I 5 Passi della Romagna lungo l’ Appennino romagnolo, un eden per i motociclisti più agguerriti ma anche per i viaggiatori che qui troveranno oltre alla natura, la storia e la cultura che rendono unico e affascinante questo lembo di territorio italiano.
Ai piedi dell’Appennino romagnolo – Forlì
Il nostro viaggio comincia da qui, ai piedi di ciò che rimane di Porta Schiavonia, l’ultima delle porte d’accesso della cinta muraria di Forlì che sorge lungo la via Emilia a non poca distanza dal fiume Montone.

Sarebbe semplice imboccare la SS67 che risalendo il fiume ci porterebbe in breve nel cuore dell’Appennino, ma siamo in viaggio per immergerci appieno nelle bellezze del nostro territorio ed è anche per questo che puntiamo verso Meldola che col suo imponente castello ancora controlla il traffico sulla strada che prosegue verso Galeata.
Un baluardo militare parte di quel complesso di presidi fortilizi messi a difesa del territorio risalenti al medioevo di cui nella zona rimane più di una traccia.
Come a Rocca delle Camminate, ad esempio, verso cui in breve ci dirigiamo iniziando ad affrontare le prime curve che ci portano verso l’alto.
Danneggiato dalla storia e dagli avvenimenti naturali, del castello originale era rimasto ben poco fino a quando, negli anni ’30, fu ricostruito in stile neo-medioevale per essere donato a Mussolini che ne fece, a pochi chilometri dalla Predappio in cui era nato, la propria residenza estiva.
E’ un susseguirsi di tornanti che si contorcono l’un l’altro quello che ora ci porta verso il piano, ventidue strettissimi tornanti teatro storico delle cronoscalate su cui si sono affrontati, oggi come nel passato, gli appassionati delle due ruote.

Predappio, primi passi in Appennino
A soli quattro km ci aspetta Predappio che con lo stile razionalista dei suoi edifici ci rimanda, quasi in un viaggio nel tempo, a un passato lontano di grande fascino.
I gravi dissesti geologici che agli inizi degli anni ‘20 colpirono la Predappio storica, a pochi km di distanza sul monte, “consigliarono” la ricostruzione della nuova città sul piano e fu così che la Predappio odierna fu costruita praticamente ex novo attorno alla frazione di Dovia dove il duce nacque.
Una vera e propria new town, che precorse i tempi e che per questo ancor oggi conserva splendidi esempi di quella che fu chiamata “architettura razionalista”. “La Casa del Fascio”, ad esempio, ma anche gli edifici delle Poste, o la “Caserma dei Carabinieri”, o la “Casa dei sanitari”, o il “Mercato dei viveri”, tutti edifici caratterizzati da quel segno rigoroso che ha contraddistinto quella corrente architettonica sviluppatasi in Italia negli anni Venti e Trenta, le cui testimonianze sono concentrate in gran parte qui in Romagna e a Roma.


Lungo la valle del Rabbi
E’ lungo le dolci curve della SS9ter che giungiamo prima a San Zeno, a metà del passo delle Cento Forche, e poi, dopo meno di trenta km, a Premilcuore, sul Rabbi, dove il fiume nella sua corsa millenaria verso il mare ci regala il fascino di cascate immerse nella natura dai nomi magici come la Cascata della Sega e quella della Seghina o, proprio sotto al Ponte della Giumella, le splendide piscine naturali delle Grotte Urlanti.
Luoghi magici che si susseguono a poca distanza disegnati dalla forza dell’acqua: tre piscine naturali di rara bellezza che, parole del Financial Time, fanno del fiume Rabbi “uno dei luoghi più suggestivi per la balneazione fluviale in Italia”.

Il Passo Valbura e la strada dimenticata
E’ ora di immergerci in un panorama che a causa di una frana è stato per lungo tempo interdetto, quello che ci porterà a Passo Valbura sulla SP 25, riaperta recentemente pur con alcune limitazioni (informarsi presso la Polizia provinciale).
E’ lungo questa stradina che finalmente è tornato possibile passare dalla valle del Rabbi a quella del Bidente giungendo a Bocconi e alla SS67, la strada che ci porterà, una curva dopo l’altra sul principe dei passi appenninici, il Muraglione.

Ma prima di avventurarci in piega verso la sommità che separa la Romagna dalla Toscana, da non perdere è una sosta sotto le arcate in pietra del ponte che sorvola la cascata della Brusia. Uno spettacolo unico come unica è la bellezza di questa struttura che dal ‘700 sorvola le acque del Bidente.
Il Passo del Muraglione
Ora silenzio, solo il rumore del motore può essere protagonista dei prossimi venti km che ci porteranno sulla sommità del passo.
Davanti a noi le curve del Muraglione, uno dei passi cult per i motociclisti di tutta la regione, dove i tornanti dell’ultimo tratto sembrano avvolgersi su sé stessi come e più delle nostre budella impegnate nel seguirne le pieghe.
Il Passo del Muraglione è un passo giovane, un’antica mulattiera divenuta strada solo nel 1836 per volere del Granduca Leopoldo II di Toscana e ha tratto il proprio nome dal muro fatto erigere sulla sommità per permettere ai viandanti di ripararsi dal forte vento di crinale che quassù imperversa costantemente.

Ancora oggi godiamo di quel muro oltreché del bar “da Giovanni” dove siamo premiati dai famosi panini con la finocchiona, l’insaccato tipico toscano preparato con carne di maiale macinata, aromatizzata con semi di finocchio e bagnata con vino rosso, specialità comune a tutti i passi tosco – romagnoli più amati dai motociclisti.
La sosta da “Giovannino” in cima al Muraglione è un must irrinunciabile, un puro godimento fatto di odori, rumori e chiacchiere tra i mille colori di caschi e tute, moto d’ogni tipo e d’ogni età, così come d’ogni tipo e d’ogni età sono oggi i motociclisti che specie nel week end lo affollano al termine della risalita.
Stradine – interrotte – del Monte Falterona
A una manciata di km dal passo una curva sulla sinistra ci riporterebbe attraverso il Passo dei Tre Faggi nuovamente verso Premilcuore per poi, almeno questo è il programma, puntare verso la seconda tappa del nostro viaggio alla scoperta dei 5 Passi della Romagna, il Passo della Calla.
Ma i programmi sono fatti per essere cambiati, specie se la cartina indica una stradina – tratteggiata a dir la verità – che ci porterebbe nel cuore del Falterona.
E’ per questo che proseguiamo fino a San Godenzo per poi risalire verso la località denominata il Castagno di Sant’Andrea e, pochi km dopo, alla fonte del Borbotto.

Da lì sarebbero 5 km o poco più quelli che ci separerebbero dal Passo della Calla se… se la strada che avevamo immaginato fosse transitabile oltre che a piedi con la nostra moto. Peccato, ma i luoghi attraversati meritano assolutamente la deviazione e il sogno cullato la verifica sul campo.
Il Passo dei Tre Faggi e la natura selvaggia della Valbonella
Tornati sui nostri passi ecco ad aspettarci la deviazione, poco prima del Muraglione, verso il Passo dei Tre Faggi. Importantissimo snodo stradale per lo scambio delle merci nel medioevo, il Passo (o Colla) dei Tre Faggi cade in disuso con la nascita del Muraglione ed è proprio per questo che oggi possiamo godere della sua selvaggia bellezza quasi in solitudine.
Immersi tra il verde scendiamo così tra curve e tornanti accompagnati dalla bellissima vista del gruppo montuoso del Falterona mentre sotto di noi, in basso, le acque del Rabbi iniziano la propria discesa verso valle.


A qualche km da Premilcuore è il momento di deviare verso Fiumicello e, proseguendo lungo questa meravigliosa stradina intervalliva, verso Corniolo, una perla nascosta nel cuore dell’Appennino dove ci piace (perché no?) sostare.
Campigna e il Passo della Calla
Riprendendo il cammino e tornati sulla SS310 puntiamo ora verso l’alto, verso Campigna inseguendo uno dopo l’altro tornanti mozzafiato immersi nella meraviglia delle foreste casentinesi.
L’aria si fa più frizzante e i motociclisti più numerosi. Le moto ci sorpassano o, scendendo, ci sfrecciano veloci a fianco, la natura domina con le sue alte montagne e la vegetazione appare impenetrabile.

E’ il Passo della Calla quello che stiamo per attraversare e collega la valle del Bidente con l’Arno svalicando dalla Romagna alla Toscana.
Anche questo è un passo aperto tutto sommato recentemente, negli anni “30 del novecento, ma frequentato come mulattiera per il trasporto del legname dai tempi antichi.
Oggi possiamo godere di un tracciato sinuoso che in 12 km ci porta a Campigna, famosa sia per le vacanze estive che, grazie alle rinomate piste da sci, per quelle invernali. Quassù possiamo godere del fresco dei boschi e dell’aria pura prima di giungere al passo vero e proprio che raggiungiamo dopo una serie impegnativa ed esaltante di tornanti.
Si risalgono gli ultimi contrafforti e poi ci ritroviamo a 1296 metri, al Passo della Calla.

La discesa verso Stia è altrettanto nervosa e adrenalinica della salita, contribuendo a regalare al Passo della Calla la medaglia d’oro per gradimento nella nostra personale classifica tra i passi appenninici.
La Toscana dall’altro lato dell’Appennino
Una volta discesi in terra toscana siamo pronti a riprendere la via per il prossimo passo che ci permetterà di rientrare in Romagna.
Da Pratovecchio infiliamo così la SP72, bellissima, che salendo attraverso numerosi tornanti ci guida verso uno dei posti più belli e spiritualmente appaganti di tutto il l’Appennino: l’eremo di Camaldoli.
L’eremo, immerso nella foresta creata dai monaci che nel tempo hanno piantato migliaia di splendidi e suggestivi abeti bianchi, è uno dei più famosi luoghi di culto della cristianità.
Sorto nel XI secolo, ancora oggi ospita al suo interno frati eremiti che qui vivono in preghiera e contemplazione.
Dopo l’Eremo di Camaldoli il Passo dei fangacci

Riprendiamo la via verso Badia Prataglia attraverso il Passo dei Fangacci (SP124), un tracciato in gran parte sterrato che attraversa la foresta tra gli abeti bianchi che la luce del sole arricchisce di mille sfumature.
La strada battuta sino in prossimità di Badia Prataglia non fa che esaltare il piacere del contatto con la natura e del viaggio. Ma le sorprese non sono finite in questa giornata che sembra non aver mai fine sulla strada che ci porterà verso il Passo dei Mandrioli e ci accompagnerà attraverso la SS71 giù giù sino a Bagno di Romagna.
Il Passo dei Mandrioli – si rientra in Romagna
Un passo di crinale impegnativo e divertente che, seppur da tempo oggetto di lavori di ripristino stradale, rimane amatissimo dai motociclisti per dipanarsi tra gli scenari più affascinanti dove andare in moto.
Tornanti, strette curve e brevi rettilinei impongono da subito molta concentrazione che quasi ti fa perdere di vista la bellezza del paesaggio montuoso e ricco di foreste che ti circonda. Ed è ormai all’imbrunire quando attraversiamo lo spettacolare tratto “delle Scalacce”, un grosso sandwich preistorico formato da fette di marna e d’arenaria sedimentati su un antico fondale marino che, emergendo, ha formato gli Appennini.

Le Balze e le sorgenti del Tevere
Ma le emozioni non sono affatto finite, tutt’altro. E’ seguendo il tracciato della SP137 che ora ci dirigiamo verso Verghereto e proseguendo verso Balze, nel cui interno si nascondono tra le falde del monte le sorgenti del Tevere, il “Fiume sacro ai destini di Roma”.
Siamo in terra di Romagna, ma non da sempre. E’ il 4 marzo 1923 quando sua eccellenza il cavaliere Benito Mussolini con un regio decreto trasferì 12 comuni fino a quel momento storicamente toscani nella nuova provincia di Forlì, spostando così, con un sol tratto amministrativo, le sorgenti del “fiume sacro” sua terra natia, a significare, con la stessa origine, la condivisione degli stessi mistici destini.

Il paesaggio che ci porta fin là è magnifico, reso unico nel tratto di strada prima di Montecoronaro dagli spettacolari calanchi incisi nelle marne di Verghereto, caratterizzati dalle elevate pendenze, creste arrotondate, solchi vallivi approfonditi ma soprattutto dal colore rosso che, specie al tramonto, diventa cangiante.
Dalle sorgenti del Tevere a quelle del Marecchia
Dalle sorgenti del Tevere a quelle di un altro fiume che nasce tra i monti della Zucca poco distante da Balze. Sono le sorgenti del Marecchia, poco prima di Pratieghi, dove giungiamo attraversando anche qui lo spettacolo magnifico delle marne tra cui si nasconde l’inizio del fiume che giungerà, dopo una sessantina abbondante di km, a Rimini.
Noi, all’altezza di Caprile, compiamo però una deviazione verso una delle mete irrinunciabili del nostro viaggio. Ed è così che dopo il Passo del Muraglione, il Passo della Calla, il Passo dei Fangacci, il Passo dei Mandrioli, arriviamo sulla sommità del Passo di Viamaggio che, per affinità personali, rimane e rimarrà sempre la nostra meta preferita tra questi richiami irresistibili per tutti i motociclisti che sono i passi appenninici della Romagna.

Il Passo di Viamaggio
Panino con la finocchiona, tagliere di affettati e formaggi o zuppa di ceci al Bar dell’Alpe sul passo (non da tanto riaperto) o un più classico menù del Sottobosco, alla Svolta del Podere qualche km più abbasso, dove con tanti motociclisti troviamo ristoro ma anche storie di motori che si intrecciano con questi luoghi: “io me lo ricordo bene l’ingegnere che ci mandarono su. Era di bocca buona. Prima di disegnà la strada s’era fermato in tutte le osterie. Brinda qui, brinda de là. Care grazie che la strada ce l’avemo. Anche se piena di curve!”

Ognuna di queste ha preso un nome. Noi ripartiamo da qui, per un viaggio tutto da assaporare, per godere di sapori e di storie, di imprese motociclistiche mirabolanti, di curve e sorpassi. Là in fondo ci aspetta il mare, quella “riga lunga e blu” che, come Tonino Guerra dalla sua Pennabilli, iniziamo a vedere.
I passi attraversati
Passo Valbura (mt.945)
Passo del Muraglione (907 m.)
Passo (Colla) dei Tre Faggi (991 m.)
Passo della Braccina (957 m.)
Passo della Calla (1.296 m.)
Passo dei Fangacci (1.228 m.)
Passo dei Mandrioli (1.173 m.)
Passo di Viamaggio (983 m.)
Itinerario: Forlì 0( km), Meldola (18 km), Predappio (37 km), Premilcuore (63 km), Bocconi 76( km), Passo del Muraglione (97 km), Corniolo (166 km), Passo della Calla (179 km), Pratovecchio (197 km), Eremo di Camaldoli (215 km), Passo dei Fangacci (222 km), Passo dei Mandrioli (231 km), Bagno di Romagna (247 km), Balze (272 km), Passo di Viamaggio (292 km), Badia Tedalda