Pennabilli nella quiete del mattino. Pronti a ripartire
Il risveglio a Pennabilli è immerso nella quiete di questo piccolo borgo. Una colazione abbondante prima di partire e un ultimo sguardo alla rocca.
Anziché verso il mare, noi puntiamo invece verso il crinale, verso quel passo di Viamaggio che superato Molino di Bascio e Badia Tedalda, troviamo ad attenderci.
Una trentina di chilometri di curve e tornanti che rappresentano il “bengodi” di tutti quei motociclisti tosco-romagnoli che ogni domenica godono della propria passione su queste curve perfette per far felice l’uomo – centauro.


Dal Passo di Viamaggio si rientra in Romagna
Davanti a noi ecco la Valtiberina, ma invece dei 30 km che ci porterebbero nella Sansepolcro di Piero della Francesca, decidiamo di svoltare a destra per poi giungere, una curva dietro l’altra, a Pratieghi prima e Balze poi.
Mentre la prima nasconde tra gli anfratti del suo territorio le sorgenti del fiume Marecchia, la seconda custodisce nel cuore della foresta che avvolge il Monte Fumaiolo quelle del fiume “sacro ai destini di Roma”.

Le sorgenti del Tevere e la Romagna-Toscana
E’ una discesa di una ventina di minuti quella che – a piedi – scende fino al getto che, sotto lo sguardo vigile dell’Aquila romana, da origine al Tevere. Un luogo che fino al 1923 era in Toscana ma che da allora, fu insieme ad altri 13 comuni tra cui Balze, passò in Romagna, la terra natale di Benito Mussolini.
Siamo infatti nella Romagna “Toscana”, quella parte di territorio che fin dagli ultimi decenni del 1400, con acquisizioni e conquiste militari, fu amministrato da Firenze e che, con un decreto, tornò sotto l’ala della Provincia di Forlì più propriamente romagnola.

Oltre al Passo del Fumaiolo ci aspetta Alfero e, a poca distanza, le cascate dell’Alferello. Ma anche qui, per godere, dello spettacolo di questo luogo immerso della natura, occorre una discretamente lunga scarpinata a piedi.
Non distante è l’immissione sulla SR142 che, ripercorrendo l’antico tracciato portava, prima della realizzazione della moderna E45, da Cesena al Passo dei Mandrioli e da qui in Toscana.
Sarsina tra sacro e profano
Ecco la bella Sarsina, una città antica, di Plauto ma anche del Collare di San Vicinio, che ancor oggi padre Fiorenzo, nella sua funzione di esorcista della basilica, usa per scacciare il demonio. Sono tanti, sembra oltre 70mila, i fedeli che ogni anno arrivano a Sarsina per avere la benedizione dell’imposizione della catena.

Strade romantiche ma non solo
All’altezza di Romagnano, una via secondaria che si dirama sulla destra ci riporterà dalla valle del fiume Savio a quella del Marecchia. Una stradina romantica che si innalza solitaria tra i calanchi fino alle pendici del Monte Perticara e delle miniere di zolfo che nel cuore di questa terra si celano.

E’ una serie di tornanti quella che ora ci proietta a valle, laggiù in basso, ma se vogliamo prolungare il gusto di viaggiare come persi nel territorio anziché percorrere gli ultimi km verso Novafeltria e il traffico della Marecchiese, consigliamo di deviare verso Talamello, uno dei luoghi d’eccellenza dove si produce il formaggio di fossa, tipico di questi luoghi.
Se poi non è questa prelibatezza del gusto a stimolarvi, potrete accontentarvi della visione del crocifisso della Chiesa di San Lorenzo, per fattura e bellezza a lungo tempo attribuito addirittura a Giotto.
Da Pennabilli a San Leo, la bellezza dei borghi della Valmarecchia
All’altezza di Secchiano una strada si dirama sulla destra, dove ci aspetta il ponte che attraversando il Marecchia ci porterà fino a San Leo.
Sono pochi km, ma ben due sarebbero le soste da non perdere. La prima è un luogo irresistibile per qualsiasi motociclista: attraversare il borgo di Piega in p..ga; la seconda, qualche km oltre immerso nel territorio, lo straordinario convento francescano di Sant’Igne, la cui origine è fatta risalire a San Francesco.

San Leo, la più bella
San Leo è uno spettacolo, e non solo per la bellezza della sua Rocca che, nelle eleganti forme di Francesco di Giorgio Martini, domina imperiosa la valle.
Anche il suo borgo, splendidamente conservato attorno alla piazza centrale, è ricco di una storia antica come testimonia l’incanto della pieve preromanica, del duomo, della torre campanaria accanto ai palazzi che furono residenza dei conti del Montefeltro e dei conti Nardini in cui lo stesso San Francesco fu ospite quando ricevette in dono il Monte de La Verna.
La storia di Leo (o Leone) a cui è dedicato il borgo si intreccia poi con quella di Marino, a cui, poco distante è dedicata la Repubblica che si fregia del titolo di “più antica del mondo”.
Entrambi scalpellini nativi della Dalmazia giunsero fin qui nel III secolo per sfuggire alla persecuzione contro i cristiani iniziata dall’imperatore Diocleziano, in questo territorio in cui proseguirono il proprio percorso spirituale che li avrebbe portati, con l’opera di evangelizzazione, a diventare santi.

La Repubblica di San Marino
Ed è proprio là, sulla cresta del Monte Titano che lasciata San Leo ora ci dirigiamo, seguendo tra le diverse possibilità quella maggiormente secondaria.
Dopo esserci gustati le curve e tornanti della veloce discesa verso valle è svoltando verso la SP89 e superarando il torrente Mazzocco che iniziamo la risalita.
Montemaggio, Pieve Corena, Chiesanuova ed eccoci a Fiorentino per salire, attraversata Murata, nel cuore della città di San Marino che merita ben più di una visita fugace.
Lassù, a oltre 700 metri della cresta del monte, passeggiando da una torre all’altra lungo i camminamenti che le collegano, si può godere di un panorama magnifico delimitato solo dal blu del cielo che laggiù in lontananza si appoggia a quello del mare.


Si guida verso la costa adriatica
Per raggiungerlo, non meno suggestivi sono gli ultimi chilometri che percorreremo, anziché sulla veloce consolare a quattro corsie che in breve ci porterebbe a Rimini, sulla via Santa Cristina, la via di crinale così bella e affascinante per essere capace di restituire appieno, anche dopo i tanti km percorsi, il piacere di viaggiare in moto.
E’ l’antica rocca di Verucchio che sfila col suo profilo sulla nostra sinistra mentre la strada si fa largo tra i campi avvicinandoci man mano verso l’azzurro del mare. Ancora un’ultima bellezza, quel Colle di Covignano da cui si domina la città di Rimini che racchiude orgogliosa tante delle bellezze che durante la sua storia bimillenaria in molti le hanno donato e che attendono solo di essere scoperte.