1° giorno: Sospesi nel tempo tra cielo e acqua, immersi nelle magiche suggestioni del Delta del Po
Non avremmo mai immaginato che due linee rette che si allungano parallele all’infinito potessero provocare tante emozioni ma solo perché non avevamo avuto ancora l’occasione di attraversare il Delta del Po.
Una pianura incontaminata e selvaggia, dove la lotta dell’uomo per il controllo degli eventi naturali risulta immane e a volte pare impossibile. Un lembo di terra conteso nei secoli al mare a difesa di uno dei territori più giovani del nostro paese. Attraversarlo con la moto come abbiamo fatto restituisce emozioni forti dove l’orgoglio per l’intelligenza e l’ingegno dell’essere umano si alterna al rispetto e all’ammirazione per una terra che si modifica ma non si piega sprigionando inalterata l’immensa potenza ancestrale che la alimenta e la nutre.
In partenza da Rimini
Uscendo da Rimini direzione Ravenna ci immergiamo subito nelle suggestive atmosfere della Pianura Padana. Campi coltivati sino a dove lo sguardo riesce ad allungarsi, canali di irrigazione e fattorie. 47.000 Km di pianura che partono dalle Alpi Occidentali al Mare Adriatico; al centro scorre il fiume Po, il mitologico Eridano, che la attraversa sino a sfociare nel Delta.
Attraversiamo le Saline di Cervia per inoltrarci verso Lido di Classe e il Delta che si allarga piano piano sotto i nostri occhi e sotto le gomme del Morini che prosegue la risalita verso nord.
La formazione attuale del Delta deriva da lavori idraulici realizzati dalla Serenissima Repubblica di Venezia tra il 1600 e il 1604 sulla foce del fiume Po, meglio conosciuti come “il taglio del Po”. Spaventati dal corso naturale del fiume, che, puntando verso nord ,rischiava di insabbiare la laguna veneta mettendo in pericolo l’essenza stessa della Serenissima, con un canale di 7 km modificarono il corso del Po raddrizzandolo.
Il gusto di un viaggio in pianura
Dall’opera degli uomini e dai sedimenti del fiume si è così formato il Delta come oggi lo possiamo conoscere, ammirare e amare, fatto di argini, golene, valli da pesca, lagune e sacche, scanni e campi infiniti dove, come sul mare, lo sguardo si perde.
La nostra prima tappa è Lido di Volano. Siamo già penetrati a fondo nel territorio che scendendo e allargandosi verso sud attraversa pinete bellissime e laghi di acqua marina che si mescola ad acqua dolce. Il mare Adriatico ci accompagna parallelo alla strada contribuendo al fascino seducente di queste zone. Stiamo attraversando la Riserva Naturale Po di Volano che si è formata recentemente dal deposito di sabbie marine in seguito al progressivo arretramento del mare.
La caratteristica di questa zona oltre alla sua selvatica bellezza è costituita da prati umidi e da una pineta che attraversiamo ammirati pari a 169 ha. Una breve sosta al lido per poi riprendere la Romea diretti a Mesola, uno dei bastioni che vigilano ancora oggi a protezione del Delta del Po. Difficile contenere le emozioni che questo paesaggio sprigiona; acqua che emerge e/o sommerge ogni cosa, aironi e puledri dal candido mantello color avorio si riposano lungo i canali che appaiono infiniti e queste strade lunghe che saranno una costante del nostro viaggio.
Da Volano svoltiamo in direzione di Bosco di Mesola; oramai padroni del territorio cerchiamo strade e vie alternative che ci consentano di godere appieno dell’unicità di questo territorio. Ci inoltriamo su un terreno dove l’acqua si alterna a campi umidi o coltivati e riserva anche piacevoli sorprese come l’incontro in prossimità di Pomposa con uno stupendo esempio di architettura idraulica del XVI secolo ,l’antica Chiavica dell’Agrifoglio, eretta nel 1600 su una ansa del Po di Volano per risanare le acque del Galvano.
il Po di Goro
Statale 109 per arrivare a Mesola, stiamo per inoltrarci nella zona denominata ramo del Po di Goro, che segna il confine tra il Veneto e L’Emilia Romagna. Siamo sempre sotto il livello del mare anche se nella zona intorno a Mesola sono presenti cordoni dunosi che rappresentano antiche linee di costa. Mesola ha subito nel tempo cambiamenti dovuti a interventi di bonifica che partono già nel XVi secolo per proseguire sino ad oggi . Questi lavori hanno di fatto modificato il territorio in maniera considerevole. Qui sono state realizzate grandiose opere fatte di canali, chiaviche e idrovore, in special modo dalla seconda metà dell’Ottocento, ma anche già dal XVI sec. si possono contare grandi lavori di idraulica da parte della famiglia degli Estensi signori di Ferrara.
Dell’attività dei Granduchi su queste terre di confine, ne è splendida testimonianza il Castello di Mesola costruito, in questi luoghi fino al X secolo ancora occupati dal mare, per essere un grande centro sia civile che militare capace di contrastare la potenza commerciale e militare di Venezia.
Uscendo da Mesola proseguendo lungo il Canale Bianco incontriamo Torre Abate, presidio dei lavori di bonifica iniziati dagli Estensi in questa zona del Delta del Po nel “600. Questa torre, circondata da uno specchio di acqua e da vegetazione palustre con una serie di laghetti rapisce il viandante per la sua inusuale bellezza ed obbliga ad una pausa.
Si rientra verso Bosco Mesola per poi proseguire verso Goro e , prima di Gorino, possiamo attraversare il Po sul primo dei ponti di barche che incontreremo e che contribuiscono a caratterizzare questa zona.
Mesola
Mesola
Mesola
I ponti sull’acqua
E’ un’esperienza unica non tanto per l’attraversamento in se ma per l’ingegnosità e la fantasia che solo nel nostro paese trovano realizzazioni che sconfinano nell’arte. Qu
esti ponti sono solitamente a pagamento ma visto i costi di manutenzione direi che l’euro e venti che si paga all’incirca è decisamente ben investito, se non altro per l’emozione che sa restituire. Riprendiamo a scendere lungo il Po di Goro sino ad un piccolo molo che, a richiesta, mette a disposizione un passaggio fluviale sino al faro di Goro che ammiriamo dalla riva. Nelle vicinanze si trova anche un caratteristico ristorante. Ristorante la Lanterna (http://www.eristorante.com/ristorante_la_lanterna_prenotazione_ristorante_11633.html).
Peccato, si sta annuvolando ma noi proseguiamo il nostro viaggio che non perde nemmeno per un momento il suo fascino. Corriamo lungo paesaggi che sembra non debbano mutare mai; campi a vista d’occhio e acqua, tanta acqua su cui la strada si fa largo correndo sugli argini. Aironi cinerini volano a pelo d’acqua, aironi rossi o falchi di palude si muovono tra le canne lungo i canali, la moto scorre sotto un cielo cupo lungo strade che si perdono tra le acque del delta; proseguiamo nella speranza che il sole faccia capolino verso l’Isola della Donzella.
Lungo il tragitto incontriamo locali su palafitte adibiti a pesca o, a volte, a ristoranti. Proseguiamo con lo sguardo perso nell’infinito verso un nuovo ponte di barche che ci aprirà le porte dell’Isola della Donzella, vogliamo godere appieno di questo nuovo paesaggio, dei suoi colori e dei suoi odori. Attraversiamo il ponte in compagnia di altri motociclisti e con loro proseguiamo lungo un’unica strada chiamata “Belvedere Sacca”.
La sacca degli Scardovari
Dal ponte di barche che unisce Gorino con Santa Giulia passando per un tratto del Po di Gnocca e poi dal canale nel canneto sino alla grande laguna della sacca degli Scardovari attraversiamo lingue di sabbia naturale che dividono la laguna con la sua acqua salmastra dal mare. La suggestione ti avvolge, il sole inizia ad insinuarsi tra le nubi regalando luci e colori che mutano velocemente. Siamo sopraffatti dalla bellezza del luogo che percorriamo con lentezza nella convinzione che anche il tempo si stia dilatando così come la terra e il mare intorno a noi.
La Sacca degli Scardovari è la più grande laguna del delta e prende nome dalla pesca della scardova, un pesce d’acqua dolce che qui un tempo abbondava mentre oggi, per le sue caratteristiche è uno dei luoghi di più intenso allevamento di cozze e vongole. Ed è così che, abbandonandosi alla dolcezza della natura, i tempi di viaggio diventano dettati da nient’altro che non siano le suggestioni del paesaggio. Ci perdiamo a zonzo così, incontrando piccoli borghi storici come Bonelli, caratterizzati da suggestive case dai camini a dado, residui della bonifica polesana, o seguendo le nutrite schiere di gruppi che in motocicletta vagano come noi senza altra meta che non sia l’armonia del paesaggio.
Case e rimesse su palafitte con barche ormeggiate in attesa sull’acqua; barche che scivolano dolcemente lungo la laguna guidate dai pescatori alla ricerca di una buona pesca. Percorriamo queste vie scivolando anche noi circondati da pace e silenzio. I pontili che portano alle palafitte si moltiplicano sino a formare una linea continua di casette per la pesca.
Dopo una breve sosta per il pranzo in un bar lungo la strada all’altezza proprio della frazione di Scardovari usciamo dall’incanto dell’Isola della Donzella che ci lasciamo alle spalle per proseguire verso il ramo maggiore del fiume che prende il nome da Venezia.
Il grande Po
Superiamo Tolle e attraversiamo il grande Po per poi prendere la romantica strada d’argine che ci porterà a Pila. Sotto noi un’autostrada d’acqua che anche in una giornata tranquilla come quella odierna tradisce, senza osare immaginare i momenti in cui tra queste sponde giunge al mare l’acqua dei fiumi di mezz’Italia, tutta la propria, inarrestabile potenza.
A Pila il Po si ramifica nuovamente mutando il paesaggio. La maestosità del ramo di Venezia ha contribuito ad una espansione industriale del territorio che qui si esplicita nella presenza di un’immensa, incomprensibile, inutile centrale idroelettrica, il fiume si apre più avanti nuovamente verso il mare raddoppiando nuovamente i suoi affluenti. Costeggiando il Po della Pila , attraversando un lembo sottile di terra circondato dal mare si apre innanzi a noi la Riserva Naturale delle bocche del Po. Qui, nella quiete più assoluta incontriamo birdwatcher che nascosti tra le canne possono osservare molte specie di uccelli. Fenicotteri, gabbiani, aironi, falchi di palude e tantissimi altri. Ci sentiamo come galleggiare, come sospesi tra cielo e terra. Fantastico!!!!!
Rientriamo su Cà Venier per proseguire nella nostra esplorazione risalendo il ramo del Po di Venezia verso la Via delle Valli. Un territorio lagunare perso in mezzo al Delta. Attraversiamo piccole strade che costeggiano canali, stradine dove a volte ti ritrovi acqua a destra e acqua a sinistra, sentieri che si ramificano sollevati sull’acqua……. acqua e ancora acqua in un alternarsi di suggestioni visive e olfattive uniche.
Mesola
Si guida verso Chioggia
Arriviamo a Porto Levante a pomeriggio inoltrato dopo un viaggio tra la Via delle Valli che ci ha lasciato senza fiato per la meraviglia dei luoghi che abbiamo attraversato. Il porto immerso nel delta di questo meraviglioso fiume che ha permesso alle sue genti di prosperare sorprende per la sua grandezza. Il sole che illumina la fine di questa giornata ci accompagna quando riprendiamo la via che costeggia il Po di Levante per risalire ancora di più verso nord. Abbiamo pensato di pernottare a Chioggia, città che meglio di tutte dopo Venezia rappresenta ed esalta questo mondo lagunare appoggiato tra cielo ed acqua.
Proseguendo velocemente lungo la statale 309 verso Chioggia il pensiero va alle suggestioni vissute oggi, a questo lembo di terra unico nel suo genere che consigliamo vivamente di
visitare. Difficile spiegare cosa vedere, il nostro consiglio è quello di lasciarsi trasportare lungo questi canali che si aprono e si chiudono contenendo a fatica la potenza di questo grande fiume
che si chiama Po.
A Chioggia in serata troviamo un bed and breakfast molto carino con le finestre che guardano verso uno dei canali che attraversa la città. Soggiorno Acqua Rio, consigliato vivamente. Sotto un voltone la moto. Una pizza seduti all’aperto lungo un canale e via a dormire. Giornata intenza ma a dir poco fantastica. Domani si scende di nuovo verso sud, un altro viaggio e un altro racconto.