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ULTIME CIME PRIMA DELLA PIANURA

Questa tappa è sponsorizzata da

Un’ultima salita prima della discesa in pianura: Passo di Giau. Le Dolomiti ci salutano alla grande.

Per farlo uscendo da Cortina risaliamo nuovamente la provinciale 38 e ci inoltriamo subito tra i monti. Il passo non si svela immediatamente nella sua bellezza ma ci costringe a salire attraverso montagne verdi e pascoli sino ad apparirci nella sua immensa bellezza una volta raggiunta la cima. Siamo ancora dentro la magia che ci le Dolomiti ci hanno regalato in  questi giorni e ci fermiamo a contemplarla. L’aria è fresca e il sole si sta levando alto nel cielo. Ci fermiamo in contemplazione mentre gruppi di escursionisti ci superano per andare ad affrontare l’ulteriore sentiero sino alla cima dorata che si apre di fronte a noi.

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FOTO BLOG 4 le dolomitiDa qui iniziamo la discesa verso valle e verso casa portando dentro di noi quest’ultimo dolce disegno della natura.

La discesa è come tutte quelle che abbiamo affrontato questi giorni: mozzafiato. I tornanti guardano verso la valle ancora lontana e verso nuovi tornanti che si aprono sotto di loro e così di seguito verso la meta.

Lasciamo le Dolomiti e la sua splendida e meravigliosa maestosità  alle nostre spalle affrontando la discesa verso Selva di Cadore a ritmo sostenuto. Le montagne si aprono alle valli indicando diverse vie ma noi sappiamo che dobbiamo arrivare in pianura. FOTO BLOG 5 le dolomiti

A Selva ci fermiamo ad una fontana nel centro del paese per riempire la borraccia. L’acqua è fresca e deliziosa, così diversa dall’acqua della pianura, così fredda al palato da lasciarti senza fiato. Buonissima.

Da Selva a passo spedito affrontiamo il nuovo paesaggio che si stende lungo la strada. I monti sono sempre alti ma i colori hanno variato le loro tonalità e il verde dei boschi domina.

Imbocchiamo la provinciale 51 verso Zoldo alto attraversando paesi che in inverno ospitano impianti sciistici mentre in estate sono piccoli centri per riposo e camminate.

Ultima salita prima di raggiungere la Valle Agordina verso il Passo di Duran. Ritroviamo per un attimo il profilo dei monti dolomitici mentre percorriamo strade più strette ma non per questo meno entusiasmanti. Si sale ancora, ancora accompagnati dai nostri compagni motard che qui sono meno numerosi ma sempre presenti. Ritroviamo torrenti e cascate accompagnate da selve di enormi pini che macchiano l’azzurro del cielo del loro particolare verde scuro. E’ bello essere nuovamente in cima.

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Oltrepassiamo il rifugio senza fermarci per ritrovare un ultima discesa.

Bye bye verso le Dolomiti, la pianura ci aspetta 🙂

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Il caldo umido di questa stagione ritorna ad avvolgerci spingendoci ad alleggerire il nostro abbigliamento senza però rinunciare al minimo che ci consenta una certa sicurezza. Scendiamo attraversando  riserve naturali da nomi che ci sfuggono,  scivolando verso il Brenta che incontriamo impetuoso scendere come noi verso valle.

A Fiera di Primero ci fermiamo per il pranzo. Due calzoni ripieni buonissimi in una pizzeria al taglio del paese. Prossima fermata Bassano del Grappa. Siamo nel cuore del Veneto, dentro la storia che racconta la Prima Guerra mondiale.

Bassano ci lascia stupefatti, le sue antiche ville adagiate sul Brenta che qui scorre impetuoso e il suo famoso Ponte degli Alpini ci riportano alla memoria antiche vestigia del rinascimento di una comunità ricca e agiata.

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Sotto la dominazione della Repubblica di Venezia Bassano attraversa un lungo periodo di pace e prosperità dove la produzione tessile e orafa oltre che le arti portano ricchezza e agiatezza.

Il suo nome evoca in noi i ricordi della Prima Guerra mondiale che la vedono in prima linea combattere contro gli austriaci ed evacuata completamente durante la disfatta di Caporetto. Con il nemico subito fuori la porta Bassano diventa centro di raccolta delle truppe italiane e dei profughi arrivati dai paesi vicini occupati dall’esercito austro – ungarico. Sono periodi terribili che segnano la città. La ripresa economica è difficile ma avviene grazie alla smalteria metallurgica. FOTO BLOG 9 le dolomiti

Oggi possiamo visitare una città dall’aspetto romantico, adagiata sul grande fiume testimone di grandi e cruente battaglie ma anche di un periodo ricco testimoniato dalle tante ville antiche che si rispecchiano nelle sue acque. Qui troviamo molti turisti, in maggioranza inglesi o americani; quasi tutti stranieri che affollano i piccoli ristoranti sulle vie della centro e lungo il Brenta.

Proseguiamo il viaggio sotto una canicola spietata, il calore che sale dalla terra rende il nostro viaggio più lento. Prossima fermata Chioggia, abbiamo deciso di scendere da Padova verso il mare Adriatico e la laguna così da incontrare la Romea.

Siamo entrati nella Pianura Padana, lasciati i monti alle nostre spalle davanti a noi si apre il tipico paesaggio caldo e pianeggiante che si allunga sino a Rimini. Lungo la strada incontriamo Cittadella, cittadina che conserva ancora oggi intatte le sue particolarissime mura di cinta risalenti alla sua costruzione avvenuta nel 1200 circa. Senza entrare in città ci soffermiamo ad ammirare la cinta muraria conservata e ristrutturata perfettamente.

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Evitiamo accuratamente Padova e puntiamo direttamente su Chioggia dove arriviamo verso le cinque del pomeriggio.

All’improvviso la Laguna si apre dinnanzi a noi e lo spettacolo è stupefacente. L’italia è terra di sconvolgente bellezza naturalistica unita ad una storia che qui, come non mai, ha lasciato tracce inconfondibili che nel tempo si sono mescolate al paesaggio in una varietà commovente di immagini che si sovrappongono innanzi ai nostri occhi.

La laguna veneta copre una superficie di circa 550 km dei quali solo l’8% è occupato dalla terra. Dal 1987 entra nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità per essere un unicum nel suo genere. Attraversiamo questi lembi di terra circondati dall’acqua, Chioggia si annuncia così, con le sue barche e i suoi pescherecci che navigano lungo i canali che portano verso il nostro amato mare Adriatico.

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Queste lagune, che nel medio evo difesero le popolazioni italiche in fuga dalle invasioni barbariche a seguito della caduta dell’impero romano, oggi ospitano un’economia prevalentemente ittica e della cantieristica navale.

Arriviamo a Chioggia che si appresta ad una notte di festa. La città è piena di turisti che pernottano qui per recarsi poi in tutta comodità, con i traghetti che partono dal porto, a visitare Venezia.

Il centro storico di Chioggia sorge su un gruppo di isolette divise da canali collegati da ponti; una piccola Venezia nella sua struttura che richiama però un passato e ad un presente dominati dall’industria ittica.

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La città venne fondata 2000 anni prima di cristo dai Pelasgi, popolo di navigatori originario della Tessaglia, il suo nome deriva da Cluza che significa “costruita artificialmente” a dimostrare il lavoro di queste antiche popolazioni per strappare la città dal mare e renderla sicura ed abitabile.

Chioggia è romantica e invito tutti prima o poi a visitarla. Anche la pianura nasconde i suoi gioielli e questa città è un piccolo gioiello modellato dal lavoro antico e costante dell’uomo. Ci trastulliamo passeggiando tra i suoi canali e osservando i lavori di preparazione per la festa della sera. Attraversiamo i suoi ponti pigramente osservando il mercato del pesce di antica origine e le barche che ondeggiano sull’acqua. E’ ora di ripartire, uscendo dalla città imbocchiamo la Romea.

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Le vie romee erano le strade che i pellegrini percorrevano per raggiungere Roma e anche noi ci sentiamo dei pellegrini che, stremati dal caldo ma affascinati dal paesaggio lagunare che stiamo percorrendo, continuano il proprio viaggio verso la prossima meta: Comacchio.

Il sole si sta immergendo nelle acque della valle quando noi raggiungiamo Comacchio. L’afa e il caldo tolgono il respiro ma i canali che attraversano questo paese e i pochi turisti impegnati a cercare un’osteria per la cena donano al luogo un’aurea che rimanda ad antiche favole o a vecchie storie di pescatori. Siamo nella provincia di Ferrara, nella profonda Romagna con le sue tradizioni, la sua ospitalità e i suoi costumi.

Il suo nome (Cumaculum ) significa “piccola onda”, tredici piccole isole su un territorio salmastro unite da ponti e ponticelli che la rendono unica. Distrutta da Venezia che non sopportava una concorrente così vicina, è sempre rimasta storicamente nelle retrovie dell’evoluzione italica, ma dal punto di vista turistico merita decisamente di essere visitata., se non altro per l’incontro con la specialità che la rende famosa nel mondo: gli allevamenti d’anguille.

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Siamo al termine della giornata e del nostro viaggio. Le Dolomiti, i monti pallidi del Trentino e del Veneto osservano il nostro riscendere verso le acque salmastre e paludose della laguna veneziana prima e ravennate poi. Siamo ad un’ora da casa ma ancora non sazi ci attardiamo lungo i canali di Comacchio dove gli abitanti in attesa del vespro imminente siedono nel bar del centro o in fronte alle piccole abitazioni del borgo. I turisti stranieri seduti nelle locande osservano ammirati la calma ancestrale degli abitanti del Delta del Po.

Noi siamo già lontani, stiamo attraversando gli ultimi chilometri di questa pianura Padana che ci accompagna verso il mare, verso Rimini, la nostra città, ultimo lembo di questa meravigliosa regione senza pari chiamata Emilia – Romagna.

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Informazioni per il viaggio

Ultimo giorno di viaggio tra le cime più famose del mondo: le Dolomiti

Dettagli percorso

Itinerario in pillole: Cortina d’Ampezzo – passo giau – Selva di cadore – passo Duran – Bassano del Grappa – Chioggia – Comacchio – Rimini

Note particolari
Km Percorsi

Le altre tappe del percorso

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