancora del ‘600 o di epoche più vicine a noi? Difficile da immaginare. Probabilmente il tragitto era meno faticoso, forse i luoghi di ristoro più frequenti. Ivrea ad esempio, fondata nel V secolo a.C. dai Salassi, è nota per l’accoglienza che riservava ai pellegrini dentro le sue antiche mura difensive. Qui trovavano ristoro e stimoli per proseguire il viaggio allungandosi poi a piacere lungo i vari sentieri che si aprivano verso la Serra di Ivrea, la più grande Morena d’Europa lunga 25 Km che noi ammiriamo guidando verso Piverone.
Da Ivrea riprendiamo i tracciati solitari della Francigena.
La SP263 verso Palazzo Canavese ci introduce ai paesaggi della pianura piemontese. Stradine di provincia, circondate dal verde e dai piccoli nuclei abitativi mentre intorno a noi la campagna ferve di aspettative per i prossimi raccolti. Da Piverone, imboccando la SP419 possiamo allungarci verso Roppolo accompagnati dalla visione del lago di Viverone che si apre sotto di noi. I vigneti creano tragitti particolari che si articolano creando onde, curve e un mare di verde che scende verso il lago. I cartelli oramai riconoscibili da lontano che mostrano il pellegrino in cammino verso Roma ci guidano attraverso un percorso che a breve ci farà planare sulle immense risaie della provincia vercellese.
Da Cavaglià nella provincia di Biella ha inizio un bellissimo tratto che, alternandosi a sterrati, ci introduce nella campagna biellese. Un’immensa pianura coltivata per lo più a riso e grano dove la moto potrà allungarsi in un mare di verde e acqua che ci accompagnerà piacevolmente sino a Santhià.
Sospesi tra il cielo e le risaie
La provincia di Vercelli rimane quasi sospesa sopra questo verdissimo ‘prato all’inglese’. Ma non fatevi ingannare perché se passaste di qui in primavera vi trovereste circondati da un mare di acqua.
Un itinerario lontano dalle mete turistiche, che però saprà stupire il viaggiatore che si avventuri lungo i percorsi della Francigena. Purtroppo, uscendo da Santhià, il percorso prosegue attraverso sterrate tra le varie piantagioni di riso e grano, troppo impegnative per una moto bella carica come la nostra, ma niente paura, allungandosi sulla SP53 potrete ancora godere dello spettacolo delle risaie a perdita d’occhio e magari raggiungere fino al bellissimo borgo o castello di Vettignè, di origine medievale. Circondata da mura merlate, dall’esterno (il castello è oggi abbandonato e chiuso al pubblico) possiamo ammirare una torre cilindrica che si eleva verso il cielo.
Imbocchiamo la Provinciale 52 e lasciamo correre la moto verso un punto indefinito all’orizzonte. Non abbiamo fretta, come anche i pellegrini non ne avevamo. Abbiamo intrapreso col cuore aperto questo viaggio di fede e di conoscenza e proprio qui, in mezzo alla pianura, possiamo sentire, profonda, la vicinanza con la terra che ci abbraccia e circonda. Attraversiamo velocemente il centro di Vercelli per immergerci nuovamente nella bassa campagna della Lomellina. A Robbio possiamo ammirare la chiesa di San Pietro, luogo di ristoro per i pellegrini di tutti i tempi.
Arrivo a Pavia
Stiamo per giungere a Pavia, magnifica città dove passeremo la notte. Attraversiamo Mortara e proseguendo lungo la Sp596 entriamo in città.
Una passeggiata in centro prima dell’imbrunire ci svela tutte le bellezze di questo centro fondato dai romani e che conserva ancora intatto l’impianto urbanistico. Sede di Università, nata nell’ 825 dietro disposizione dell’imperatore carolingio Lotario I, Pavia è una città giovane e allegra che vanta una certosa situata a nord della città da visitare senza meno. Prendetevi tutto il tempo che serve e godetevi questa città vivace e spensierata. ricca di strutture religiose bellissime.
Per noi la strada è ancora lunga e come i pellegrini del tempo siamo abituati ad andare a dormire presto, domani si scende verso Piacenza, ma ancora abbiamo tanto da scoprire e da raccontare.