Trent’anni di viaggi, quando l’archivio restituisce delle gioie. Tra Tirolo e Karinzia, viaggio alla scoperta dell’Austria agreste con la Pan European.
Negli anni ’90 la Honda era solita organizzare megaraduni europei dedicati ad un particolare modello di moto. Raduni per fidealizzare clienti e marca che più degli italiani vedevano la partecipazione dei motoraider stranieri. Fu nel 1995 che per conto di In Moto partecipammo all’incontro dedicato alla Pan European 1100 – una moto dedicata al viaggio di cui conserviamo un meraviglioso ricordo – che si teneva in Austria, tra Tirolo e Karinzia. Tre itinerari che dalla base di Kitzbühel partivano, uno al giorno, alla scoperta di un territorio meraviglioso come quello austriaco.
Quel servizio, per tutta una serie di ragioni legati ad una linea editoriale che stava mutando, non fu mai pubblicato, ma è con piacere che, ritrovato in fondo ad un cassetto dell’archivio che stiamo riorganizzando, ve lo vogliamo proporre convinti che nonostante il tempo passato abbia mantenuto intatta la freschezza del racconto e la bellezza delle immagini che ne fanno un contributo d’attualità.
Circondata dai monti, nel cuore del Tirolo sta Kitzbühel. L’essere la più importante stazione austriaca per gli sport invernali non ne ha intaccato il fascino antico, quando, villaggio di montagna sulla via che univa Venezia a Monaco, era a metà del ‘200 un fiorente centro mercantile. La fama di oggi è dovuta alle piste da sci e, tra tutte, alla celeberrima discesa libera mozzafiato che caratterizza il mondiale della specialità. Non è però per lo sci, e neppure per le possibilità che i luoghi offrono anche ad un turista fuori stagione, che siamo qui: Kitzbühel quest’anno è stata la base della IV edizione del Pan-European Rally, organizzato dall’Honda Europa e esclusivamente riservato ai possessori della ST 1100, la potente grand-tourer della Casa nipponica. Una scelta indovinata e fortunata: indovinata perché da qui, come il centro di un cerchio, è facile raggiungere in un sol giorno le maggiori bellezze d’Austria; fortunata perché, oltre alla massiccia partecipazione, il tempo, di questa primavera pazza, è stato benigno.
Nei giorni di festa, neanche si trattasse di un motoraduno, passo Turn, che da Kitzbühel porta alla valle della Salzach, trabocca di comitive di motociclisti: la maggior parte in tranquilla gita di piacere; altri, smanettoni, animosi di misurarsi sugl’ampi tornanti ben asfaltati del passo. Se è a questi ultimi che vi aggregherete, in un lampo sarete a Mittersill da cui si prosegue, seguendo la stretta valle che dritta scorre tra i monti, fino a Zell Am See sull’omonimo lago. E’ da qui che si devia verso Fusch, che deve la propria recente fortuna all’essere base di partenza ideale per le escursione verso il massiccio del Grossglockner, coi suoi 3.797 m. il più alto d’Austria.
E’ un lungo nastro nero d’asfalto, (a pagamento), quello che sale, con una infinita serie di tornanti, ad oltre 2.500 m. d’altezza nel cuore del ghiacciaio. La Hochalpenstrasse, così è chiamata la via, festeggia quest’anno il 60° compleanno, essendo stata ultimata solo nel 1935. Tutt’intorno è biancore, e lo sguardo, immerso nell’aria tersa dell’altitudine, può perdersi tra panorami infiniti, giocando, senza successo, a riconoscere le cime dei monti che nere spuntano dal mare di ghiaccio. La discesa, altrettanto lunga ed emozionante, riporta a panorami più consueti, dove mucche e rustici fienili contrappuntano i morbidi pascoli punteggiati dal giallo, fucsia, blu dei fiori di montagna.
Ogni tanto un piccolo e aggraziato villaggio dal campanile svettante tra le piccole case dalle balconate di legno, Heiligenblut è solo un esempio, interrompe la tranquilla monotonia del paesaggio. E’ Lienz, (da non confondersi con la più celebre Linz, più a nord sul Danubio), ad aspettarci alla fine della lunga discesa, ad un tiro di schioppo dal confine italo-austriaco. Col nome di Aguntum fu il più antico sito romano d’Austria e senz’altro meriterebbe qualcosa di più d’una fugace pausa, giusto per un caffè ( 25 scellini), nella bella piazza centrale prima del ritorno. Questa volta è una galleria, la Felber Tauern, lunga 5 km e rotti ed anch’essa a pagamento, a ricondurci più velocemente verso la valle della Salzach. Ma, anche di fronte alla provocazione di una bella discesa sinuosa ed invitante, è consigliabile un’andatura tranquilla: è così dolce abbandonarsi alle suggestioni di un paesaggio che, quasi per antonomasia, sembra rappresentare l’essenza stessa della pace. Sensazioni che si rafforzano abbandonando la statale per lasciarsi tentare dalla curiosità di conoscere più da vicino i villaggi che di solito solo si sfiorano. In essi si nasconde il fascino discreto e soave della vita tra i monti, gli animali e la natura, dove lo stress quotidiano del nostro vivere in città è cosa sconosciuta.
Ben diverse sono le sensazioni l’indomani, quando un paio di centinaia di ST 1100 si mette in marcia alla volta di Salisburgo. Se normalmente è emozionante viaggiare in moto in gruppo, pensate a quanto lo sia ritrovarsi tra duecento moto tutte uguali, distinguibili, più che per il colore sostanzialmente simile, per le targhe rappresentative di gran parte dei paesi europei. La via fila semplice e dritta correndo per lungo tempo a fianco del fiume Saalach senza particolari occasioni che giustifichino una fermata più lunga di una sigaretta, ma è bello, se non si è assaliti dal demone della fretta, tagliare con la strada i bei campi dal verde intenso fiancheggiati dalle creste dei monti. A pochi km da Lofer, importante centro turistico montano, si può provare l’emozione – chissà perchè attraversare una frontiera rimane cosa emozionante anche in un Europa ormai formalmente unita? – di uno sconfinamento in territorio tedesco, che qui, come una punta di lancia, si protende all’interno dell’Austria.
Adagiata lungo il corso della Salzach, Salisburgo conserva gelosamente il proprio fascino di città d’arte di fama europea. Non a caso, o forse sì, è la città di Mozart, la cui casa natale è segnalata in bella evidenza lungo la Getreide Gasse, la strada più inn, o forse solo la più commerciale, della città vecchia. L’uno ridosso all’altro, in una fusione armonica che rende unico il tutto, si trovano i più importanti monumenti, come la Cattedrale, dalla severa facciata barocca, le più belle piazze, fontane… insomma è qui che pulsa forte il cuore suggestivo della antica Salisburgo, così come, probabilmente, doveva apparire al giovane Wolfang Amedeus Mozart. Dall’alto tutto domina la Hohensalzburg, la poderosa fortezza medioevale che qualcuno considera la più importante dell’intera Europa. Forse è esagerato, o forse soltanto una forzatura del locale ente di promozione turistica; fatto sta che l’antica fortezza, trasformata in splendido palazzo vescovile tra il XV e XVI secolo dalla fantasia dei migliori artisti dell’epoca, emana fortissimo il proprio fascino. I più arditi potranno cimentarsi nella risalita a piedi per raggiungerla; i meno spendere due soldi per il biglietto e usufruire della comoda funivia. Siamo o no in vacanza? Tra le molteplici occasioni che Salisburgo offre, una in particolare va segnalata, ed è il castello, o forse meglio, il palazzo Hellbrunn, situato nella prima periferia a nord della città. Fu fatto erigere nel primo decennio del ‘600 da un vescovo burlone, Marcus Sitticus, probabilmente anche molto, troppo potente, se non doveva temere le ire dei suoi ospiti, sottoposti ad una serie ininterrotta di scherzi d’acqua. Occhio quindi, se mai deciderete di visitare il palazzo (consigliabile, 48 scellini): le guide sono solite a provare sugl’ospiti le invenzioni mattoidi del vescovo.
L’ultimo itinerario proposto è il giusto mix dei primi due giorni di viaggio. La meta, rappresentata dal lago di Hallstatt, offre infatti ottime opportunità sia per godere del viaggiare in motocicletta tra monti e valli, sia per trovare quegli stimoli culturali che arricchiscono un luogo di valori oltrecchè di bellezza. Da Hallstatt prende nome una antica civiltà, che raggiunse il massimo fulgore tra il XII ed il V sec. a.C.. Gli scavi della prima metà del secolo scorso hanno portato alla luce ritrovamenti di grande ricchezza artistica, (ceramiche, spade, monili, ecc.), oggi esposti nel museo della città ed a Vienna. Tanta e tale ricchezza viene fatta risalire allo sfruttamento delle miniere di sale, l'”oro bianco” dell’epoca, tra le più importanti e antiche del mondo. Le miniere possono essere visitate (da aprile ad ottobre, a pagamento) utilizzando la funivia, che dal centro del paese si innalza a mille e rotti metri. Ma anche dabbasso il paese offre scorci di suggestiva bellezza, proteso com’è verso il blu delle acque alpine del lago solcato da imbarcazioni lunghe, agili e sottili. Non è con acqua, però, che i partecipanti hanno festeggiato la fine della manifestazione, ma con birra, e di quella buona, che come un fiume in piena, durante la festa, ha travolto tutti, partecipanti, organizzatori, guardie in costume medioevale comprese.