Il delta del Po e il suo Parco
Al di là della Romea che da Rimini arriva a Venezia è il Parco del Delta del Po capace di raccogliere e proteggere ambienti naturalistici di grande bellezza cominciando proprio dal Bosco della Mesola, all’interno della quale di trova anche la riserva naturale capace di conservare la memoria delle antiche foreste che fino all’età moderna ricoprivano la costa adriatica.
Natura ma anche cultura, proprio come quella della cinquecentesca Torre Abate, forse la testimonianza architettonica più evocativa dell’impegno dell’uomo nella difesa idraulica di questo territorio.

Goro, Gorino e l’isola dell’amore
Non occorre poi molto per riprendere l’argine del fiume e giungere così a Goro e, qualche km oltre, Gorino, ultimo insediamento urbano di questo ramo del fiume e della Romagna.
Lo spettacolo del suo porticciolo dove la pesca è professione è bellissimo, specie al rientro delle barche, ed è da qui che durante la bella stagione è possibile imbarcarsi per raggiungere l’isola che, sormontata da un faro, per la sua bellezza è stata chiamata “L’isola dell’amore”. Sulla strada d’argine opposta è possibile avvicinarsi a questa punta estrema, ed è emozionante farlo superando il ponte di barche che oltre a farti attraversare il Grande Fiume, ti proietta in un mondo lontano ed entusiasmante.

L’abbazia di Pomposa
Con un rapido dietrofont in una ventina di km, sfiorando la riserva naturale del Gran Bosco della Mesola accessibile a piedi o in bicicletta, siamo davanti a uno dei capolavori assoluti di questo territorio, quella Abbazia di Pomposa che per lungo tempo fu baluardo ed emblema dell’irriducibile lotta per la bonifica di queste terre.

Fu infatti attorno ai monaci Benedettini dell’Abbazia di Pomposa che, a cavallo dell’anno Mille, presero corpo numerosi interventi di bonifica delle zone paludose circostanti.
L’abbazia nasconde al suo interno affreschi trecenteschi di rara bellezza così come lo splendore di un raffinato pavimento a mosaico. Una ricchezza dovuta al ruolo che questo centro ecclesiale ebbe destinato a un brusco decadimento con la rotta del fiume a Ficarolo che portò al progressivo impaludamento del territorio circostante l’abbazia fino all’abbandono del convento a metà del ‘500 per le condizioni malsane dell’ambiente e all’esaurirsi dei rami meridionali del Volano e del Primaro.
Alla scoperta del ramo del Po di Volano
E’ proprio il ramo del Po di Volano che incontriamo a poca distanza seguendolo fino alla foce dove il suo corso si spegne in mare in un paesaggio marino che fuori dagli eccessi del turismo estivo rimanda a un tempo antico.
Seguiamo la strada che costeggia la costa correndo tra il mare e Valle Bertuzzi una delle aree umide più suggestive del Parco del Delta del Po, scelta come proprio habitat da una folta colonia di fenicotteri rosa.

Comacchio, la piccola Venezia romagnola
E’ poco prima del circuito di Pomposa, l’impianto nato per le minimoto e via via cresciuto nel tempo fino a raggiungere i 1600 metri, che tagliando i campi lungo le poderali secondarie arriviamo a Comacchio caratterizzata, come una piccola Venezia, da ponti e canali che ne disegnano il cuore del centro storico facendo di questo antico insediamento tardo-romanico un luogo unico, ricco di grandi suggestioni e forti sapori.

L’argine Agosta e i traghetti sui canali d’acqua
Acqua di qua, acqua di là, e al centro gli undici km dell’Argine Agosta, che dritta come un fuso taglia le valli. Un’esperienza quasi esoterica, specie se si ha la fortuna di ritrovarsi soli a correre lungo questo nastro asfaltato liscio come biliardo.


Al termine dell’Argine Agosta una stradina ci porta fiancheggiando l’argine sud delle valli davanti al paesino di S. Alberto dove un traghettino, portandoci come un tempo sull’altra sponda, rende maggiormente magico questo viaggio anche perché le acque che superiamo sono quelle che oggi appartengono al fiume Reno che dall’Appenino, sfiorando Bologna, giungono fino a qui.
La fine del nostro viaggio ci porta a Ravenna
Ravenna è a una ventina di km e su questi corsi d’acqua, che garantivano, come racconta Plinio e conferma Strabone, i collegamenti tra il mare e la pianura Padana fino a Torino e Milano, la città che fu per tre volte capitale fece la sua fortuna collegata com’era al corso del Po attraverso la Fossa Augusta, un canale artificiale navigabile realizzato nell’epoca diAugusto lungo parecchi chilometri e ampio sino a sessanta metri.
Ravenna, sede della flotta imperiale, fu così per lungo tempo cerniera tra la navigazione adriatica, quella padana e quella endolagunare che saliva al riparo dalle avversità marine verso il nord verso Venezia e Aquileia. Da qui la sua fortuna e la sua storia che, affascinante com’è, ci permette di conoscerla meglio e ancor più profondamente amarla.