Appennino in moto – tra Romagna e Toscana verso il Santuario de la Verna. Eccoci guidare attraverso la terra di Romagna, in partenza da Rimini verso uno dei santuari piu’ suggestivi della zona. Qui San francesco pregava e cercava di avvicinarsi a Dio mentre oggi i credenti pregano per lui.
L’Appennino in moto
L’itinerario che oggi vi proponiamo è guidato dal cuore per alcuni e dalla fede per altri. Ci guiderà lungo uno dei passi più antichi e famosi che separano la Romagna dalla Toscana come il passo dei Mandrioli per poi risalire verso uno degli eremi più suggestivi e spirituali di queste zone: il Santuario francescano della Verna, nel cuore delle magiche foreste casentinesi.

In piega verso il passo dei Mandrioli
Da Rimini imboccando la SP13 verso Sogliano sul Rubicone si entra subito dentro la poesia della valle dell’Uso.Qualche km appena dopo Santarcangelo le strade si fanno sinuose e divertenti. Attenti ai ciclisti però, che qui maramaldeggiano in gruppo sulla strada quasi fosse loro proprietà esclusiva.
Da Sogliano, famosa per la produzione del formaggio di fossa, si risale la collina lungo la SP79 in direzione di Bivio Montegelli. Stiamo attraversando uno dei tratti veramente magici dell’entroterra forlivese – cesenate, uno stradone che da Sogliano ci trasporta attraverso una valle resa cangiante dalle tinte radiose del giallo delle distese dei campi di grano.

La bella strada che porta a Sarsina
Immersi tra la poesia del paesaggio in breve – forse troppo – si scende verso il fiume Savio per proseguire lungo la regionale 71 (che per principio preferiamo alla più veloce E45) verso Sarsina (fermarsi almeno per una sbirciatina è quasi d’obbligo) e Bagno di Romagna per entrare nel vivo dell’itinerario che oggi abbiamo programmato.
Subito dopo Bagno ha inizio il Passo dei Mandrioli, itinerario cult per tutti i motociclisti che scorrazzano tra Romagna e Toscana.
La storia del passo dei Mandrioli
Oltre alle sue curve il passo ha una storia particolare e bellissima che oggi noi inseguiremo. Questo tratto sino al 1882 era una mulattiera, infatti, da Bagno di Romagna portava i pellegrini e le merci sino al famosissimo Santuario francescano di La Verna, ancora oggi luogo capace d’affascinare anche i visitatori non credenti che dentro un paesaggio dalla natura selvaggia riescono a trovare quella pace e serenità che sedusse San Francesco.

si attraversa il passo
Da Bagno di Romagna si entra dunque nel vivo dell’itinerario, proprio qui, in bagarre con altri motociclisti ritroviamo l’entusiasmo della guida.
Una piega dopo l’altra si sale verso il passo ascoltando il rombo del nostro Morini Scrambler 1200 che ruggisce mentre scala le marce o spinge di coppia all’uscita della curva, un tornante dopo l’altro, un sorpasso dopo l’altro, un saluto dopo l’altro.
Attraversiamo con crescente stupore la zona delle “scalacce”, un’imponente formazione marmoreo – arenacea, un muro dai colori particolari che si eleva verso la cima del monte formando delle “scale”. La strada prosegue tra curve strette che si alternano a rettilinei seguiti da tornanti.
Roba da far salire l’adrenalina a mille mentre si sale verso la casa cantoniera da dove possiamo ammirare tutta la bellezza di questa valle mentre tiriamo il fiato e ci prepariamo all’ultimo tratto che scende fino a Badia Prataglia.

le Foreste Casentinesi e l’Eremo di Camaldoli
Siamo nel cuore pulsante dell’appennino tosco – romagnolo, un tratto pieno di vita dove motori e biciclette risalgono i costoni delle montagne e i passi, dove i sapori dei borghi che ci circondano arrivano sino a noi attraverso il pane comune sfornato dall’unico forno del paese, o il prosciutto crudo di produzione propria, o i formaggi che qui hanno gusti particolari e buonissimi.
Qui, nascosti dai castagneti e dagli abeti del parco nazionale delle foreste casentinesi i castelletti che formano il paese di Badia Prataglia appaiono e scompaiono introducendoci in uno dei parchi più belli di tutto l’arco alpino tosco – romagnolo.
Questa è la zona dove possiamo sentire più forte che mai la potente forza dello spirito, qui infatti sin da tempi antichi nascono congregazioni e ordini ecclesiastici che trovano la loro ragione di vita nella preghiera ma anche nel rapporto con queste splendide foreste che, insieme alla popolazione locale contribuiranno ad espandere e mantenere.
A pochi chilometri di un sentiero a tratti asfaltato e a tratti no che passa dentro le foreste possiamo incontrare il monastero di Camaldoli che, fra le tante storia di vita in preghiera, racconta anche della perseveranza e del lavoro di monaci intenti a piantare giorno dopo giorno gli abeti bianchi che ancora oggi contribuiscono a donare quella luce alla foresta così particolare, dolce e soffusa.
in moto tra curve e tornanti
Dall’abbazia, rientrando nuovamente verso Badia Prataglia, attraversiamo una di queste aree circondati da abeti millenari e altissimi. Strade sterrate, da percorrere quasi con soggezione, dove ogni rumore è ovattato e il silenzio regna. Sono percorsi magici e antichi, percorsi che hanno visto passare un’umanità variegata, forgiata da epoche diverse, e noi siamo solo gli ultimi di un lungo racconto di favole e leggende.
Da Badia Prataglia si svolta verso Corezzo per proseguire lungo quella sorta di “cammino della fede” che collega oggi come in tempi passati il monastero di Camaldoli al Santuario de La Verna.
Lungo le antiche mulattiere
Corezzo, Rimbocchi, La Beccia, un percorso ancora un secolo fa chiuso e percorribile solo a piedi lungo mulattiere appena tracciate. Un paesaggio dalla forte sacralità che indusse monaci viandanti a fermarsi e ha costruire le loro chiese.
Qui i turisti moderni possono trovare pace ma anche visitare sagre e partecipare a eventi per allietare le loro giornate come quella del tortello alla piastra che si svolge ogni anno a Corezzo.

il santuario de La Verna
Siamo ormai giunti al Santuario francescano della Verna che si manifesta quasi imperioso dopo l’ultimo strappo necessario per arrivare in cima alla rupe su cui sorge.
Non importa che tu sia laico, ateo o religioso, qui a La Verna lo spirito e l’anima di San Francesco sono presenti e ti avvolgono dentro il suo mantello fatto di estasi e misticismo. Anche l’ambiente che ti circonda contribuisce alla suggestione e il popolo dei fedeli che qui si affolla a pregare contribuisce a creare il pathos che tutto avvolge.

La storia del santuario
Il Santuario nasce dall’amore. Dall’amore di un uomo verso l’umanità: San Francesco d’Assisi il santo più amato al mondo e che proprio grazie al suo amore per il prossimo riceve in dono dal conte di Chiusi Orlando Catani un appezzamento di terra sul monte “della Vernia”.
Siamo nel 1213 e ancora oggi l’amore e il carisma di quest’uomo rivoluzionario del pensiero e dell’anima aleggia tra queste mura frequentate ogni anno da migliaia di credenti e turisti che qui rimangono perplessi o adoranti di fronte alla grotta buia, fredda e disadorna che ospitava il Santo quando dimorava in questa zona (www.laverna.it).
Mescolati tra la folla di fedeli è facile abbandonarsi di fronte alle splendide opere d’arte che nel tempo hanno riempito e illuminato di bellezza le mura delle varie zone che compongono il santuario, quasi abbagliati dai colori cangianti e lucenti dei bassorilievi dei fratelli Della Robbia e davanti ad alcuni crocifissi del ‘300 e ‘400. Una visita che si protrae tra varie parti del complesso tra le quali il museo e la cappella delle stimmate. Uscendo abbandoniamo la rupe con un senso di benessere, non serve essere credenti per respirare la serenità di questi luoghi.

In moto verso San Leo
La discesa ci riporta sulla SP208, di nuovo allegramente in piega verso il valico dello Spino, un passo veramente spettacolare dove curve strette si alternano a brevi rettilinei.
Qui ogni anno, verso la tarda primavera, si tiene una cronoscalata ( http://www.prospino.com/ ) che da Pieve di Santo Stefano sale sino a al passo e che viene disputata, con alterne vicende e cambi di tracciato, dal 1965. Una discesa veramente divertente che specie se affrontata in compagnia di altri colleghi sanguigni e competitivi, come sempre.
Da Pieve Santo Stefano, bagnata dal Tevere che nasce poco più a nord, tutto d’un fiato sino ad Arsicci. Evitiamo – a malincuore – il passo di Viamaggio per una toccatina a Pratieghi e alle sue colline marmose tra cui si nascondono le sorgenti del Marecchia, e poi dritti sino a Balze.

Siamo ormai verso la fine di giornata intensa d’emozioni e già si intravvedono i profili della valle del Marecchia che si allunga sino a Rimini. Proseguendo lungo la SP67 attraversiamo le Balze, poi Casteldelci bellissima tra i monti, ecco Ponte Messa e poi lo splendido tramonto con vista su uno dei borghi più belli d’Italia: San Leo.
E’ la magia della Valmarecchia ci accoglie con un abbraccio dolce e materno. E ogni volta che riprendiamo il fiume che lentamente si allunga verso il mare sentiamo dentro di noi odore di casa e il rinnovarsi dell’amore verso la nostra terra.